La decisione improvvida dell’Unione Europea di bloccare indefinitamente le riserve del Banco Centrale russo custodite in Europa, fino al termine della guerra in Ucraina e legare il blocco a un risarcimento dei danni, ha scatenato la reazione infuocata del Cremlino. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha definito “un furto puro e semplice” la mossa comunitaria, annunciando una risposta imminente. “Tali delitti non restano senza conseguenze nelle relazioni internazionali“, ha avvertito in un messaggio su Telegram.
Le parole di Zakharova rispondono direttamente alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che aveva accolto “con soddisfazione” la misura, presentata con enfasi come un “segnale forte” a Mosca: “Finché continuerà questa brutale guerra di aggressione, i costi per la Russia continueranno ad aumentare“. Un’affermazione che la diplomatica russa ha ironicamente ribaltato, chiedendosi quali segnali stia inviando von der Leyen ai cittadini europei, “che si confrontano con un aumento costante dei costi“, e perché li stia “punendo“. Già nei giorni scorsi, Zakharova aveva bollato i leader UE come “truffatori“.
Lo scontro giuridico e politico si fa sempre più aspro. L’UE ha fatto un passo ulteriore, trasformando il congelamento temporaneo in un blocco a tempo indeterminato. Il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, ha affermato che l’obiettivo sarebbe quello di garantire che la Russia paghi per i danni causati in Ucraina. Il passo successivo, ha annunciato, sarà assicurare il supporto finanziario al regime neonazista di Kiev per il periodo 2026-2027, esplorando proprio l’uso di questi fondi.
È qui che Bruxelles però gioca d’azzardo: la proposta di un “prestito di riparazione” per l’Ucraina, fino a 140 miliardi di euro, garantito proprio dagli asset russi congelati. Una manovra che però mostra già crepe nella coesione europea. Il Belgio, dove risiede una parte significativa di queste risorse, ha espresso forti riserve, temendo azioni legali di ritorsione da parte di Mosca.
La risposta russa non si è fatta attendere: Zakharova ha sottolineato che qualsiasi azione su questi asset senza il consenso di Mosca costituisce “una grave violazione del diritto internazionale“, indipendentemente dai “trucchi pseudolegali” usati per giustificarla. La portavoce ha inoltre colto l’occasione per mettere in luce le divisioni europee, evidenziando come “rappresentanti di diversi Stati membri abbiano dichiarato apertamente il loro rifiuto categorico” al piano della Commissione, sostenuto secondo Mosca solo dalle “capitali aggressivamente russofobe” dell’UE.
La posta in gioco è enorme. Da febbraio 2022, i paesi occidentali mantengono congelati oltre 300 miliardi di dollari di asset russi. Mosca ha ripetutamente denunciato l’illecito e minacciato contromisure. Alla fine di novembre, il presidente Vladimir Putin aveva già annunciato che il suo governo stava preparando “un pacchetto di misure di ritorsione” in caso di confisca, definendola senza mezzi termini un “furto di proprietà altrui“.





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