La follia maniacale di Bruxelles
di FERDINANDO PASTORE (Pagina FB)

Mentre la guerra bussa sempre più forte alle nostre orecchie, i cartai posti al vertice delle istituzioni europee enfatizzano la retorica scientifica del conflitto, ormai chiamato percorso ineluttabile. Un po’ come lo fu l’austerità. Non agiscono per proclami in adunate oceaniche da qualche balcone del centro storico, relazionano, tra un coffee break e l’altro, col tono accorto e contrito tipico dei manager quando rendicontano il consiglio d’amministrazione. Al loro cospetto mummie travestite da parlamentari, da giornalisti, da camerieri dello storytelling, ascoltano inespressive annuendo, come se avessero rinunciato a un volto, a una ruga d’espressione, all’uso ragionato dell’intelligenza.
Tra i corridoi disinfettati e impersonali dell’Unione Europea, dove le grandi vetrate stanno lì a rammentare la trasparenza gelida e indifferente della società di mercato, si procede per riflessi condizionati, per autismo istituzionale dato dall’ossessione per gli standard di riferimento che disciplinano la decisione politica. In quei luoghi si difende, con ordinata ostinazione, la propria tecnostruttura e il suo modello ideologico, presentato come verità oggettiva. Un impianto filosofico che, col tempo, è divenuto linguaggio, modo di essere, mentalità conviviale. I tecnocrati li dobbiamo immaginare ridere, chiacchierare, pensare con quella determinata propensione comportamentale che allude sempre all’efficientismo prestazionale, alla desolazione emotiva condensata in una spending review, all’asprezza comunicativa di un patto di stabilità.
Ciò che avviene nelle sette, nei circoli troppo ristretti, nei clan familistici impermeabili alla conoscenza dell’estraneo, viene riprodotto nei club, nei think tank, negli organi della governance frequentati esclusivamente da adepti del sistema finanziario e dell’ortodossia capitalista. Parlandosi sempre addosso, per questa nuova aristocrazia ereditaria, la realtà assume forme distorsive e il proprio immarcescibile convincimento ideologico diventa il faro indiscusso di ogni argomentazione. Si configura un chiaro segnale di sociopatia clinica. Malattia da sorvegliare in strutture specializzate e non al vertice della Commissione europea.
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