Il fu Sarkozy Hollande!
L’ultimo mese é stato sicuramente analizzato in lungo e in largo dagli esperti di ogni sorta per capire quali saranno le rieprcussioni degli avventimenti di Charlie Hebdo sulla società francese, ma soprattutto ognuno ha cercato di leggere le diverse reazioni di questi giorni, per capire qual è lo stato di salute della società francese. Sicuramente il governo socialista ai suoi minimi storici, ha preso la palla al balzo per risalire su tutti i sondaggi e per tenere il più possibile l’attenzione sugli attentati, e ben lontana dai dati economici previsonali, più che disastrosi del 2015. Il teatro mediatico messo su é senza precedenti, al punto che da più di una parte si sollevano i dubbi sulla sincerità e spontaneità delle manifestazioni post attentato. Non voglio naturalemnte e assolutamente sposare le ipotesi complottiste, anche perché più di uno dei giornalisti uccisi erano amici intimi di Hollande, e parte integrante della élite francese, pero’ quello che appare é che sicuramente il governo socialista si aspettava un evento del genere, del resto solo negli utlimi 3 mesi almeno 6 eventi simili sono stati scongiurati all’ultimo minuto. Quindi mangari non ci si aspettava la mattanza di Charlie, ma redazioni, associazioni e governo avevano preparato già la reazione a un colpo del genere. In meno di 12 ore tutti i media nazionali e locali, avevano organizzato manifestazioni all’unisono in tutta la Francia, il logo “je suis Charlie”, viene registrato con tanto di copyright in meno di qualche ora, difficile pensare che non fosse pronto e soprattutto che le varie testate non fossero state già prevenute dell’esistenza di un logo anti terrorismo da pubblicizzare immediatamente dopo i drammatici eventi. Quello che più insospettisce é la presa della palla al balzo per risuscitare il cosidetto “front republicaine”, spauracchio ormai spuntato contro il Front National, secondo cui tutti i partiti devono unirsi per fare “barrage” ovvero diga al Front.
Ecco allora che su tutti i media il Fronte repubblicano che ufficialmente doveva essere contro gli attentatori, in meno di qualche ora, con suprema maestria mediatica di Valls e Hollande si é rivelato come un fronte anti Le Pen. Valls ha subito convocato tutti i partiti per l’organizzazione della marcia, tutti tranne il FN, ha chiamato, due ore dopo gli avvenimenti, Sarkozy in quanto “capo ufficiale dell’opposizione”(nonostante da mesi il primo partito in Francia sia quello di Marine). E lo stesso Hollande la sera prima della manifestazione, prometteva ai convitati di una cena in onore di Mitterand che giammai avrebbe lasciato sfilare il front national, salvo poi il giorno dopo a porte chiuse, limitarsi a garantire a Marine Le Pen che si sarebbe occupato della sua sicurezza personale qualora avesse voluto sfilare. Ecco allora da un lato Valls e il partito socialista dicevano che la marcia per la libertà di pensiero non doveva accogliere il Front, cioé chi la pensava diversamente da loro, dall’altro Hollande che solo all’ultimo minuto osa dire:”chi vuole venire venga”. Il recupero politico delle sfilate é stato totale e sfacciato, da marcia per la libertà, é diventata marcia per Charlie (dimenticando le altre vittime: ebrei e poliziotti), poi marcia contro il razzismo (che c’azzecca direbbe Di Pietro), poi ancora marcia anti FN fino a Melanchon e Liberation che addirittura definirono qualla marcia come una marcia contro l’islamofobia, peccato di musulmani non vene fossero a palate. Quando si dice cantarsela e suonarsela da soli. E su questa scia, allora tutti ad affrettarsi a dire che le prime vittime di quegli attentati non furono i giornalisti di Charlie, né gli ebrei, né i poliziotti, ma i musulmani! In questo artefatto clima buonista in cui la sinistra credeva di aver ripreso il polso della sistuazione e raggiunto il suo obbiettivo politico, i sondaggi finalmente vedono dopo 2 anni Hollande risalire la cresta, passando da un 13% a un 22% di fiducia.
