Il ruolo della "leggenda"
” La leggenda, ch’è la persuasione e l’ illusione degli uomini, è alcune volte come l’anima della vita sociale e ne forma sempre parte fondamentale e integrante” (cit.).
I moderni consumatori sono incapaci di nutrirsi di leggenda, perché hanno consumato o perso il gusto della storia, dei miti e delle gerarchie di valore tra uomini (non di diritti ma di valore). E ora che ad essi la politica deflazionistica ha tolto i consumi e talvolta il lavoro, avvertono un moto di ribellismo ma, privi di leggenda e incapaci di rigenerarla, sono inidonei alle rivoluzioni, democratiche o violente.
Soltanto una minoranza, fortunatamente non esigua, di cittadini, che per educazione si nutre di leggenda o comunque, essendosi salvata per varie ragioni dalla devastazione antropologica, è capace di comprendere il ruolo della leggenda ed è tutta intenta a ricostruirla, può promuovere la rivoluzione italiana. Unire quella minoranza è l’obiettivo politico da realizzare. Tutto il resto è tempo perso.
La crisi ha gradualmente attenuato l’identità consumatrice. Gli uomini non possono essere senza un pensarsi che coincide con un identificarsi in qualche cosa.
Rimane l’identità nazionale. Quando si nasce, si nasce in un popolo.
Negli ultimi anni pur oscuramente l’identità nazionale sta risorgendo, dal basso beninteso.. Non ci sono istituzioni o organizzazioni, se non qualche partito politico, per altro inviso alle istituzioni mondializzanti ed ai loro potenti media, che richiami le masse a quello che sono sempre state.
Anche qualche marxista accanito ha riscoperto il demos, senza il quale mancano le coesioni di fondo sulle quali costruire una identità di classe
Il tempo della crisi e il sorgere di una società globale con narrazioni concorrenti, comporta il declino della globalizzazione anglo-sassone.
saluti
Non amo l’espressione “identità nazionale”, che sembra alludere a qualcosa di fisso, di naturale o comunque di immutabile. La nazione, come insieme dei costumi delle abitutini degli istituti, della lingua della cultura e della storia di un popolo è la personalità di un popolo, muta nel tempo e può decadere o esprimere grandi civiltà; il passato resta comunque come storia, come esperienza, come leggenda negli elementi valutati come positivi o indubbiamente grandiosi. Sovrano è uno stato, nazionale o plurinazionale. Ed è bene che una serie di istituti, riconducibili ai principi democratici, ai referendum, soprattutto ai partiti, senza i quali non può esserci democrazia sostanziale, ossia in qualche modo vera, promuovano, per quanto possibile, la sovranità del popolo, con ampie tutele delle minoranze linguistiche, là dove esse esistano, sia pure piccolissime, o dove lo Stato è plurinazionale.
Perciò rivendico e noi dell’ARS rivendichiamo la sovranità dello Stato Italiano, che può essere anche definita,senza equivoci, sovranità nazionale, ossia il potere assoluto e incondizionato di attuare la nostra Costituzione, la quale, soprattutto attraverso i partiti – la pluralità dei partiti -, voleva essere fondata sulla sovranità popolare, sovranità che è da riconquistare, abbandonando tutti i vincoli che impediscono questa attuazione, ossia la sovranità.
Per il resto sono d’accordo, salvo che, a mio e nostro avviso, non esiste oggi in Italia un solo partito che rivendichi la sovranità nazionale, ossia la ricollocazione, anche di fatto, della nostra Costituzione al vertice dell’ordinamento. Quel partito che manca noi intendiamo concorrere a formare.