Il Regno Unito di Starmer riconoscerà (forse) lo Stato di Palestina e altre notizie interessanti
di LIMES (Mirko Mussetti)
PALESTINA
Il primo ministro Keir Starmer ha annunciato che, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre, il Regno Unito riconoscerà lo Stato di Palestina, salvo che Israele non adotti misure concrete per porre fine alla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. Le condizioni di Downing Street per evitare il riconoscimento londinese della nuova entità statale comprendono un cessate-il-fuoco duraturo e il flusso garantito nell’exclave palestinese degli aiuti umanitari dell’Onu. La dichiarazione di Starmer echeggia le iniziative francesi e segna un’inversione a U nella politica estera britannica. Il ministero degli Esteri dello Stato ebraico ha commentato in modo sprezzante la decisione del leader laburista, già avvocato difensore specializzato in diritti umani: “È una ricompensa per Hamas”. La mossa di Starmer è forte ma puramente simbolica: uno Stato non può sussistere senza frontiere precise, riconoscibili e cartografabili. A meno che la nazione ideatrice del fu infausto accordo segreto Sykes-Picot (1916) non intenda presentare formalmente una proposta di nuovi confini al Palazzo di Vetro sul finir dell’estate.
Per approfondire: Salvare i salvabili

GERMANIA IN ARMI
Il governo di Friedrich Merz si appresta a commissionare una serie di acquisti di armamenti per potenziare le Forze armate della Germania. La Bundeswehr sarà dotata di 20 nuovi caccia multiruolo Eurofighter Typhoon (4-5 miliardi di euro), circa 3 mila veicoli corrazzati 8×8 Boxer (10 miliardi) e 3.500 blindati per la fanteria motorizzata 6×6 Patria Pasi (7 miliardi). Il cancelliere non ha mai fatto mistero di voler trasformare l’Esercito tedesco nella forza convenzionale più grande d’Europa – a eccezione della rivale Russia – riducendo drasticamente la dipendenza dagli Stati Uniti per quanto riguarda le forniture belliche e le garanzie di sicurezza. Le consegne dei lotti si estenderanno su un arco di dieci anni. È previsto anche l’acquisto dei sistemi di difesa aerea a corto raggio Iris-T e Skyranger per fronteggiare la minaccia di droni kamikaze (munizioni circuitanti) nemici. Berlino punta a raggiungere l’obiettivo del 3,5% del pil in spese militari entro il 2029, portandole a circa 83 miliardi di euro già nel 2026 (20 miliardi in più rispetto al 2025).
Per approfondire: Caro Merz, ora o mai più
TSUNAMI NEL PACIFICO
Un terremoto di magnitudo 8,8 della scala Richter ha colpito la penisola della Kamchatka nell’Estremo Oriente russo, generando uno tsunami con onde alte fino a cinque metri. Federazione Russa, Giappone e Stati Uniti hanno immediatamente ordinato l’evacuazione di vaste aree. In particolare, Washington ha applicato misure preventive nello Stato insulare delle Hawaii (tutti i voli cancellati) e nell’area litoranea della West Cost (costa occidentale). Si tratta del sisma più forte registrato nella regione dal 1952. Sul lungo lembo di terra adagiato sulla fossa delle Curili sono stati segnalati feriti e danni a edifici. Il porto di Severo-Kuril’sk nell’oblast’ di Sakhalin è stato parzialmente allagato e diverse imbarcazioni spazzate via. In Giappone, dove l’onda più alta ha raggiunto 1,3 metri, sono state evacuate decine di migliaia di persone, ma non si registrano gravi danni o anomalie nelle centrali nucleari. Il disastro di Fukushima Dai-ichi del 2011 innescato da un maremoto ha contribuito ad accrescere la prontezza del sistema di protezione civile nipponico. La massima allerta riguarda gran parte dei paesi rivieraschi dell’Oceano Pacifico, dall’Alaska a Taiwan, dal Cile alle Isole Salomone.
Limes vintage: Anatomia di uno tsunami






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