UE, nazismo e comunismo
1)Bandire e condannare storicamente il comunismo assieme al fascismo è scelta che potrei accettare soltanto a una condizione: che contestualmente fossero banditi e condannati storicamente il liberalismo e l’unionismo europeista. Quando avremo riconquistato la sovranità, ci dovremo pensare a una scemenza del genere: la democrazia sociale dirigista, al più regionale ma non federalista, e pluriclasse, come unica ideologia ammissibile, pena la galera. Abbandonando l’ironia, bisogna far tesoro degli insegnamenti della storia: quando si vince, non si fanno prigionieri: i nemici si sterminano in guerra, mentre dopo aver vinto una pacifica lotta politica, si bandiscono soltanto.
STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI)
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2)Si rafforza il mantra di un equivoco pericolosissimo, portato avanti da un racconto che domina incontrastato in questi decenni: un mondo post-ideologico e quindi libero, slegato dai vincoli dogmatici di due ideologie totalitarie, comunismo e nazismo. È quello che ci vogliono far credere. E invece oggi viviamo vincolati dal dogma di un’altra ideologia totalitaria, la più subdola e la più complessa: il liberalismo. Ma questa complessità non ci libera da nulla, ma rende ancora più forte il vincolo, più difficile da sbrogliare il nodo scorsoio, la radice di questa ideologia e cioè il concetto di “libertà”. Cosa c’è di più dogmatico del concetto di libertà assunto come radice e principio primo di un’ideologia politica? Il “libero” mercato (che non può essere mai libero, ma viziato dalla giungla in cui l’animale più forte domina) e l’individuo come ultima istanza “libera” della (e dalla) società, l’individuo-atomo fine a se stesso. Noi in Europa stiamo sperimentando da 30 anni questi dogmi, questi vincoli portati avanti dalla frangia più estrema del liberalismo. Dobbiamo liberarci al più presto!
ALESSANDRO APE (FSI Reggio Calabria)
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3)La questione è molto seria, con la scusa di censurare lo stalinismo si fa revisionismo, mettendo sullo stesso piano comunismo e nazismo. Non è accettabile, alla luce di ciò che è stata l’ideologica comunista, alla luce di ciò che ha significato nella storia, per le classi subalterne non solo sovietiche, la rivoluzione di ottobre.
In gioco ci sono anche la nostra idea di socialismo, la nostra Storia (penso ad esempio a un Gramsci, o a quello che è stato il nostro PCI nel duro percorso di materializzazione dei diritti sanciti in Costituzione), l’idea di uguaglianza sostanziale, la lotta di classe sacrificata all’idolatria dei mercati.
Qui ci sono forze politiche elitarie, liberali, antidemocratiche, al servizio del capitale, che votano una porcheria materializzando l’incubo dei nostri Costituenti, riscrivendo la Storia a uso e consumo dei grandi potentati, ricacciando il Popolo nel ruolo che ha sempre avuto in epoca liberale, ovvero nullo.
Bandire falce e martello significa dichiarare guerra ai lavoratori, a quello che i due attrezzi hanno rappresentato, ovvero l’unità dei lavoratori agricoli e dell’industria e l’aspirazione alla giustizia sociale.
I partiti liberali (ci sono anche quelli neonazisti) d’Europa puntano a distruggere Stalin per colpire Lenin.
