Putin cala il tris d’assi: Kupyansk, Pokrovsk e Volchansk liberate prima dei colloqui con gli USA
di L’ANTIDIPLOMATICO(Clara Statello)
“Krasnoarmeysk era un potente distretto fortificato delle Forze Armate ucraine, mentre oggi è completamente nelle mani dell’esercito russo. Rappresenta un ottimo trampolino per il raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’Operazione Militare Speciale: da lì è comodo avanzare nelle direzioni più promettenti”.
Così il presidente russo Vladimir Putin ha commentato oggi al forum “Russia Chiama” la conquista di Pokrovsk, invitando i giornalisti stranieri, compresi quelli ucraini, a visitare la città e vedere tutto con i loro stessi occhi.
L’annuncio della liberazione di Pokrovsk/Krasnoarmeysk e Volchansk è stato un vero e proprio colpo di scena, nonostante fosse una comunicazione che analisti e osservatori l’attendevano da un momento all’altro. Le città, infatti, erano praticamente conquistate. Per l’ufficializzazione, mancava soltanto il completamento delle operazioni di bonifica, ovvero l’eliminazione della residua presenza delle truppe ucraine.
A spiazzare sono state le modalità con cui la notizia è stata data, ovvero l’assenza stessa dell’ annuncio ufficiale della vittoria che apre la strada alla fase finale della conquista del Donbass e all’offensiva nella regione di Charkov (probabilmente per la creazione di una zona cuscinetto lungo la frontiera con l’Ucraina).
Nella serata di lunedì primo dicembre, cioè alla vigilia della missione degli inviati di Trump al Cremlino, il canale Telegram del giornalista russo Vladimir Solovyov ha riferito della visita di Putin in uno dei centri di comando del Raggruppamento Unito delle Forze, durante la quale “ha ricevuto rapporti sulla liberazione di Krasnoarmeysk e Volchansk”.
La partita diplomatica
Si può notare una metodica simmetria. Nella giornata campale del 20 novembre, quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky riceveva il piano in 28 punti per la pace segretario dell’esercito USA Dan Driscoll e un nuovo fascicolo NABU faceva tremare Bankova, le tv russe mostravano Putin in uniforme mentre era in visita in uno dei posti di comando del raggruppamento Zapad.
Un’occasione per calare un carico di assi sul tavolo delle trattative: la liberazione della città chiave di Kupiansk, nella regione di Charkov, annunciata del tutto inaspettatamente dal capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Russe, Valery Gerasimov.
Allo stesso modo, poche ore prima dei colloqui di pace con Steve Witkoff e Jared Kushner, Vladimir Putin ha indossato l’uniforme miliare per riunirsi con Gerasimov e i comandanti delle formazioni impegnate al fronte.
Allo stesso modo, non è stato il ministero della Difesa ad annunciare la liberazione delle due città roccaforti di Volchansk e Pokrovsk, ma sono stati i militari a riferire al comandante supremo delle Forze Armate russe, Putin.
Che sulle mappe le città risultino effettivamente o meno sotto controllo russo, a livello diplomatico conta davvero poco. Il messaggio che Mosca manda ai propri interlocutori è chiaro: siamo disposti ad accettare il vostro ramoscello d’ulivo, ma siamo pronti a combattere per raggiungere gli obiettivi strategici dell’Operazione Militare Speciale.
L’effetto sorpresa enfatizza la posizione di forza e la determinazione strategica con cui Mosca affronterà il percorso negoziale.
I test del Burevestnik, Poseidon, gli annunci sugli Oreshnik e Sarmat, sono stati la dimostrazione del livello di prontezza alla guerra totale della Federazione Russa, una dimostrazione che ha letteralmente provocato l’isteria di Donald Trump.
La Battaglia per Volchansk
I combattimenti per la riconquista di Volchansk, sono durati 570 giorni. La città al confine con la Russia, era stata riconquistata dagli ucraini durante la fulminea controffensiva autunnale, il 12 settembre 2022.
La notte del 10 maggio 2024 la città fu attaccata con artiglieria, razzi e bombardamenti aerei, seguiti la mattina da un assalto su più fronti. Alla battaglia hanno preso parte le unità del 82° Reggimento di Fanteria Meccanizzata della 69° Divisione di Fanteria Meccanizzata, del 1009° Reggimento di Fanteria Meccanizzata della 68° Divisione di Fanteria Meccanizzata della 6° Armata Combinata, e della 128° Brigata di Fanteria Meccanizzata del 44° Corpo d’Armata del raggruppamento “Nord”.
Per difendere la città, Kiev ha schierato unità di oltre 20 brigate e reggimenti:
Forze Speciali e Assalto: 1° Brigata Forze Speciali, 71° Brigata Assalto Separata, 82° Brigata Assalto Aereo Separata;
Fanteria Marina: 36° Brigata Marina Separata;
Meccanizzate: 42°, 53°, 61°, 154° Brigate Meccanizzate Separate;
Fanteria Motorizzata: 57°, 58°, 143° Brigate Fanteria Motorizzata Separate;
Guardia Nazionale: 1° Brigata Preobrazhenskyi, Brigata Assalto Montagna “Lut”, 5°, 17° Brigate Guardia Nazionale Separate;
Difesa Territoriale: 107°, 113°, 115°, 120°, 122°, 127° Brigate Difesa Territoriale Separate;
Un totale di 33 battaglioni, rinforzati con oltre 90 carri armati, più di 320 veicoli corazzati, 37 lanciamissili a razzi multipli, e 220 sistemi di artiglieria e mortai, con almeno 50.000 personale, tra cui i più motivati: 36° Brigata Marina Separata, 71° Brigata Assalto Separata, Brigata Assalto Montagna “Lut” della Guardia Nazionale, e 82° Brigata Assalto Aereo Separata.
