Appello ai giovani!
di LUCA MANCINI (ARS Lazio)
Avete presente quella strana sensazione che vi assale quando siete in un luogo in cui non conoscete praticamente nessuno? Quel misto di disagio e inadeguatezza che vi tormenta il petto? Ecco, provate ad immaginarlo, moltiplicatelo per mille e solo a quel punto forse sarete vicini a quello che provano la maggior parte dei giovani italiani ogni volta che questo sistema li umilia.
I dati sulla disoccupazione giovanile sono a dir poco raccapriccianti: praticamente un giovane su due non lavora. Se avessimo una classe dirigente degna di questo nome, questa sarebbe la loro prima preoccupazione dal momento che un Paese senza lavoratori giovani è un Paese senza futuro. Ma questo non preoccupa i nostri governanti e ciò non è dovuto ad un errore di valutazione o alla pura incompetenza. Questo dato è voluto e segue un progetto preciso, mirante principalmente ad abbassare le pretese salariali di coloro che devono entrare nel cosiddetto “mercato del lavoro”.
“Fatti un tirocinio non retribuito intanto, vedrai che fa curriculum” è la frase che viene più spesso utilizzata dai cosiddetti “datori di lavoro”, anche se queste persone non sono degne di essere chiamate tali. Anzi, sono persone ignobili che, semplicemente per aumentare il loro profitto personale, sfruttano le passioni di giovani volenterosi di cimentarsi nelle attività che hanno sempre sognato o per cui hanno studiato. Miei cari coetanei, sappiate che ogni volta che qualcuno di noi accetta un tirocinio non retribuito non sta “facendo curriculum”, ma sta offrendo semplicemente manodopera a costo zero. In questo modo egli non peggiora soltanto la sua condizione di individuo, in quanto lavora gratis, ma soprattutto abbassa ulteriormente le pretese salariali di tutti gli altri giovani, il che rende la cosa ancora più grave, soprattutto nei confronti di chi neanche può permetterselo economicamente un tirocinio non retribuito.
Tutto ciò non basta. Non è solo una questione puramente economica, ma c’è molto di più. Ci sono sentimenti dietro a questo massacro. I tanto vituperati sentimenti che nessuno sembra considerare più in questa società. C’è quel senso di disagio, incertezza e inadeguatezza che ti tormenta e che viene acuito ogni volta che un colloquio va male, ogni volta che ti viene detto di emigrare oppure che ci pensi veramente ad emigrare. Ma soprattutto è acuito ogni giorno dalla propaganda mass-mediatica che tende a far vedere i giovani come quelli che pensano solo ad ubriacarsi, che sono viziati e non vogliono lavorare o che si ammazzano il sabato sera all’uscita delle discoteche, senza chiedersi neanche perchè avviene questo. La nostra classe dirigente non si chiede perchè i giovani si comportano così, non si chiede se è lei che sbaglia qualcosa quando un giovane su due non lavora, anzi li colpevolizza, facendoli sentire dei viziati e dei buoni a nulla.
Miei cari coetanei, non siamo colpevoli di nulla. La verità è che siamo semplicemente ai margini della nostra società per un determinato disegno politico, esattamente come gli operai della prima rivoluzione industriale: essi erano marginalizzati e sottopagati, così per non sentire il peso del disagio sociale e non pensare alla misera condizione in cui vivevano spendevano i pochi soldi che riuscivano a guadagnarsi in alcolici o altre cose poco salutari.
Questa società ci ripudia e ci tratta come dei poveri incompetenti, incapaci di fare qualunque cosa e pertanto meritevoli di essere sottopagati.
Miei cari coetanei, non siamo né colpevoli né incompetenti, né inferiori a nessun altro. Abbiamo i nostri sogni, le nostre passioni, la nostra forza d’ animo, non dobbiamo arrenderci!
La prossima volta che vi verrà offerto un tirocinio non retribuito, affermate con vigore che voi non svalutate la vostra forza-lavoro e quella dei vostri coetanei. La prossima volta che vi faranno sentire inadeguati, sbattete i pugni sul tavolo e affermate le vostre capacità. La prossima volta che vi diranno di emigrare, invitate loro ad andare via, perché in realtà è questo Paese a non aver bisogno di altri sfruttatori e denigratori.
Miei cari coetanei, siamo nel pieno di una battaglia. Resistiamo e lottiamo tutti insieme per rimettere il lavoro al centro del sistema e prenderci il posto che ci spetta all’interno della nostra nazione e della nostra società. Noi siamo l’avanguardia del Paese!
Viva la Repubblica Sovrana!
Daccordo sullo sfogo, sono anche affranto, ma non condivido il fatto di ”mettere il lavoro al centro del sistema”..o almeno l’idea del lavoro cosi che tu rappresenti attraverso il tuo comprensibile sfogo…non fraintendermi dunque, anch’io come te non accetto un incremento dell’esercito dei disoccupati; pero’ dico anche che sono maturi i tempi per cui un giovane dovrebbe Distruggere il sistema (aberrante) di cui parli anziche’ volerne far parte…e per distruggerlo sarebbe opportuno iniziare a cambiare il chip mentale ed evitare di CHIEDERE (supplicare) il lavoro ad una diabolica cricca di emeriti bastardi, evitarli, renderli inutili perche’ superflui, isolarli…e concentrarvi invece a mettere in moto le tue enormi potenzialita’: immaginazione, inventiva e creativita’…, individua le nicchie e sotto-nicchie che hanno bisogno di essere aggiornate o riviste, non cadere nella noia di un sistema lavorativo che ti rendera” per sempre uno schiavo (in)felice, creati un lavoro/interesse che realmente ti piace, che realmente ti soddisfi…e che faccia crescere la tua personalita’. Cosi si abbatte il sistema infernale di cui sei vittima; anziche’ sperare o chiedere un lavoro…dai un’opportunita’ alla tua autostima e ridi in faccia a chi ti offre di sopravvivere in una gabbia…l’inizio sara’ difficile ma poi sarai libero, almeno da un punto di vista occupazionale
Condivido. Infatti nell’articolo non si parla di “chiedere” e “supplicare”, anche perchè il lavoro non è elemosina, ma un diritto. I termini che vengono utilizzati sono “resistiamo” e “lottiamo”, perchè “siamo nel pieno di una battaglia”, che deve riportare il lavoro come diritto al centro del sistema. In questo momento storico ciò non avviene, in quanto le classi dirigenti liberali che governano il sistema europa concentrano i loro sforzi nella svalutazione della forza-lavoro e nell’aumento del precariato e della disoccupazione. L’articolo era proprio un invito a non “abbandonare la nave”, ma a lottare contro questa classe dirigente per i motivi suddetti.
Un articolo/sfogo che ci da ulteriori stimoli per lavorare al progetto di riappropriarsi della
sovranita´ di questo paese che vuol dire in termini pratici riprendere nelle nostre mani
il nostro futuro