Perché il pilastro centrale dell'ordine mondiale è a rischio di crollo se il TTIP si sfascia
di COME DON CHISCIOTTE (Ambrose Evans Pritchard)
Il patto transatlantico inteso ad unire Europa e Nord America in un’ampia zona di libero commercio è vicino al collasso da quando la Francia, accusando gli USA di bloccare qualsiasi compromesso, ha richiesto una completa sospensione dei colloqui.
“Il supporto politico in Francia per questi negoziati non esiste più” ha detto Matthias Fekl il segretario francese al commercio estero.
Fekl ha affermato che il suo paese richiederà una formale decisione ai ministri europei al summit di Bratislava per lasciare l’accordo ostinatamente contestato, conosciuto come Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (TTIP,Transatlantic Trade and Investment Partnership).
Gli americani non offrono niente, o solo briciole. Questo non é il modo in cui si negozia tra alleati. Deve esserci un chiaro e definitivo stop a questi negoziati e ripartire poi con basi adeguate” ha detto.
Il progetto il è qualcosa di infinitamente maggiore di un accordo commerciale. È parte di una spinta strategica per legare insieme le due metà della civilizzazione Nord atlantica in un momento in cui l’ordine liberale mondiale è minacciato. I due lati stanno attualmente andando verso il divorzio.
Rem Korteweg, un esperto commerciale del Centro Europeo per le Riforme ha detto: “Si supponeva che il TTIP avrebbe impostato le regole per il commercio mondiale. Era il pilastro centrale di un’alleanza tra paesi con simile modo di pensare. Se qualsiasi cosa deve creare rancori che razza di governance mondiale avremo?”
Con chi la Gran Bretagna commercierà?
Ai duri commenti di Fekl ha fatto eco in un linguaggio ammorbidito il Presidente della Francia François Hollande martedí (29 agosto, ndr) ha detto che non c’è modo parlare di TTIP prima che il nuovo governo prenda potere a Washington.
Ha detto: “I negoziati si sono arenati, le posizioni non sono state rispettate e lo squilibrio è ovvio. È meglio che affrontiamo la questione candidamente piuttosto che prolungare la discussione su presupposti che non porteranno a conclusioni”
É difficile giudicare quanto della retorica di Parigi sia una strategia di rischio calcolato in un momento in cui i negoziati per il TTIP hanno raggiunto la fase critica, o piuttosto un atteggiamento del Partito Socialista francese in vista delle elezioni del prossimo maggio. La classe dei lavoratori alla base dei socialisti si é spostata in massa verso il Front National di Marine Le Pen che ha esorcizzato la globalizzazione come “legge della giungla”.
La sinistra, secondo informazioni di Greenpeace, ha fatto più concessioni negoziali di quanto il “principio di precauzione” europeo suggerisce soccombendo alla dottrina rivale americana “basata sul rischio”, secondo quanto si dice “aprendo una corsa al ribasso sugli standard in materia di ambiente, protezione dei consumatori, salute pubblica”. I sostenitori del libero commercio si sono sforzati oppugnare queste cose.
Il Signor Korteweg ha detto che le elite dell’UE hanno fatto pressione per sminuire il crescente senso di rigetto alla globalizzazione. “Hanno lanciato il sasso e perso il controllo nel costruire la narrazione”.
Il dramma parallelo negli USA ha toni diversi. La rabbia pubblica é ampiamente diretta contro il TTP (Trattato di Commecio del Pacifico) visto come uno strumento delle multinazionali per tagliare al ribasso gli standard con lo sfruttamento di lavoro a basso costo e minori i standard ecologici dell’Asia.
Gli Americani sono piú rilassati riguardo al trattato con l’Europa. Il TTIP non é stato il magior argomento nella campagna presidenziale, sebbene Donald Trump lo abbatterebbe certamente nell’improbabile caso che fosse eletto Presidente.
La crisi del TTIP é essenzialmente una storia europea. Il progetto non é ancora morto ma é in declino in una serie di paesi. mentre la Cancelliera tedesca Angela Merkel mantiene ancora le trattative, solo il 17% del pubblico tedesco sostiene l’accordo. Lei non riesce piú a mantenere a bordo i suoi alleati del Partito Social Democratico (SPD).
Sigmar Gabriel, il ministro tedesco all’economia, ha detto durante il fine settimana che le trattative non stavano andando da nessuna parte. “I negoziati con gli USA sono de facto falliti perché gli Europei non si sottomettono di certo alle richieste degli Americani. Io non riesco ad immaginare che il movimento social democratico in Europa opterá per andare avanti e dire “manterremo tutto questo brutto accordo”.
La Federazione degli Industriali Tedeschi ha rigettato i commenti di Gabriel come uno scoppio che va contro la filosofia di libero mercato della Germania Post-bellica. Ma anche se la Germania é ancora in corsa nel TTIP é lungi dall’essere chiaro se l’Olanda potrá mai ratificarlo.
La legge olandese permette agli attivisti di indire un referendum su ogni nuovo trattato una volta raccolte 300.000 firme e hanno giá usato questa procedura per affondare il trattato di alleanza dell’UE con l’Ucraina. Questi plebisciti non sono legalmente vincolanti ma non possono essere facilmente ignorati.
In realtà i votanti hanno rifiutato il trattato per protestare contro le élite europee e la gestione degli affari dell’UE. Il trattato TTIP non sembra poter fare una fine migliore. “Puoi scommetterci il tuo stipendio che se ci fosse un referendum gli Olandesi lo butterebbero via”. Ha detto Korteweg.
La Commissione stima che il TTIP aggiungerebbe uno 0,5% al PIL europeo attraverso i guadagni commerciali derivanti dal ribasso delle tariffe doganali e dalla uniformazione degli standard. Questa è una somma relativamente bassa se messa di fronte a maggiori questioni in gioco sul lato politico.
L’accordo chiaramente accende semafori rossi contro chi decide le leggi e tiene in mano la frusta nelle democrazie parlamentari. I critici arguiscono che crei tribunali speciali al di fuori dei normali sistemi giudiziari, in caso di Dispute tra Stati e Investitori (conosciute con l’acronimo inglese ISDS), che in effetti permettono alle imprese di scavalcare le leggi stabilite da governi eletti.
Questa è già una pratica comune e questo è esattamente il problema. I cittadini si sentono maggiormente calpestati dalle forze globali al di là del loro controllo. Ci sono già 57 tribunali di questo tipo in azione nel mondo, risultanti da una pletora di trattati poco conosciuti, ciascuno con le proprie segreterie. Il loro carico di lavoro è stato elevato negli ultimi quindici anni crescendo fino a 6000 casi annuali.
Queste strutture sono emerse come episcopati della globalizzazione, un potente plesso di corpi sovranazionali i cui poteri si accrescono a scapito dei parlamenti nazionali al limite della autoreferenzialitá.
Qualcuno dice che il Brexit é stato il primo urlo primordiale contro questo ordine mondiale emergente. Se così fosse il crescente contrasto al TTIP sarebbe il secondo.
fonte: http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=5179
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