Questi dati sono riportati sul canale del gruppo Nord.
“Il nemico ha subito perdite significative: oltre 23.000 uomini, di cui almeno 8.000 uccisi. In oltre 18 mesi di combattimenti, le AFU hanno perso il 46% del personale del gruppo. Le perdite giornaliere ammontavano a più di 40 tra uccisi e feriti”.
La battaglia è stata feroce e complicata perché la città era stata trasformata in una vera e propria roccaforte delle forze armate ucraine.
“Il regime di Kiev ha trasformato la città in una importante fortificazione con un’estesa rete di comunicazioni sotterranee e una potente linea difensiva lungo il fiume Volchia. Il nemico ha utilizzato grandi stabilimenti industriali della città, come l’Impianto Aggregati di Volchansk e l’Elevatore, per la difesa”.
L’area totale conquistata è di circa 70 km quadrati. Volchansk è un importante insediamento nella Regione di Kharkiv, con circa 17.000 abitanti all’inizio del 2023. Adesso la città semplicemente non esiste più, è stata completamente rasa al suolo.
La Battaglia per Krasnoarmeysk
Importante cittadina centro dell’omonimo distretto, strategica in quanto snodo logistico, Pokrosvks fino al 2016 portava il nome di Krasnoarmeysk, letteralmente “Armata Rossa”, poi modificato nell’ambito del processo di decomunistizzazione e derussificazione, implementanto dopo l’Euromaidan.
A Est, la città gemella di Dimitrov fino al 2016, poi ucrainizzata come Myrnograd. Attualmente sotto accerchiamento totale.
Prima della guerra Pokrovsk aveva oltre 60mila abitanti, Myrnograd oltre 46mila. Nel 2025 erano rimaste poche migliaia di persone, i fedelissimi che attendono il Rusky Mir o gli anziani. Tutti gli altri fuggiti o evacuati, anche a forza.
È difficile stabilire quando sia iniziata l’offensiva su Pokrovsk. Fonti filo-ucraine riportano fine febbraio 2024, ovvero subito dopo la caduta di Avdeevka. Più correttamente si potrebbe datare il 18-19 luglio dello stesso anno, con la conquista del villaggio di Progress, che Putin definì come la “base per la liberazione di un importante nodo logistico ucraino”.
L’assalto vero e proprio in direzione Pokrovks iniziò a fine agosto dello stesso anno, quando le truppe russe accelerano il ritmo dell’avanzata, approfittando dell’indebolimento delle difese ucraine in Donbass, dopo che l’offensiva ucraina nel Kursk perse lo slancio iniziale.
Nonostante la stampa internazionale desse la città per spacciata, prevedendo la caduta di Pokrovsk entro la metà di ottobre 2024, non ci fu nessun assalto diretto. Le truppe di Mosca preferirono aggirare le difese al tritacarne. Così, una volta conquistate Novogrodovka e Krasny Yar, anziché avanzare hanno aumentato lo slancio a sud ovest su Selidovo e Vishnevo in direzione Schevchenko e poi, in primavera, su Malynovka da nord est in direzione Novoeconomichke, in una larga e lenta manovra di accerchiamento.
Il cerchio si è chiuso in autunno. Secondo le fonti russe, i primi militari sono entrati in città da sud ovest all’inizio di ottobre. Il 18 ottobre l’analista di Bild Julian Roepke mostrava le immagini che confermavano la presenza dei russi in città e la cattura di militari ucraini. Due giorni dopo, il 20 ottobre affermava che la battaglia era entrata nella sua fase finale.
Le fonti ufficiali ucraine hanno sempre smentito e sostengono che i primi soldati russi siano entrati in città i primi giorni di novembre, cioè nello stesso periodo in cui il GUR, l’intelligence militare ucraina, aveva inviato un elicottero americano con rinforzi (probabilmente con una missione di evacuazione), tutti individuati e finiti dai droni d’attacco russi.
La battaglia, dunque, è durata oltre 570 giorni, l’assalto vero e proprio un paio di mesi. Più i soldati russi si spingevano dentro Pokrovks, assorbendola lentamente, più Myrnograd veniva chiusa in un calderone. Attualmente, in base alle stime date ieri dalle autorità russe, circa 2000 ucraini sono praticamente in trappola.
La situazione sul campo di battaglia
I successi a Pokrovks/Krasnoarmeysk garantiranno alle forze russe una soluzione progressiva di tutte le missioni assegnate all’inizio dell’operazione speciale, ha detto Putin ieri durante il vertice, specificando che I militari russi saranno riforniti di tutto ciò di cui hanno bisogno per condurre le operazioni militari nel prossimo inverno.
Le autorità militari di Mosca hanno dichiarato che iniziativa è nelle mani russe, ai combattenti del gruppo Nord è stata assegnata la missione di creare una zona cuscinetto lungo la frontiera con l’Ucraina. Le truppe russe continuano combattono nelle città di Seversk, Kostantyanovka, Drobyshevo e Yarovoy e hanno iniziato le operazioni per la conquista di Guliapolie.
Inoltre questa mattina è stata annunciata la liberazione di Dobropilie e Zelenij Hay, nella regione di Zaporozje. Un monito per l’Occidente che continua a voler entrare nei negoziati da una posizione di forza che non ha.





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