Ho iniziato la pubblicazione a puntate, sul blog egodellarete.blogspot.com, di un saggio breve dal titolo "La resilienza dell'€uro",disponibile anche in PDF sulla libreria di Lulu.com. Chi fosse interessato a leggerlo immediatamente può scaricarlo online versando €5,00 che, trattenute le tasse e i diritti di Lulu.com, saranno integralmente devoluti al sostegno delle iniziative dell'Associazione Riconquistare la Sovranità (ARS).
La pubblicazione del saggio su egodellarete avverrà con cadenza approssimativamente settimanale e si concluderà, presumibilmente, entro la fine di ottobre.
Il saggio ripercorre alcune fasi del processo politico ed economico che si è concluso con ratifica del trattato di Maastricht, e può essere inteso come un compendio di argomentazioni per discussioni al bar di Guerre Stellari.
Nota: La prima pagina del saggio contiene una suggestiva immagine delle volute di fumo causate dall'assunzione di un campionario di micidiali droghe galattiche da parte dei clienti del bar di Gerre Stellari, dai funghi allucinogeni di Vega IV alla patata afrodisiaca di Aldebaran. Passando ovviamente per tutte le principali droghe terrestri.
Il titolo di questo breve saggio non allude solo alla capacità dell’euro, inteso come sistema monetario, di resistere ai colpi che ha subito e continua a subire a causa soprattutto degli errori tecnici e politici commessi dai suoi architetti. L’euro è molto di più, e credo che la sua capacità di resistere dipenda anche da un insieme di fattori che vanno molto aldilà del suo essere “solo” un sistema monetario.
L’architettura dell’euro, i suoi presupposti politici e tecnici, si sono sviluppati di pari passo con la costruzione di un universo simbolico che è stato introiettato da centinaia di milioni di cittadini europei, attraverso una lenta e sofisticata mutazione culturale di cui essi sono stati soggetti passivi. Per spiegare a cosa mi stia riferendo farò un esempio. Qualche tempo fa intervenni in una riunione organizzata da un partito della sinistra, pronunciando parole appassionate di critica all’euro e al processo di integrazione europea. Ottenni, con mia sorpresa, forti consensi da una parte dei convenuti. Tra coloro che, al termine, mi si avvicinarono, ci fu un anche signore che non la finiva più di complimentarsi per le parole di verità che avevo pronunciato. Alla fine mi chiese “ma allora, cosa dobbiamo fare?”. Al che risposi “per prima cosa uscire dall’euro, subito”. Lui mi guardò esterrefatto, come se avessi pronunciato la più grande delle bestemmie, e si allontanò dicendo “ah no, allora no, davvero no!”. Il giorno dopo, rientrando sul tardi, incontrai un altro di coloro che avevano assistito alla mia piccola performance, un uomo di grande intelligenza e capace di ascoltare, e di nuovo mi trovai ad argomentare le mie tesi, questa volta con tutto il tempo e la calma necessari. Mi diede ragione praticamente su tutto ma, quando arrivammo al dunque, e cioè che, se considerava valide le cose che gli avevo detto, allora necessariamente avremmo dovuto uscire dall’euro, la sua resistenza divenne, per così dire, “infinita”. “Si inventeranno qualcosa”, mi disse, “non è possibile che non si inventino qualcosa”.
Non era la prima volta, a dire il vero, che mi imbattevo in casi simili. Anzi, posso affermare che sono la normalità. La maggior parte delle persone disposte a riflettere sinceramente ascolta con interesse, riconosce la coerenza delle spiegazioni, ma conserva un pregiudizio: che l’euro e l’Unione Europea debbano sì cambiare, anche in profondità, ma che essi rimangano, comunque, una specie diinvariante della storia. Qualcosa, cioè, che è dato, e da cui non si può recedere. E’ la tesi di Paolo Ferrero (il dentifricio è fuori del tubetto), per cui qualunque cosa è possibile, ma non tornare indietro. Questa eventualità sembra quasi spalancare, nella loro mente, un orrido abisso nel quale non hanno il coraggio di guardare.
