L’astensione politica
di FERDINANDO PASTORE (Pagina FB)
A ogni tornata elettorale emerge, sempre con maggior forza, il problema della credibilità politica dell’intero sistema istituzionale nato dopo la dissoluzione della prima repubblica ed educatosi sotto il modello disciplinare del vincolo esterno. Questo impianto di potere è prosperato seguendo alcune direttive inappellabili, sottratte alla dialettica partitica perché sostanzialmente costituzionalizzate.
Lo Stato e le sue appendici territoriali, come gli enti locali, devono formare spazi di mercato, individuare quei beni pubblici da immettere nel circuito del valore e, contemporaneamente, stringere i conti pubblici proprio per permettere agli investitori privati di cannibalizzare i rapporti sociali.
Questo sistema è oramai cristallizzato nella forma del multilivello. Al piano superiore ci sono i vincoli posti dalle strutture sovranazionali che impongono le norme generali e astratte in funzione della giustizia di mercato. Al piano inferiore ci sono gli enti locali che rendono operativi quei principi attraverso la dismissione progressiva della funzione pubblica.
In Italia, le Regioni rappresentano il punto massimo di disintermediazione politica. Sono enti che costitutivamente non possono che fondare reti clanistiche tra istituzioni e comparti privati che occupano militarmente qualsiasi spazio sociale. Motivo per cui i Presidenti di Regione, una volta plasmato il territorio con le loro truppe, diventano personaggi regali, dei dogi impermeabili alle miserie della quotidianità umana. E che possono fare e disfare la giurisdizione di appartenenza a loro piacimento.
Questa architettura politica non viene più contestata attraverso il voto perché ritenuto ininfluente. La gestione delle Regioni da parte degli schieramenti, artificialmente contrapposti, è pressoché indistinguibile. Percorre il medesimo binario. Soprattutto le Regioni hanno costruito una nuova feudalizzazione, dei nuovi rapporti di vassallaggio tra la cerchia nobiliare che siede accanto al padrone del castello e il resto del volgo, che, comprensibilmente, non riempie le urne e resta fuori dalle mura.
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