Spazio e territorio: la contraddizione principale
di STEFANO D’ANDREA
La battaglia non è tra sinistra e destra, perché sono entrambi schieramenti liberali.
Non è tra onesti e disonesti, perché la lunga faticosa azione per non far emergere i disonesti nei partiti è e deve essere eterna (la lotta per l’onestà è una lotta interna ai partiti), e perché soltanto quando il sistema normativo e le idee fondamentali che lo fondano sono accettati, ha senso dividersi tra onesti e disonesti. Altrimenti, consapevolmente o meno, si combatte per una vita in difesa dell’onesta gestione di un sistema che ci ripugna. E ciò è assurdo.
La battaglia non è nemmeno tra sopra e sotto. Questa battaglia, infatti, nello spazio globale – il mercato unico è uno spazio senza frontiere – non si può combattere, perché lo spazio priva i popoli stanziati sui territori nazionali dei poteri necessari, e va perciò rimandata. Combattere per il sotto contro il sopra, accettando di vagare nello spazio globale, significa accettare di poter vincere al massimo piccolissime battaglie su modeste norme e corollari, perché lo spazio globale esiste ed è stato creato proprio per togliere potere ai popoli che stanno saldi sulla terra, costringendoli a levitare e galleggiare nell’atmosfera, sradicandoli, contaminandoli, spingendoli ad emigrare, e alla resa dei conti indebolendoli.
La battaglia tra basso e alto, dunque, pur essendo fondamentale e per alcuni l’unico movente, va rimandata. La contraddizione principale è quella tra spazio e territorio, tra organizzazione sovranazionale e stato nazionale, tra Trattati Europei e Costituzione, e la logica ci dice che è una battaglia che non ammette mediazioni, non ci sono ipotesi intermedie e margini per trattative.
E’ come la grande guerra patriottica. Come la Resistenza, come il Risorgimento: o si fa e si difende l’Italia, la sua Costituzione, il suo popolo, il suo territorio, la sua tradizione (si ho scritto esattamente tradizione) o l’Italia resterà per un altro ventennio al massimo un pezzo di spazio, abitato da un popolo devitalizzato, impoverito e depresso per impotenza e alla fine si disintegrerà anche geograficamente.
Ed è questo l’obiettivo, del tutto legittimo si badi, della Germania. Ciò che non è legittimo è la nostra incoscienza, la nostra inerzia, la nostra depressione.
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