Gas, l’intesa Russia-Turchia-Ungheria spiazza l’Unione Europea
di INSIDE OVER (Giuseppe Gagliano)

L’intesa sul gas tra Ungheria, Russia e Turchia non è una nota tecnica né un escamotage contrattuale. È un segnale politico, netto, che mette a nudo una frattura sempre più evidente tra la linea energetica dell’Unione Europea, la coesione della NATO e i vincoli reali imposti dalla geografia. Quando le mappe contano più delle dichiarazioni, le strategie tornano ad essere nazionali.
La storia insegna che gli Stati piccoli, soprattutto se privi di sbocchi naturali, sopravvivono solo se sanno muoversi con flessibilità. L’Ungheria sta applicando questa lezione con un realismo che a Bruxelles viene spesso scambiato per provocazione. Senza accesso al mare, senza alternative credibili al gas russo a prezzi sostenibili, Budapest ha scelto continuità, affidabilità e costi gestibili. Per l’Ungheria la sicurezza energetica non è un obiettivo politico, ma una condizione di sovranità.
L’accordo con la Turchia garantisce il transito di 7,5 miliardi di metri cubi annui di gas russo attraverso il TurkStream, sulla base di un contratto quindicennale firmato nel 2021. Il tempismo è rivelatore: mentre la Commissione europea celebra l’“indipendenza energetica dalla Russia” entro il 2027, uno Stato membro consolida un canale vitale per il proprio fabbisogno. Retorica collettiva da una parte, sopravvivenza nazionale dall’altra.
Non c’è nulla di improvvisato. L’incontro tra Viktor Orbán e Recep Tayyip Erdoğan non nasce dall’urgenza del momento, ma da una pianificazione preventiva. Budapest ha anticipato le mosse della Commissione e si è assicurata per tempo l’appoggio turco. Ankara, che ambisce a un ruolo pieno di potenza regionale, è ben lieta di contenere l’influenza dell’UE in un’area che considera strategica, rafforzando al contempo la propria funzione di snodo energetico tra Est e Ovest. Dove gli interessi non coincidono, si cercano alleati tra gli scontenti.
Ma l’Ungheria non è solo “scontenta”. È strutturalmente incastrata. Non può rinunciare al gas russo e non intende triplicare la bolletta energetica per aderire a una narrazione comune che ignora i vincoli materiali dei singoli Paesi. In questo senso, è stata la politica europea a spingerla nelle braccia di Ankara.
Durante la conferenza stampa congiunta, Orbán ha evocato il Nord Stream. Non una battuta, ma un messaggio. Le infrastrutture energetiche sono ormai campi di battaglia geopolitici. I gasdotti che aggirano l’Ucraina sono stati delegittimati, sabotati, politicizzati. Il TurkStream, invece, attraversa uno spazio dove interferenze di questo tipo sono assai meno probabili. Anche questa è sicurezza.
Il quadro si completa con il fattore americano. Orbán ha ricordato di aver già ottenuto, all’inizio di novembre, un’esenzione dalle sanzioni statunitensi sull’acquisto di gas russo grazie a un’intesa con l’amministrazione Trump. L’accordo con la Turchia chiude il cerchio. In trenta giorni l’Ungheria è passata dal rischio di isolamento energetico a una copertura strategica completa. E Ankara costruirà anche centrali elettriche a gas in territorio ungherese, controllando l’intera filiera.
C’è poi un dettaglio che vale più di molte dichiarazioni: South Stream Transport B.V., il gestore del TurkStream controllato da Gazprom, trasferirà la propria sede legale dall’Olanda all’Ungheria. Una società russa lascia un Paese esposto al rischio sanzionatorio e si sposta in uno politicamente protetto. L’annuncio non lo fa Mosca, ma il ministro degli Esteri ungherese, durante un vertice con la Turchia. Il mezzo è il messaggio, direbbe McLuhan.
Questa non è solo una partita energetica. È un riallineamento geopolitica sul fianco orientale della NATO, che mostra come l’unità occidentale sia sempre più condizionata, negoziata, asimmetrica. L’Ungheria non sta rompendo il sistema: si sta adattando alle sue contraddizioni. E forse è proprio questo che rende l’operazione così scomoda da raccontare.
Fonte: https://it.insideover.com/energia/gas-lintesa-russia-turchia-ungheria-spiazza-lunione-europea.html





Commenti recenti