Ecco allora tutta la faccenda di Charlie continua nella sua evoluzione kafkiana. Tutti i giornali fanno a gara a far passare Hollande e Valls come uomini giusti al posto giusto. Questo mostra il potere ancora fortissimo dei media, vero strumento di dominazione plutocratica. Gli attentatori erano conosciuti dalle forze dell’ordine, erano sulla lista nera degli Stati Uniti, uno di loro aveva già reclutato 900 djihadisti francesi per la guerra in Iraq dieci anni fa, l’altro era stato condannato l’ultima vola a 5 anni di prigione qualche mese fa, ma grazie alle leggi porcate del ministro socialista Taubira, fu rimmesso in libertà. Entrambi vivevano in alloggi pagati dallo stato con tanto di programma speciale di formazione a 40.000 euro l’anno. Cosa dovevano sapere di più le istituzioni per prevenire l’attentato? Un minimo di logica avrebbe voluto che la gente scendesse in piazza proprio per chiedere le dimissiioni di chi, non solo non ha fatto il suo devere, ma é stato complice attivo. Un po’ come se Alfano domani liberasse Riina, quest’ultimo fa un’altra strage, e gli italiani anziché prendersela con Alfano, sono con lui perché é andato a stringere la mano ai famigliari delle vittime.
Eppure la forza dei media sembra aver vinto , e cosí se i complici sono salutati come eroi, ugualmente le misure proposte dal governo nei giorni seguenti sembravano altrettanto incredibili. Gli attentati, ma soprattutto la solidarietà mostrata agli attentatori dalla maggioranza dei giovani francesi di religione musulmana nelle scuole pubbliche, anziché far correre ai ripari contro l’islamismo e la mancata applicazione della legge del 1905, cosa fa proporre ai vari misitri socialisti? Insegnamento dell’islam nelle scuole laiche della République, revisione della legge del 1905 sulla laicità per favorire la costruzione di nuove moschee a carico dello stato, il reclutamento e la gestione degli imam direttamente dallo stao(laico?!). Cadono le braccia solo a parlarne. Ma cosi’ sicuri del loro colpo mediatico ben riuscito , ben consci che non sarà l’islam ad adattarsi alla republique ma che la republique dovrà adattarsi alll’islmam, quale momento più propizio per far passare le loro leggi anti-republicaine? Tutto sembra perfetto! Escono i primi sondaggi, tutti aspettano una discesa del Front e una risalita del PS, e invece addirittura il partito della fiamma sembra salito al 30%.
Inizio febbraio c’é un appuntamento importante, le elezioni nel dipartimento del Doubs, per scegliere il deputato che succederà a Moskovici, ex ministro socialista dell’economia francese diventato nel frattempo commissario europeo (tanto sono stati eccellenti i suoi risultati nell’economia francese negli ultimi 2 anni). Ebbene la provincia é una delle roccaforti della sinistra, in più Moskovici é uno degli uomini forti del partito socialista, quindi il risultato é dato per scontato. Ma per non rischiare, durante la campagna elettorale lo stesso Valss e il ministro dell’interno si fanno il giro di tutti i comuni chiamati al voto. Sarebbero finalmente le prime elezioni che il partito socialista vince dopo le elezioni di Hollande. Dalla sua elezione infatti, regionali, municipali, parziali: un tonfo dopo l’altro. Nel PS tutti si frottono le mani, escono i primi risultati: il candidato del front national arriva primo con oltre il 30% , 3% davanti al socialista. Ma a grande sorpresa il vero escluso é il candidato dell’Ump, eppure dopo il ritorno di Sarkozy, la sua investitura come capo ufficiale dell’opposizione da parte di Valls durante i fatti di Charlie, tutti si aspettavano un exploit del suo candidato. E invece sarà ballottaggio tra il FN e PS. Che fare? Dopo le manifestazioni di Charlie, tutti sperano nel Front Republicain che spingerà tutti i partiti a coalizzarsi contro l’FN. Nessuno l’avrebbe mai detto prima, ma fra i due turni si celebrano invece i funerali politici di Sarkozy. La sera stessa tutti i partiti chiamano i propri elettori a votare socialista, dai moderati dell’UDI, ai comunisti di Melanchon. Anche Holland, venendo