Questa sorta di tabù fa sì che il dibattito sulla fine dell’euro (che pure è già uscito dal novero ristretto degli studiosi di politica economica, per essere dibattuto da migliaia di appassionati sulle centinaia di blog che si occupano dell’argomento) fatichi a diventare oggetto di discussione in quella piazza reale, ben più vasta della rete, che sono gli incontri occasionali: nei bar, all’edicola, nelle piazze e nelle strade d’Italia.
Quando ciò accadrà (credo che accadrà all’improvviso, in seguito a uno degli eventi traumatici che ci aspettano), il livello dei dibattiti cui ci capiterà di assistere rischia di essere sconfortante a causa della profonda impreparazione della maggioranza degli italiani. D’altra parte, credo sia inutile illudersi che un numero sufficientemente ampio di italiani sarà disposto a leggere, non dico dei testi di economia, ma almeno alcuni dei migliori saggi che sono stati scritti sull’argomento da ottimi divulgatori. Non lo dico con un sentimento negativo nei confronti dei miei compatrioti, ma per la semplice constatazione di un dato di fatto: solo una minoranza degli esseri umani ama ragionare per via deduttiva; la stragrande maggioranza segue, invece, percorsi mentali diversi, talvolta perfino più efficaci sul piano applicativo. Funziona così: si conosce un concetto diverso, per verificarne la validità e la forza esplicativa lo si usa applicandolo ad una circostanza che si conosce bene, poi, se l’esame è superato, si ripete l’operazione con un secondo concetto. Si va avanti così per un po’, e solo quando un numero sufficiente di iterazioni ha dato esito favorevole si prende in seria considerazione l’idea di cambiare posizione. Questo breve saggio si pone l’obiettivo di aiutare le persone a cambiare idea sull’euro e sul processo di integrazione europea, andando incontro al modo di ragionare della maggioranza di esse. Non è un libro per specialisti. Il metodo adottato è quello di ripercorrere gli eventi più rilevanti dal punto di vista economico e politico degli ultimi decenni, offrendo una lettura degli stessi alla luce del conflitto di interessi tra i due principali attori del conflitto distributivo: il capitale e il mondo del lavoro. Qualcuno chiama tutto ciò “lotta di classe”.
L’Autore
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Massoneria democratica, cocaina e gatekeeping:
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I Massoni “democratici” la chiamano: “COSTITUZIONE ITALIOTA”.
I Fratelli di Romano Prodi ci ricordano chi ha fatto da guardiano al progetto oppressivo ed oligarchico che sta togliendo il futuro a noi e ai nostri figli.
Sappiano che lotteremo fino all’ultimo per difendere la nostra Patria dagli oppressori e dai TRADITORI.
In ricordo e in onore dei nostri Padri morti per donarci la Libertà: la Costituzione Italiana.
Fieramente Europei. Fieramente anti-europeisti.
In questi tempi, in cui sempre più si affermano valori "testicolari", userei con parsimonia la dizione "fieramente". Propongo "Pacificamente Europei. Fieramente anti-europeisti". Che ne penZi?
Proporrei, al limite, “orgogliosamente” per entrambi i sintagmi.
Purtroppo già Churchill avvertì a tempo debito gli Inglesi, che non erano proprio degli sprovveduti, quando era necessario tirar fuori gli attributi.
Cominciamo ad allertare gli attivisti sulla manovra di gatekeeping in atto da parte dei Fratelli di Spinelli e Prodi: il libro prossimo all’uscita del GM potrebbe essere il segnale per il coprifuoco volto alla definitiva grecizzazione.
Stanno raccogliendo quel poco di dissenso che si è disancorato dal M5S e si stanno muovendo sul territorio: vogliono far prendere tempo a Bruxelles e puntano a far sì che non ci sia neanche un minimo di sussulto ed orgoglio da parte degli Italiani. L’input, come al solito, arriva da oltreoceano.
Ci sono diverse peeerle lasciate dai massoni squadristi di Velletri: anti-italianità, totale insipienza dei fatti economici e totale ignoranza dei Valori della Carta costituzionale. Di particolare gravità le pubbliche intimidazioni agli interventori con maggior capacità dialettica. Gratta, gratta e, tolti i cappucci agli iniziati, è emerso becero piddinume, livore ed autorazzismo. Tutto con il velenoso beneplacido del sito ufficiale.
