Vegani
di Tonguessy
E' mia profonda convinzione che la diversità sia un bene, un valore assoluto. Il pensiero unico si scontra con la diversità: è uno scontro epico, senza esclusione di colpi. Se la normalità è la pazzia di molti, ciò che ci salva da quella pazzia è la nostra singolarità, la nostra personale pazzia. Tutto questo nella pratica sociale si traduce in libertà di espressioni (comunicazione, sessualità, vestiario, alimentazione etc..). Schierarsi con queste libertà o contrapporre loro una rigida moralità che si prefigga di limitarne l'esistenza fa la differenza. E la mia personale esperienza mi dice che i vegani fanno parte di quest'ultima categoria.
Ma andiamo per ordine. Per vivere bisogna mangiare. C'è poco da discutere. Chi non mangia muore, nonostante chi sostiene il "breatharianism" (si tratta di respirare e basta, al massimo qualche sorso d'acqua): http://www.etanali.it/breatharianismo.htm. Forse organizzare dei corsi di breatharianismo nelle zone colpite da sottoalimentazione grave non sarebbe poi sbagliato: si darebbe almeno una speranza di vita a quelle popolazioni. Scartata l'ipotesi breatharianismo resta da decidere cosa mangiare.
Ogni popolazione mostra delle preferenze determinate dalla propria cultura, dalla struttura digestiva e/o dalle disponibilità ambientali. Famosa fu la consegna di latte in polvere per sostenere certe popolazioni africane, popolazioni che invece di morire di fame morirono di diarrea: in generale più verso l'equatore si va e meno sono presenti nello stomaco gli enzimi che permettono di digerire latte e derivati. Per spaccare il mondo in due diciamo che eistono due soluzioni: carne o verdure, più la soluzione intermedia (carne E verdure) che sembra sia la più adottata nel mondo. I vegani non solo non mangiano la carne ma non mangiano neanche il pesce nè latte e derivati, diversamente dai cugini vegetariani. E si pregiano di fare di queste loro scelte (sacre per i principi da me espressi all'inizio) il punto di partenza di una scienza contradditoria e di una filosofia pressapochista dai risvolti preoccupanti.
"L’etica Vegan nasce dalla considerazione che anche gli animali (chi più, chi meno) sono esseri senzienti con la capacità di provare emozioni e sentimenti." http://www.veganblog.it/etica-vegan/ . Bene. Qui si mette la preferenza personale su di un altro piano, quello etico. Terreno molto scivoloso. E si parla di esseri senzienti. Vediamo un po' chi sono 'ste creature: Dichiarazione dei Diritti degli Esseri Senzienti
0) Essere senziente: E' senziente ogni essere in grado di soffrire fisicamente o psichicamente, caratterizzato da un sistema nervoso e da un cervello sviluppati. Tra gli esseri senzienti sono inclusi, in particolare: i mammiferi (umani o non), gli uccelli, i rettili, gli anfibi e i pesci.
1) Diritti fondamentali: Ogni essere senziente ha il diritto alla vita e al benessere. http://dsbr.free.fr/it/do/rd.htm.
Il punto 1 afferma esplicitamente che solo gli esseri senzienti hanno diritto alla vita e al benessere. Gli altri esseri si fottano. Torneremo su questo punto.
Sul punto zero: parlare di sofferenza comporta essere in grado di COMPRENDERE la sofferenza. Dire che SOLO le creature dotate di cervello sviluppato possono provare dolore è un lampante esempio di antropocentrismo (siamo fatti così e proviamo dolore, solo chi ci è simile prova quindi dolore), variante di quello specismo che tanto odiano. Succede così che i vegani si rallegrino quando le aragoste della Whole Foods Market vengono ritirate perchè "E' troppo difficile mantenere condizioni soddisfacenti per assicurare il benessere e la salute delle aragoste fuori dal loro ambiente per così lungo tempo". Giusto. Purtroppo "le aragoste hanno un sistema nervoso talmente semplice da non poter percepire il dolore come gli altri animali o l'uomo. E i biologi confermano che possono tranquillamente staccarsi una chela rimasta incastrata fra due scogli e continuare la propria marcia come se niente fosse." http://www.veganitalia.com/modules/news/article.php?storyid=818 . Quindi le aragoste percepiscono o non percepiscono il dolore? I biologi dicono di no. E allora fanculo anche i biologi. Dovete sapere che "i suoi lamenti mentre muore hanno un che di straziante (anche se molti sostengono che siano semplicemente causati dal rilascio dei gas sotto al guscio)". No comment.
Per evitare il presunto dolore di questo essere non senziente con upgrade vegano a senziente il sig Simon Buckhaven, di professione imprenditore, ha inventato il CrustaStun che al modico prezzo di 2.800 euro per il modello base (la versione più grande ne costa oltre 66.500) permette di uccidere le aragoste senza farle soffire. "Anche i crostacei sono esseri senzienti – ha spiegato il signor Buckhaven al Daily Mail– e come tali sentono il dolore e la sofferenza". Ah,ecco: l'imprenditore giura che sono senzienti. Per tutti quei soldi chi non lo giurerebbe anche sulla Bibbia? http://www.laboratorioantispecista.org/ecco-la-sedia-elettrica-per-aragoste
Morale: alle aragoste va garantito di non "soffrire fisicamente o psichicamente (?!?)" anche se non appartengono alla categoria "esseri senzienti". Conseguentemente tutti gli altri esseri che per qualche vegano motivo non vengono enumerati tra gli "esseri senzienti" (e con deroghe speciali applicate in base a non meglio specificate ragioni come nel caso delle aragoste) possono essere lasciati marcire tra le sofferenze. Insomma: si fottano. (continua)
Commenti recenti