L'ineludibilità di fare i conti con la realtà
di Alessandro Bolzonello
Da ‘uomo di chiesa’, benché da qualche anno ‘alla finestra‘, osservo con interesse l’azione di papa Bergoglio. In virtù della mia storia, quindi della mia identità, lo faccio con profonda attenzione e coinvolgimento.
Mantengo alta la convinzione che un ciclo storico-culturale sia da tempo concluso, che sia irreversibilmente consumata la capacità del cattolicesimo di comunicare e costruire senso e valore. Un’epoca è finita benché si trascini arrancando da anni; la Chiesa Cattolica è depotenziata, tenuta in vita prevalentemente per rispondere a bisogni di identità e appartenenza. Proseguire e perseguire senza mettere in discussione l’esistente è ‘accanimento terapeutico’.
Constato altresì che non sono arreso: qualora si crea l’occasione continuo a ‘lanciare il sasso‘ per vedere se i tempi siano maturi per una svolta; sono consapevole che non solo potrei non avere l’opportunità di dare il mio contributo ad un ipotetico rilancio, ma anche potrei assistere ad alcunché in corso di vita.
L’avvento di Bergoglio rappresenta la speranza di una accelerazione del processo evolutivo. Non a caso ho ripreso, dopo più di un decennio, a riconoscere l’8‰ alla Chiesa Cattolica.
Qualche settimana fa Crozza, interpretando papa Bergoglio al Sinodo sulla famiglia, ha rappresentato mirabilmente il cambio di approccio: dallo stare rigorosi sull’ideale-irreale all’aprirsi alla vita agita. Di fronte alla richiesta di incontrare i rappresentanti delle famiglie, vengono presentati gli idealtipo dell’ortodossia cattolica; con contenuto ma deciso disappunto, chiede di incontrare altro, la realtà.
Ho vissuto situazioni simili più volte, sintetizzate bene nelle parole rivoltemi privatamente da un prelato: “Noi chierici vorremmo che i laici fossero a nostra immagine e somiglianza!”. Confessione dell’arrocamento difensivo, dell’incapacità di accogliere la vita vera.
Ecco emergere prepotente l’urgenza di confrontarsi con la realtà, a tutti i livelli. Bergoglio – gli va riconosciuto – sta tentando di interpretarla.
I tempi che viviamo depotenziano l’artificioso e il formale, svelando drammaticamente l’essenziale. Le sollecitazioni smantellano le tradizionali linee di potere indebolendo i consueti strumenti di presidio e controllo, in particolare la possibilità di esercitare il ricatto: “se vuoi stare dentro adeguati, altrimenti sei fuori“. I tempi sono propizi per sviluppare nuovi criteri e nuovi meccanismi di selezione, basati non più sulla corrispondenza o aderenza all’ideale, bensì sulla capacità di cogliere ed esprimere la realtà.
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Foto: Guardando in faccia la realtà …
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