(Se fai loro il nome di tua nonna son capaci a dirti che partecipava alla cabala pure lei…)
Sono l’evoluzione complottista 2.0 di Barnard. Persone con minima scolarizzazione li osservano allibiti per le scempiaggini che profferiscono e, soprattutto, per “come” affettatamente le profondono. Ma alcuni cittadini di cultura medio-bassa potrebbero farsi impressionare dall’immagine “esoterica” venduta da sta banda di collaborazionisti scemuniti.
La prossima pubblica missiva che destini loro potrebbe ricordare alcuni di questi attributi che li contraddistinguono: la gente soffre, basta menzogne.
Buon lavoro.
Va bene "orgogliosamente" al posto di "pacificamente". Però il resto del commento non l'ho proprio capito. A chi ti riferisci quando parli di "Velletri"? Putacaso a "Fra' cazzo da V…."? In tal caso sappi che non ne so molto. A me piace confrontarmi con tutti, ma non ho tempo per seguire i contorcimenti di chiunque. Mi dispiace, ma il giorno è fatto di 24 ore.
Putacaso sì, ovvio: è un avatar collettivo con cui esprimono il loro pensiero e da cui è possibile dedurre parte del “frame” che propugnano.
Poiché seguo il dibattito e ho notato che avete un’amorevole relazione epistolare, magari, avresti trovato interessante quest’analisi del profilo ideologico che, rebus sic stantibus, risulta pericoloso.
Se non hai le risorse mentali per trarne utilità è un problema tuo.
Io ti ho avvisato.
Caro Zangara, si dibatte tra persone che non la pensano allo stesso modo. Con chi la pensa allo stesso modo si fa un'associazione politica o si fonda un partito. Lì"amorevole relazione epistolare" fa parte del necessario dibattito. A ciò si aggiunga una mia personale attenzione per la cultura di Gioele Magaldi, dalla quale sono incuriosito proprio perché molto diversa dalla mia.
Quanto ai pericoli: chi li corre? Se mi permetti IO esisto in quanto persona, oltre che come blogger e socio di ARS. In qualità di me stesso frequento e dialogo con chi mi pare e corro tutti i rischi che voglio.
Ti lascio, il Diavolo ha appena bussato alla mia porta…
Il “pericolo” è socio-politico, ovviamente: almeno che tu non capisca quali problemi possa comportare, hic et nunc, chi incanala dissenso per fare gatekeeping.
La “curiosità” che nutri è prerogativa del frame, proprio per catalizzare l’attenzione del target che ti ho evidenziato.
Tra i CLN ci fu, in qualche modo, della dialettica tra parti molto eterogenee: non mi pare che ci sia stato, se non in senso brutalmente hegeliano, con nazifascisti e collaborazionisti.
Ho paura che l’acume non sia il tuo forte… vabbé, ti lascio chiaccherare con il Principe di questo mondo, che pare sia ospite della tua smarrita dimora.
Senti Zangara, conosco uno di loro (il capo) da diversi anni, ed è anche stato a casa mia. Ti ripeto il concetto (anche se ciò rafforzerà il tuo giudizio di scarso acume): faccio e frequento er cacio che me pare e piace. Te devo fa er disegnino?
L’hai già fatto il disegnino, Fratello. E te ne siamo grati.
Ad maiora.
Ma che roba! Ho quasi sessant'anni (vissuti intensamente) e uno sconosciuto commentatore si permette di sindacare chi frequento e con chi parlo, come se fossi un adolescente di primo pelo…
MAGARI!
È inutile che si specifichi che non si sta sindacando di una libera relazione con una persona, ma che si porta un’analisi che potrebbe essere interessante all’ARS e ai suoi attivisti. Poco importa.
Magari l’acume politico non è la tua miglior qualità… ma una cosa è certa: sei proprio simpatico. J
Sinceri complimenti per il lavoro che fai e che hai sempre fatto.
G.Z.