Democrazia platonica
Il sistema capitalistico ha sempre usato la democrazia come strumento di manipolazione di massa. Ma di quale democrazia sto parlando? Di quella che abbiamo avuto fino a ieri molto simile alla Caverna di Platone, dove gli uomini nel buio della non- conoscenza e non-consapevolezza si agitano per ottenere una libertà fittizia ( lo schiavo che lotta per una catena più lunga).
La vera democrazia, infatti, metterebbe in pericolo il capitalismo e i suoi interessi; non potrebbe conciliarsi per esempio, con l’accumulo della ricchezza come base di funzionamento della società, perché la democrazia tende a raggiungere uno stato di uguaglianza sociale.
La democrazia falsa, fino ad oggi ha portato la gente a credere che partecipare alla vita democratica consista nel delegare ogni volta il potere con le elezioni, quando una vera democrazia necessita di revisione continua e di partecipazione assidua per vigilare il corretto funzionamento delle istituzioni.
Con la perdita della sovranità abbiamo assistito a un veloce decadimento anche di quest’ultimo barlume di democrazia strumentale.
Il potere si è spostato di baricentro, si è accentrato fuori dai confini dello Stato sociale e esistendo lontano anche dal punto di vista logistico, si assicura un aurea di intoccabilità e indecifrabilità.
La vecchia ‘democrazia senza popolo’ ( come l’ha definita Rodotà ) ha lasciato il posto alla dittatura europea finanziaria e mentre con la ‘vecchia’ dopo le elezioni si chiedeva al popolo di rimanere in silenzio per attuare le manovre, con la nuova dittatura non sono più necessarie nemmeno le elezioni perché obsolete ( Monti, Letta, Renzi insegnano). Il popolo è chiamato a sopportare, in silenzio possibilmente, ogni umiliazione imposta come unico e giustificato sacrificio al bene finanziario ed economico.
E’ un errore dunque, pensare di arrivare a una crisi assoluta della società prima di proporre un nuovo modello? La risposta è SI! È un errore perché si perderebbe molto, troppo lungo il cammino verso il tracollo e tanti, troppi perirebbero sacrificati ingiustamente. Per questo motivo oggi è necessario agire e subito per riconquistare gli strumenti che ci permettono di ristrutturare la vita sociale in ogni suo aspetto e l’economia del paese su nuovi paradigmi culturali. La sovranità è uno di questi strumenti indispensabili perché restituisce al paese il controllo del destino del suo popolo. Senza sovranità è inutile pensare di far politica con progetti di lungo periodo perché il futuro appartiene ai mercati, è fuori dalla gestione dello Stato e quindi indecifrabile. Senza sovranità non è pensabile proporre sistemi economici alternativi e soluzioni per il rilancio del paese.
Le forme di sovranità esistono perché esiste il popolo, è funzionale ad esso e al popolo deve tornare, attraverso le istituzioni funzionali al benessere sociale. Sovranità significa anche ricostituire uno stato di diritto, dove l’uomo è’ al centro come soggetto e beneficiario del diritto stesso, per la sua felicità e benessere.
Bene, completamente d’accordo. E ora? Che facciamo? Come si fa a riprenderci la sovranità?
Faccio politica a livello locale da dieci anni, porto avanti tematiche sull’ambiente, la giustizia sociale, la cultura. Da dieci anni lotto quotidianamente fra l’indifferenza e la malizia della gente. Comincio ad essere un pò stanchino. Chi ha la ricetta giusta?
Solo la storia alla fine rivela chi ha la ricetta giusta. Noi siamo semplicemente 380 persone, per ora distribuite in 15 regioni, che hanno idee comuni, linguaggio comune, un progetto comune e che si sono dati un’unica organizzazione. Molti non svolgevano politica a livello locale; altri si. Sue anni e sei mesi fa eravamo 3 autori di questo blog. Se vuoi farti una chiacchierata scrivi a italiasovrana@gmail.com