Mondo vaselina
di GIANLUCA BALDINI (FSI Pescara)
Una vita da precario implica un atteggiamento di instabilità psicologica perenne.
I miei amici fidanzati da anni non mettono su famiglia perché non hanno la certezza del reddito. Poi, magari, a un certo punto decidono anche di lasciarsi dopo una vita insieme, perché il precariato mentale inquina anche l’io emozionale. Se non è certo il loro futuro e non lo è quello del loro paese, mettono in discussione tutto, anche il futuro delle loro relazioni umane. Poi decidono che, forse, se tutti ripetono che qui non c’è futuro e che prima lasci questo paese e meglio è, allora è giunto il momento di fare questa esperienza all’estero. Trasferiscono affetti e amori oltre i confini nazionali, per instaurare nuove amicizie precarie e amori precari in una lingua che devono apprendere. Rapporti umani fast food, che consumano come il cibo low-cost del MacDonald. Chi non ha il coraggio di fare questa scelta sofferta, invece, resta a fare il precario in casa. A spese della famiglia, è vero, ma se pensate forse che gli amici che stanno all’estero campino di risorse proprie, beh, vi sbagliate di grosso. Se questa generazione fatica a crescere è anche perché quelle precedenti non accettano di invecchiare e di farsi da parte, o perché sono costrette a non farsi da parte (le vittime della Fornero).
Questo è il mondo liquido di Bauman. A mio avviso è più calzante la definizione di Stefano D’Andrea. Mutuando i termini da una sua riflessione, questa attualità la definirei “mondo vaselina”. Restano fregati tutti, tranne i rivenditori di di vaselina, che stanno conquistando il mondo.
Ci restano le birre, le sigarette, i tatuaggi e i nostri idoli analfabeti e miliardari: il ballerino metrosexual Gianluca Vacchi che spopola sui social, la famiglia Rodriguez al completo (a quando anche i nonni dalla D’Urso?) e gli immarcescibili idoli pallonari per chi ancora ha lo stomaco (e il cervello) per guardarsi tre partite alla settimana.
Scusate lo sfogo.