meno al suo ruolo super partes, lancerà due appelli, Valls attivo come non mai. Speciali sul nazismo e il suo possibile ritorno non si contano in televisione. Ma l’UMP che fa? Una parte dei dirigenti incarnati dall’ex candidato sindaco di Parigi NSK e Juppé sono per il voto al candidato socialista, Mariani e la droite populaire sono per il voto contro i socialisti, una stragande maggioranza vorrebbe il nini, anche perché sanno benissimo che qualora dessero una consegna di voto pro-ps i loro elettori farebbero il contrario. Passano ore e giorni e una posizione non é ancora presa. Ma Sarkozy che dice? Non era l’uomo forte che imponeva le sue decisioni, che sapeva ricompattare? Ancora una volta usa la tattica elettoralista, sa che se nel 2012 i voti per vincere erano da cercare sull’elettorato più a destra, ora sa benissimo che il vero scontro nel 2017 è sul voto dei moderati. Ecco allora prende infine una posizione ufficiale: “consegna di voto per il candidato socialista”. Si riunisce il comitato centrale, Sarkozy é messo in minoranza e passa la linea del nini. Il giorno dopo sembra l’8 settembre, tutti i quadri sono scontenti, tutti minacciano dimissioni, in realtà quello che si sta consumando sono le idi di marzo di Nicolas. Il re é ormai nudo. Arriva la sera delle elezioni, il front national, da solo contro tutti gli altri partiti, il mondo dell’associazionismo, il governo, i media, si ferma al 49%. Strana atmosfera post-voto: alla sede frontista il candidato che ha perso fa festa, il socialista che ha vinto preferisce non commentare. Tre dati importanti da questo rsisultato:
La progressione del Front National continua, superando il 30% al primo scrutinio e arrivando da solo e contro tutti al 50% in una circoscrizione dove i socialsiti da soli, fino a qualche anno fa prendevano più del 40%.
Un bel 60-70% dell’elttorato dell’UMP, ha saltato il guado, e nonostante gli spauracchi ideologici, é pronto a votare un candidato FN di fronte a uno socialista, campanello d’allarme per molti pensando al 2017.
Terzo dato ,ma forse é il più importante, é l’importanza del voto agli stranieri e infine la definizione stessa di sovranità di un popolo. In Francia è possibile prendere la cittadinanza dopo 5 anni di residenza sul suolo francese, e da quel momento in poi in tutte le statistiche si é considerati cittadini francesi. Ebbene un dato su tutti: nei paesi della provincià dove si é votato domenica scorsa, dove la presenza immigrata é scarsa o quasi nulla , il voto del front national é stato del 70%, nelle due città con forte presenza di neofrancesi ex immigrati, il Front si é fermato al 40%. Ecco allora che il voto compatto degli immigrati, soprattutto magrebini, sul partito socialista (al 90% votarono per Hollande alle scorse presidenziali), alza sempre di più la barra per un partito francese di accedere al potere se vuole contare solo sul voto dei francesi difendendo gli interessi della Francia e delle sue leggi. Stessa cosa del resto si osservo’ nelle scorse elezioni comunali a Parigi dove i quartieri a forte tasso di immigrazione hanno votato il partito socialista al 74%, veri score africani, mentre in quelli con popolazione più “autoctona” i voti al partito socialista si fermavano al 18%. Una volta erano gli elettori che sceglievano i governi, adesso sono i governi che si scelgono gli elettori per poter togliere il potere al popolo. Questa sarà la linea dell’avvenire per i partiti di sinistra in Europa: avendo rinunciato a qualsiasi difesa dei diritti dei lavoratori o diritti sociali, il ripiego sarà sui diritti civili, che non urtano le multinazionali e le istituzioni finanziarie e soprattutto sulla difesa dei diritti degli immigrati, che invece tanto bene fanno alle multinazionali in quanto riserva di lavoro secondario come diceva Marx. E per aver il voto degli immigrati non é più l’interesse del paese che prevale nei loro programmi, ma quelli di questa o quella comunità straniera, a secondo del numero di votanti che essa rappresenta.
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