La proposta del m5s di indire un referendum sull'euro è una sciocchezza, come sanno tutti coloro che mantengono un minimo di razionalità in questi tempi dominati dall'emotività a buon mercato. Non me ne vogliano gli amici del m5s, le cose stanno così e lo sanno anche loro, nel loro intimo.
Le ragioni per cui un referendum sull'euro è una emerita sciocchezza sono molte e ben note. Dalla necessità di evitare corse agli sportelli alla impossibilità, salvo gli addetti ai lavori e una minoranza di cittadini sufficientemente informati, di operare una scelta consapevole su un tema che richiede competenze ben superiori alla media. Per altro, poiché in genere i ceti più poveri sono anche quelli meno informati, il rischio di un referendum (ovvero, più in generale, il rischio della democrazia diretta) è che questi siano indotti, da una propaganda demagogica, a votare contro i propri interessi oggettivi. I partiti, che Grillo tanto dileggia, servono proprio ad interporre, tra gli interessi di classe e il livello dei decisori politici, una organizzazione politica che sia in grado di valutare, con la dovuta competenza, i pro e i contro di ogni scelta. Che i partiti possano diventare una "casta", come strilla Grillo un giorno sì e l'altro pure, è un prezzo che occorre rassegnarsi a pagare. Anche perché non sono gli stipendi dei politici il vero problema, bensì il fatto che questi rappresentino e difendano effettivamente gli interessi di coloro che li hanno votati. Sarò chiaro: se un giorno sarò eletto, non rinuncerò a una lira (ho detto lira… non euro) del mio stipendio! Ditelo in giro, mettetemi alla gogna se volete, ma è così! Lo sapete prima, dunque regolatevi.
Quello che non deve accadere, e purtroppo è accaduto, è che partiti, che un tempo rappresentavano interessi di classe, abbiano cambiato padrone mantenendo la stessa casacca. Ma questo è un altro discorso, e anche per questo è nata l'ARS.
Torniamo al referendum sull'euro. Oltre ai motivi suddetti, e ad altri, tutti di carattere generale, vi sono anche obiezioni specifiche. Una di queste mi appare di estrema importanza, tale da sconsigliare a Grillo e al m5s di insistere con questa richiesta. La espongo nel seguito.
Che l'unione monetaria sia insostenibile, con gli attuali assetti, è opinione ormai condivisa. Da ciò consegue che deve essere aperta una trattativa (voglio essere ottimista: forse è in corso da tempo…) con i nostri partners europei. Ora immaginiamo che in un paese del peso e dell'importanza dell'Italia si svolga un referendum sull'euro, e che a vincerlo siano i sostenitori del mantenimento della moneta unica. Ipotesi non solo possibile, ma anche probabile, visto il livello di disinformazione della maggioranza dei cittadini. Per non parlare dell'oggettiva complessità del tema, per affrontare il quale occorrerebbe un partito la cui dirigenza faccia effettivamente gli interessi dei suoi elettori di riferimento etc. etc.. ma questo è l'altro discorso…
In questa trattativa (chiamiamola trattativa Stato-Merkel, così anche Marco Travaglio se ne interessa) uno strumento di pressione è rappresentato dalla minaccia di uscita unilaterale dell'Italia. Ebbene, che facciamo noi italiani dietro suggerimento di Beppe Grillo? Un bel referendum il cui esito potrebbe essere che gli italiani scelgono di restare nell'euro? Belìn, ma è scemo questo? Il giorno dopo i tedeschi saprebbero che nessun governo italiano avrebbe più la possibilità di sventolare, sull'ipotetico tavolo delle trattative (ammesso che esista), la minaccia di uscita unilaterale! La quale, è bene ricordarlo ai semplici, darebbe il segnale di inizio del default incontrollato dell'euro, che è lo scenario peggiore per la Germania.
E' questo che vuole Beppe Grillo? Nel passaggio più drammatico della storia nazionale dal dopoguerra il m5s vuole correre il rischio di privare il nostro paese del più forte strumento di pressione al tavolo delle trattative europeo, ammesso che esista? E tutto ciò in nome del sogno della democrazia diretta! Cari amici del m5s, voi che siete giovani, e dunque in buona parte disoccupati o, nella migliore delle ipotesi, precari, vi rendete conto del rischio al quale vi espone la posizione sull'euro scelta dal vostro amato leader? Il quale, per altro, non perde occasione di urlare, quando pensa che gli faccia comodo per catturare consensi, che "questa è una guerra!".
