Il crimine guida la Storia
da CONFLITTI E STRATEGIE (Gianfranco La Grassa)

“I crimini collettivi non impegnano nessuno.” Napoleone Bonaparte
Uccisioni e genocidi non hanno mai commosso Stati e governi. Soprattutto quando sono loro a commetterli, c’è sempre una giustificazione alla loro condotta. Questo è il motore della storia, e vorrei ricordare ancora una volta la frase di Cioran, caustica ma realistica: “L’ora del crimine non suona nello stesso momento per tutti i popoli. Così si spiega il permanere della storia.”
Questa legge ferrea del processo storico la vediamo all’opera in ogni epoca e a qualsiasi latitudine e longitudine geografica. Il potere americano ha giustificato qualsiasi nefandezza aggressiva addossando ai suoi nemici i peggiori crimini, laddove ne commetteva di egualmente atroci, se non superiori. Qualsiasi mattanza in giro per il pianeta veniva e viene giustificata con argomenti da superiorità etnocentrica, ammantati da valori universali che tali non sono.
Gli americani sono stati gli unici a sganciare due bombe atomiche, uccidendo all’istante migliaia di persone e altrettante per gli effetti negli anni. Ma, poiché loro hanno fatto la storia da vincitori e ne controllano la narrazione, non subiscono la damnatio memoriae toccata ad altri.
Oggi si accusano i russi di uccidere e aggredire gli ucraini, che sono diventati pedina di un conflitto tra Occidente e Oriente loro malgrado, e per le responsabilità delle loro classi dirigenti. Ai russi si addossano le peggiori colpe morali; agli americani, che di questo tipo di conflitti ne conducono da decenni nel mondo, non si fanno i processi, né morali né internazionali. Anzi, si fa a gara, tra i loro alleati, a voltarsi dall’altra parte, a rimuovere colpe e delitti e addirittura a giustificarne l’azione: “guerra umanitaria”, “esportazione della democrazia”, ecc.
Parimenti con Israele, che sta sterminando i palestinesi con le armi di tutto l’Occidente e il suo giustificazionismo. Eppure Tel Aviv ha meno ragioni della Russia e si comporta decisamente in maniera molto più criminale. Ma questo non fa cambiare idea ai suoi sostenitori.
Ecco il motore della storia e dei prossimi odi, che alimenteranno futuri genocidi e creeranno nuovi pretesti. Non basta più la Shoah a dare a Israele quell’immunità e ora impunità, di cui ha goduto per un troppo lungo periodo storico. Sia perché la Shoah non è il più grande dramma dell’umanità in assoluto (ce ne sono altri di più gravi, e questo non consente il monopolio della memoria), sia perché si sta rendendo protagonista di uguali delitti che non solo si contano, ma anche si pesano, sia perché l’umanità ha ancora davanti a sé cose molto peggiori.
Infine, oggi Israele gode dell’appoggio di chi i campi di concentramento li ha usati contro il suo popolo in un altro momento della storia. Perché questo è un altro punto decisivo, le generazioni successive non possono essere responsabili di quello che è stato commesso da quelle precedenti, ma non possono nemmeno sgravarsi delle colpe storiche.
Lo sterminio degli ebrei non fu opera di marziani provenienti dal pianeta nazionalsocialista, questi erano innanzitutto tedeschi. Così come i delitti dei fascisti, nulla in confronto, a dir la verità, non furono commessi da un popolo in camicia nera ormai scomparso, ma da italiani. E noi continuiamo a essere tali. E vale per tutti, ovviamente, anche perché oggi stiamo reiterando esattamente gli stessi delitti, mutatis mutandis, con le stesse ragioni e gli stessi torti.
Quando sento qualche imbecille, che pure si fregia del titolo di intellettuale o di politico capace, parlare con sprezzo di mentalità novecentesca o ottocentesca, come se noi oggi fossimo avanti o migliori, gli sputerei in un occhio. La storia non va avanti, la storia cambia, ma spesso ritornando sempre ai medesimi odi, rancori, storture, ma anche eroismi e successi. Chi ci ha preceduto non era “indietro” rispetto a noi; la nostra mentalità contemporanea non è “superiore” alla loro e non sta “davanti” alla loro. Affrontiamo semplicemente problemi simili in forme diverse, con altre convinzioni. Ma scommetto che rifaremo esattamente gli stessi errori, come già stiamo facendo, perché i processi storici sono soverchianti rispetto alle volontà individuali o alle idee che ci siamo fatti del nostro tempo.
Come diceva Marx: “Come non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente fra le forze produttive della società e i rapporti di produzione [ora sappiamo che non si tratta solo di contraddizioni solo materiali o produttive perché al contrario di Marx riconosciamo materialità anche alle sovrastrutture che è errato definire tali].” Un uomo rinascimentale, se potesse tornare in vita e giudicarci, potrebbe prenderci per coglioni, altro che stare davanti a lui, e considerare tutte le nostre formalità e diritti una complessa ipocrisia sociale.
Qui nessuno sta davanti a nessuno e le mentalità non scorrono su una linea retta, dritte verso il progresso o il miglioramento. Sta di fatto che i delitti che hanno commesso i tedeschi, i francesi, gli inglesi, gli italiani, i russi ecc. ecc., non possono essere semplicemente addossati agli uomini morti. Gli americani non se la possono cavare scaricando su Truman, i tedeschi su Hitler, gli italiani su Mussolini, i russi su Stalin. Il passato inciderà sempre sul presente e sul futuro, anche se tutti siamo portati ad assolverci. Non siamo nati ieri ma siamo il prodotto di ciò che abbiamo trovato già pronto e al quale non possiamo sottrarci.
Non si può liquidare il fascismo pensando che i fascisti fossero extraterritoriali di cui ci siamo liberati o di cui qualcuno ci ha liberato. Erano e restano italiani, di cui porteremo il peso e le conseguenze sulla nostra storia come italiani. Vale per tutti.
Ovviamente questo non potrà irretirci, ed è per questo che continueremo, almeno spero, a fare ancora grandi cose e a commettere grandi delitti, che si trascineranno per altre generazioni (In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù). Ma badate, i delitti dei nazisti furono tedeschi, quelli dei fascisti furono italiani, quelli di Netanyahu e soci sono israeliani, e quelli dei democratici o repubblicani sono delitti americani.
Qui invece continuano tutti a presentarsi come angioletti, come se nazisti, fascisti, comunisti o liberali fossero civiltà venute da un altro pianeta, che non ci riguardano tutti. Ma la Storia, nel bene e nel male, non tiene conto delle nostre cazzate.
Foto: Charles Langlois, La battaglia di Smolensk (campagna di Russia, 17 agosto 1812); 1839, olio su tela, 184 cm x 259 cm, Reggia di Versailles
FONTE: http://www.conflittiestrategie.it/il-crimine-guida-la-storia





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