Un occhio al mondo

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6 risposte

  1. Andrea Franceschelli ha detto:

    Il consumatore non ha nessun potere di influenzare l’occupazione commerciale di un Paese. La tipologia dei consumi viene imposta da chi detiene i mezzi di produzione e dalle “non” regole del mercato.
    Chi va a fare la spesa in un discount tedesco o acquista i mobili in un mobilificio svedese o pranza in un fast food americano, lo fa solo perché sono quelli i luoghi che il suo stipendio gli permette di frequentare.
    La sovranità individuale non esiste, o se esiste è uno strumento del globalismo e del liberismo ed è figlia della loro propaganda individualistica.
    Esiste solo una Sovranità ed è quella Costituzionale che è collettiva ed espressione del popolo e quindi della comunità-Stato.
    Il nostro dovere non è quello di fare i consumatori disobbendienti, ma quello di tornare ad essere cittadini riconquistando la nostra sovranità come popolo attraverso un percorso ESCLUSIVAMENTE POLITICO.
    Il nostro unico dovere è costruire un partito politico.

  2. stefano.dandrea ha detto:

    Concordo con Andrea. Talvolta i membri di un popolo devono iniziare una lunga e sanguinosa guerra civile, essere disposti a sacrificare centinaia di migliaia o addirittura qualche milione di vite umane, dimostrare di essere in grado di generare partiti di alto livello, che a loro volta tirino fuori una elevata classe dirigente.
    Se i membri del popolo, anche i milioni di membri superiori per volontà e coraggio, non sono disposti a sacrificarsi, a costruire, a tenere duro pazientemente per offrire uno Stato serio (magari con mille difetti) ai loro figli, allora non c’è niente da fare. Bisognerà attendere un’altra generazione e poi magari un’altra ancora e così via, fino a quando una generazione sarà capace di vivere sacrificandosi. Questo è ciò che insegna la storia.
    Quando ai consumatori nostrani, in qualità di cittadini prendano il potere nel nostro paese ed esercitino una egemonia, anziché gingischiare con pseudo-battaglie moralistiche prive di effettualità.

  3. Ivana ha detto:

    “Gingischiare in pseudo-battaglie moraliste? “Quindi mi stai dicendo che è giusto sollazzare nel sistema finché non c’è la rivoluzione armata? Che è inutile fare resistenza al sistema cercando di non piegarsi ai Monopoli radicali aspettando il partito liberatore? Vado intanto alk Ikea che ci sono i saldi tanto domani faremo la rivoluzione? Che la divulgazione culturale per risvegliare le coscienze è un inutile strumento in vista dei milioni di vite umane per te giustamente sacrificabili alla causa? wow……

    • stefano.dandrea ha detto:

      La rivoluzione armata fatta bene la devono fare in Congo, al più, non la dobbiamo fare noi in Italia.
      La resistenza individuale è sempre necessaria, ma è individuale, appunto. Tuttavia è evidente che i monopoli,come tu li chiami, possono sparire o mutare forma soltanto se la politica li fa sparire o fa mutare ad essi forma, quindi la lotta contro i monopoli,ossia l’attacco ai monopoli, ha necessariamente natura politica. Il singolo può imparare a lavorare il legno ed evitare di andare da Ikea,altrimenti, causa magro stipendio, sarà costretto ad andarci, esclusi i bravi commercianti che fanno ottimi acquisti al mercato dell’usato. Ma questa resistenza e altre forme simili sono individuali. Ognuno può praticarle e farlo in forme diverse. Servono a non essere travolti, a costruirsi uno spazio proprio. La divulgazione di queste forme di resistenza, proprio perché non aspirano a colpire il nemico o lo fanno ingenuamente, non è politica. Chi invita a queste forme di resistenza fa un discorso morale o forse meglio spirituale, non politico. Come “forme di lotta” sono simboliche, ossia non reali. Non sono forme di lotta politica. Sono atti che esprimono una posizione morale. Credo che la storia non offra nemmeno un caso di presa del potere, di rivoluzione o di grandi riforme o di combiamenti derivati da simili lotte simboliche, ossia non lotte.
      Per quanto mi riguarda ne faccio mille di queste battaglie (salvo un goccio del2003,non bevo coca cola dal1987, né la bevono i miei figli, per recare un esempio) ma non le propagando, né aderisco a “campagne” collettive, perché credo che per oltre venti anni alcuni settori politici hanno confuso la lotta politica vera con la lotta simbolica (valicare la linea rossa, per intenderci), ossia con una non lotta, una finta lotta.

  4. massimilianoveneziani ha detto:

    Al di là delle posizioni legittime o meno cerchiamo di evitare termini che possano creare fraintendimenti, grazie. A torto o ragione Ivana a dato una mano concreta ad ARS Liguria nell’organizzazione dell’evento del ponente e questo è ciò che conta per “noi”. Un saluto a tutti voi.

  5. Ivana ha detto:

    Non è una “finta” lotta ma una “diversa” lotta che non esclude quella politica al limite la arricchisce. In Congo certo devono fare la rivoluzione e noi avere più coscienza etica di ciò che acquistiamo. La storia ognuno la guarda come vuole e ne studia gli aspetti che gli sono più consoni. Altri infatti nella storia hanno operato dei cambiamenti con il risveglio delle coscienze e ripeto questo non esclude ne ostacola quella politica. Non per forza deve essere una replica agli errori di altri ma etica e morale non sono sacrificabili perché fondamentali alla dignità umana.

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