Giustamente, se siamo in guerra, si fa un referendum tra la truppa per scegliere il piano di battaglia. Tanto poi, all'attacco di
quota 240, ci andate voi, mica l'
amato leader!
Ottimo articolo e ottima argomentazione.
Però… "Sarò chiaro: se un giorno sarò eletto, non rinuncerò a una lira (ho detto lira… non euro) del mio stipendio! Ditelo in giro, mettetemi alla gogna se volete, ma è così! Lo sapete prima, dunque regolatevi.
Non ne sarei così sicuro.
Nessuno viene eletto (solo) per propri meriti. Quando qualcuno viene eletto nelle liste di un partito o movimento serio, causa della sua elezione è il lavoro di migliaia di militanti, che hanno dato vita al partito, hanno lavorato per anni, hanno diffuso idee e proposte, hanno aggregato altri militanti, hanno scritto articoli, volantini, hanno dedicato tempo alla costruzione del soggetto collettivo. Mi sembra giusto che, salvo che il partito si voglia appropriare del "rimborso", che non è veramente tale, il partito viva con il contributo degli iscritti e con quello sostanzioso degli eletti. Quindi direi che, mentre i rimborsi che non sono tali vanno rifiutati e restituiti allo stato (sotto questo profilo i pentastellati sono seri), metà stipendio e metà indennità degli eletti dovrebbero essere ceduti al partito: non restituiti alloStato o al Parlamento ma ceduti al partito, seguendo antica e nobile tradizione. Senza sposare prospettive squallidamente moralistiche che vorrebbero i parlamentari guadagnare soltanto 2500 euro, è però doveroso prendere atto che chi vuole candidarsi al Parlamento in un partito serio deve accontentarsi di 5000 euro (o comunque di una somma, magari superiore, pari alla metà dello stipendio e dell'indennità), che compensano la sua attività e il contributo che egli ha dato alla propria elezione; per il resto ciò che conta è il partito. Altrimenti si crea di nuovo il notabilato che avevamo prima del porcellum: gente che crede che i partiti hanno bisogno dei "loro voti". Comunque, spero che avremo occasione di discuterne :)
Caro Stefano, sull'argomento "versare al partito" con me sfondi una porta aperta, e lo sai.
So come la pensi. Soltanto che da ciò che avevi scritto poteva apparire diversamente. Perciò mi sono permesso la battuta.
La proposta del m5s di indire un referendum sull'euro colpisce sul vivo uno dei problemi di oggi e porta a discutere della validità dell'euro invece che dell'agenda di oggi.
Da lì a uscire dall'euro può passare molta acqua sotto i ponti e certamente sotto alcuni aspetti un eventuale referendum potrebbe complicare le cose.
D'altro canto bisogna capire che siamo in guerra e in guerra a volte ci vogliono attacchi suicidi. Ma soprattutto c'è una guerra contro le elites finanziarie (comunemente dette banche) e un guerra ancora più forte contro l'imbecillità. Credo la seconda sia la più importante. Perchè se l'imbecillità delle masse si rivolge contro le elites, allora le elites hanno perso in partenza.
E allora penso che nella battaglia principale il portare il discorso sull'euro nei dibattiti quotidiani delle persone sia estremamente importante.
In gergo militare potrebbe essere una carica in salita, errata, suicida. Ma potrebbe essere l'unico modo perchè qualcuno si salvi.
Ma caro Truman, Grillo ha tutti gli strumenti per porre (e spiegare per benino) la questione dell'euro, senza tirare fuori il referendum! Perché, invece di spiegare cos'è l'euro, parla di referendum continuando ad attaccare la spesa pubblica?
Puoi spiegare qualcosa solo a chi ha voglia di ascoltare (i cosiddetti grillini, in sostanza). Gli altri sanno già cosa pensare e non perdono troppo tempo sul blog di Grillo.
Un referendum potrebbe costringere a pensare con la propria testa. Sui limiti dell'idea abbiamo ampia sovrapposizione. Ma secondo me qualche logica dietro c'è.
Tra l'altro dimostra ancora il coraggio (o la pazzia, secondo atri punti di vista) di Grillo, visto che qualcuno che parlava di referendum ha fatto una brutta fine.
D'accordo, pero' bisogna tener presente che a tantissimi italiani e' stato fatto un lavaggio del cervello tale sul fatto che solo l'Euro e l'Europa possono salvarci, che le probabilita' di perdere il referendum sono ancora molto alte.