Il Senato USA ha approvato una norma per mettere al bando TikTok
di L’INDIPENDENTE (Michele Manfrin)
Il Senato statunitense ha confermato la posizione della Camera e ha approvato il pacchetto di legge che imporrà a TikTok di vendere le quote attualmente nelle mani cinesi, pena la sospensione del servizio su suolo USA. L’azienda madre avrà ora a disposizione 12 mesi per vendere – o svendere – la propria creatura a eventuali entità statunitensi, sebbene si prevedano almeno due diverse complicazioni: potrebbe essere difficile trovare qualcuno con i fondi necessari a effettuare l’acquisto ed inoltre una legge cinese potrebbe impedire che l’algoritmo del social venga ceduto assieme all’app. Tale decisione è stata vista, e anche dichiarata, come una mossa contro Pechino. Eppure, quantomeno incidentalmente, un oscuramento di TikTok, o la cessione delle quote in mani statunitensi, avvantaggerebbe anche Israele nella guerra dell’informazione, essendo la piattaforma digitale inondata di video e contenuti che danneggiano l’immagine dello Stato sionista. Dunque, una tale decisione insiste tanto sulla guerra politico-commerciale con la Cina quanto con il sostegno ad Israele: “Due piccioni con una fava”, recita un noto modo di dire.
Il Senato statunitense, seguendo la decisione adottata dalla Camera, ha votato in maniera favorevole alla promulgazione del Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, con cui gli USA intimano a ByteDance di vendere TikTok o di chiudere i battenti su suolo statunitense. La decisione è stata più volte legittimata dai problemi di sicurezza nazionale posta dall’app cinese, così come dall’influenza malevola sulla società statunitense. Insomma, TikTok sarebbe un’arma che il governo cinese utilizza nella sua guerra agli USA. Eppure, nelle interviste e nelle testimonianze al Congresso su TikTok, i leader dell’FBI, della CIA e il direttore dell’intelligence nazionale, sebbene con toni drammatici e intimidatori, hanno qualificato la minaccia alla sicurezza nazionale posta da TikTok come puramente ipotetica. TikTok ha sostenuto che i dati degli utenti statunitensi non sono conservati in Cina ma a Singapore e negli Stati Uniti, dove vengono instradati attraverso l’infrastruttura cloud gestita da Oracle, una società statunitense. Nel 2023, TikTok ha aperto un data center in Irlanda dove gestisce i dati dei cittadini dell’UE. L’operazione condotta dalla politica statunitense è stata dichiaratamente definita come orientata contro Pechino, eppure, quantomeno incidentalmente, un oscuramente di TikTok o una sua cessione in altre mani avvantaggerebbe Israele nella sua guerra dell’informazione. La piattaforma social, infatti, è inondata di video e contenuti che macchiano la reputazione e l’immagine dello Stato sionista, costruita dal potere dei mass media mainstream, attraverso le immagini della mattanza che è in corso nella Striscia di Gaza a danno dei civili palestinesi.
Nel novembre 2023, è apparsa online una registrazione trapelata di Jonathan Greenblatt, CEO dell’Anti-Defamation League (ADL), in cui afferma: «Abbiamo un grande, grande, grande problema generazionale. Tutti i sondaggi che ho visto, i sondaggi dell’ADL, i sondaggi dell’ICC, i sondaggi indipendenti, suggeriscono che la questione del sostegno degli Stati Uniti a Israele non è di destra e di sinistra, ma è giovane e vecchio. Abbiamo davvero un problema con TikTok, un problema con la Gen Z». Sempre in quel mese, un gruppo di celebrità e influencer ebrei, tra cui Sacha Baron Cohen, Debra Messing e Amy Schumer, hanno tentato di fare pressione su TikTok affinché intervenisse in maniera più drastica nella regolazione dei contenuti sulla piattaforma. «Quello che sta succedendo a TikTok è che sta creando il più grande movimento antisemita dai tempi dei nazisti» ha detto Cohen durante il video-incontro. Gli intervenuti hanno tutti accusato il social network di favorire contenuti pro-Palestina a anti-israeliani.
Il 6 marzo, Nikki Haley ha sospeso la sua candidatura presidenziale repubblicana contro Trump (altro sostenitore di Israele). Come ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, dal gennaio 2017 al dicembre 2018, si è distinta come forse la più aggressiva e ardente sostenitrice di Israele che abbia mai ricoperto l’incarico. Durante il suo mandato, l’Istituto di Giustizia di Gerusalemme ha salutato lo “spirito sionista” di Haley con una vignetta che la ritrae come una “guerriera”. Nel dicembre 2023, Haley, durante un dibattito delle primarie, ha detto: «Abbiamo davvero bisogno di vietare TikTok una volta per tutte e lascia che ti dica perché. Per ogni 30 minuti che qualcuno guarda TikTok ogni giorno, diventa il 17% più antisemita, più pro-Hamas in base a questo». Nel febbraio scorso, due miliardari ebrei, Arthur Dantchik e Jeffrey Yass, sono stati incitati a far valere il loro potere all’interno di ByteDance per frenare i contenuti sfavorevoli ad Israele. Infatti, Susquehanna International Group, la società di investimento fondata dai due, controlla una partecipazione del 15% in ByteDance, proprietaria della popolare app video TikTok; Dantchik è anche uno dei cinque membri del consiglio di amministrazione di ByteDance.
L’architetto della legge contro TikTok, il repubblicano Mike Gallagher, oltre a dire che tale politica è a tutela della sicurezza statunitense rispetto alla Cina, ha anche aggiunto che il social sta «diventando la piattaforma di notizie dominante per gli americani sotto i 30 anni», rispecchiando la preoccupazione sulla “Gen Z” espressa da Jonathan Greenblatt, CEO dell’Anti-Defamation League, e citata ad inizio articolo. Dunque, il problema è che i ragazzi si informano su piattaforme non completamente sottomesse al loro volere.
In conclusione, questa guerra commerciale contro la Cina, e in particolare contro l’app TikTok, accusata di essere un’arma utilizzata contro l’Occidente, sembra tornare “a pennello” alla causa sionista e la sua necessità di oscurare le atrocità commesse contro i palestinesi e di silenziare le voci critiche e accusatorie contro Israele.
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