LORENZO D’ONOFRIO (FSI Pescara)
Se la falce ed il martello,come dite,rappresenta la tensione verso prospettive giustizialiste e non,dunque,rappresentare “il lavoro” secondo un ottica classista e di “conservazione”,e quindi non escludendo ciò che io considero il pilastro non negoziabile della lotta contro la plutocrazia classista,sia interna alla nazione sia esterna,cioè il diritto agli studi,soprattutto universitari,allora siete nel giusto. La plutocrazia classista e le caste,che non è soltanto quella dei pochi parlamentari,strumentalizza questi simboli,compreso quello della svastica,secondo una retorica di subdola oppressione classista,per dare l’idea di imporre,anche attraverso stratagemmi di propaganda,il cosiddetto “lavoro”,negando,quindi,in principio gli altri diritti. Agli uni corrisponde il lavoro,agli altri l’evadere le tasse,pagandone meno di quanto potrebbero e dovrebbero. Agli uni corrisponde il diventare per forza operaio,studiare al professionale e,se hai studiato felicemente al liceo,hai sbagliato,hai commesso un errore,devi essere,per così dire abortito,agli altri,invece,corrisponde la libertà di poter studiare,frequentare l’Università, anche privata,come quelle dei preti o quelle degli industriali,nelle più grandi e costose città d’Italia e poi,molto probabilmente,in terra straniera(a New York?),con tanto di selfies su facebook e su instagram. L’agiato o l’agiata è ricco/ricca,dunque la sua ricchezza e la sua agiatezza giustifica il proprio abbigliamento,quindi la propria posizione sociale,quella della sua famiglia e quelle che sono state le sue libertà, quindi l’aver studiato,l’aver frequentato l’Università e la posizione “conservata”,acquisita eventualmente dopo gli studi e i divertimenti. Il meno fortunato,al contrario,diventa oggetto di quella che è una giustificazione delle disuguaglianze. Non sei ricco?Hai un abbigliamento ed un “potenziale economico” inferiore all’agiato? Significa che hai sbagliato scuola,hai fatto un salto nel buio,come scritto a volte nei giornali di propaganda di Confindustria e di Agnelli.Si tarano le cose in base al modo in cui si vuole coprire o giustificare le disuguaglianze e le disparità economiche ed in relazione alle libertà fondamentali ed ai diritti importanti. La caste e tutte le caste tendono a conservarsi,giustificando,così tutte quelle cose che corrispondono alle libertà della classe media. La classe media è,infatti,intoccabile,poiché è il sangue della partitocrazia,anche nel senso elettorale. Come in America,a dover subire il famoso taglio di tasse è sempre la classe media,per i consumi,come si sente spesso dire,e quindi per migliorare l’economia,affinché si dia lavoro,l’unico problema secondo i mezzi di propaganda del sionismo:”il problema è il lavoro”,come si è sentito dire spesso dire dalla Lega(Flat Tax) o dal PD,per esempio. Le libertà, in ogni caso,sono sempre quelle degli altri. La plutocrazia classista ci usa con i loro esperimenti sociali,per giustificare lo status quo,per giustificare questo sistema con le proprie disparità ed ingiustizie.
Il cultural-marxismo,come quello di cui si parla tanto sui “pericolosi” siti “neonazisti”,i quali cadono spesso nell’errore di difendere i ricchi(anche se molti di loro vengono da famiglie con basso reddito),facendo così il gioco della plutocrazia classista,è utile alla propaganda consumista delle famiglie agiate e dei loro figli,come nel caso delle pubblicità dei prodotti sui mezzi televisivi,anche per bambini,che vengono usate per canalizzare ideologicamente,tra le altre cose,l’immigrazione. In una recente pubblicità di prodotti per bambini andata in onda sulla Rai si mostrano due bambini con aspetto anglosassone,due dei quali già scienziati,come li definisce la voce parlante,con il mantellino bianco,mentre un terzo che si volta verso il muro con il cappello da operaio. La pubblicità è stata successivamente tagliata. C’è dunque chi si arroga il diritto di voler scegliere per gli altri,già dall’infanzia! Su Sky,invece,ma anche sulle reti pubbliche,lo sport e i calciatori diventano sinonimo del lavoratore,di colui che, guardando i calciatori,deve lavorare o studiare “all’industriale” o fare il camionista ed indebitarsi per comprare l’automobile propagandata nelle pubblicità durante le partite o gli eventi sportivi. Oppure il lavoro che qui viene inteso come un mezzo per continuare a comprare l’abbonamento per continuare a vedere questi eventi o per avere in futuro sempre più nuovi operai che,a loro volta,diventeranno nuovi clienti di Sky,Mediaset o di altre cose. Il tutto è funzionale alla difesa politica e strutturale della partitocrazia. In realtà, noi sappiamo che i calciatori non sono persone che “lavorano”,ma che,al contrario,sono milionari,come i loro padroni,che sono gli stessi padroni della politica,che,a loro volta, hanno bisogno della classe media di elettori e masse di decerebrati. Sappiamo,al contrario,come da me recentemente ricercato,che, nei paesi e nelle nazioni dove loro comandano,e dove più alto è il livello di disparità e di disuguaglianza,nonche’ di evasione,dall’America Latina all’Italia e,dall’Italia ai Paesi dell’Est,come in USA,è aumentato in maniera esorbitante il giro di affari di scommesse sportive,e laddove sempre più ampie masse di lavoratori “sfigati” si recano ogni giorno per “scommettere”. Che in America o in altri Paesi occidentali,anche migliori dell’Italia,uno studente scriva sul proprio blog di scommettere nel calcio,come uno dei diversi metodi per guadagnare al fine di pagarsi l’Università è una cosa molto grave. In Italia,gli stessi politici o classe elitaria,che mantiene alto il livello di disparità,sono gli stessi che fanno propaganda di Cristiano Ronaldo. Ora,quanto ha speso Cristiano Ronaldo in un solo giorno festivo? Quanto ha speso,invece, un operaio di una famiglia monoreddito nell’arco di dieci anni,facendo scommesse.