Perché la sinistra non ha futuro

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2 risposte

  1. Stefano D'Andrea ha detto:

    Genio.
    Analisi pofonda, che andava alla radice delle cose e perciò lungimirante. La sinistra americana era già consapevolmente liberale negli anni ottanta. La nostra lo è diventata dopo.
    La lotta alle corporazioni intermedie è stata carattere essenziale della rivoluzione fracese, che è si abolizione di rendite e privilegi ecclesiastici e nobiliari ma anche individualismo proprietario estremo, che vuole lasciare l’indidivuo solo davanti allo stato. La legge Le Chapelier del 1791 introduceva il “delitto di coalizione” che sanzionava l’associazione tra i lavoratori e lo sciopero: sebbene La Chapelier fosse stato gigliottinato nel 1794, la legge restò in vigore fino al 1865. Il tratto individualistico della rivoluzione francese è troppo spesso dimenticato.
    L’idea che la famiglia fosse una corporazione intermedia e che quindi il liberalismo, per sua intrinseca natura, fosse destinato a combattere la famiglia, non mi era mai venuta.
    Certo, nemmeno Lasch quando scriveva che “Per i liberali e i ‘radicali’ è la libertà di religione, di parola, di preferenza sessuale che dev’essere protetta, mentre quelli che chiamano se stessi conservatori danno più importanza alla libertà economica”, poteva immaginare che la sinistra sarebbe diventata semplice PRESUNZIONE di proteggere meglio ogni libertà, anche quella economica. E’ l’ultimo stadio della finzione, quello della farsa dopo la tragedia.
    Lasch era genio allo stato puro.

  2. Lorenzo ha detto:

    Articolo tipico dei communitarians statunitensi, dalla critica del liberalismo sradicato e alienante, alla riformulazione dei comportamenti e delle istituzioni tradizionali in termini di “promesse” reciproche (così se ne mitiga l’impositività e se ne sottolinea la natura egualitario-libertaria), al superamento della distinzione destra-sinistra ma nella piena salvaguardia dei sacri diritti umani, civili e delle minoranze. E’ un po’ il modello della comune sessantottina.

    L’aspetto più valido di questi autori è la critica alla fantasmagorica nozione liberale di un individuo autonomo e sradicato dal suo contesto di appartenenza, e della società come sommatoria di rapporti contrattuali. Mi ero sempre chiesto per quale motivo non facevate maggiore riferimento a questa corrente di pensiero, che vi è spiritualmente vicina.

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