Il crowdfunding per il bene pubblico è il Male
di EPIC MMT
In questo articolo dello scrittore e giornalista Peter Moskowitz, il cui lavoro si concentra sulla intersezione dell’ambiente (sia costruito e naturale) e le vite umane, ci racconta la realtà empirica di come il crowdfunding da parte delle istituzioni pubbliche, che scelgono di togliere dai loro bilanci sempre più beni e servizi, sia causa di realizzazioni di opere non sempre giuste per il benessere collettivo ed è causa di sempre più forti disuguaglianze.
L’assunto di base che permette la diffusione di tali forme di raccolte fondi anche nel settore pubblico è il considerare limiti alla spesa pubblica per la realizzazione di beni e servizi in favore di famiglie e imprese. Assistiamo sempre più al dilagare di queste iniziative, giunte ormai anche qui da noi.
Con il patrocinio dell’A.N.C.I, dal Comune di Milano, di Brescia, Saluzzo, Taranto, Palermo, a quello di Sori e la piattaformaMeriDOnare, e al Comune di Napoli è già partita la raccolta fondi per cose che fino a “ieri” ci erano garantite, sicuramente molto poche rispetto alle potenzialità, dalla spesa pubblica di uno, seppur minimo, Stato sociale. Spesa pubblica che invece deve essere ripristinata e potenziata per analizzare, progettare e attuare progetti socialmente utili.
L’interesse pubblico non deve essere messo nelle mani dei privati, anche perché si trasformerebbe in interesse privato, sempre alla ricerca della massimizzazione del profitto. È diritto dei cittadini che un bene pubblico sia gestito dallo Stato, possibilmente bene. L’efficienza può e deve essere cercata a livello statale, senza cercarla nelle mani di pochi privati con il portafoglio colmo, la cui discrezione è tanto soggettiva e poco oggettiva dei bisogni della collettività.
L’invito di “Economia Per I Cittadini” è quello di respingere sempre più la diffusione di queste modalità di realizzazione di opere pubbliche, ma di pretendere che lo Stato le attui con il suo strumento monetario senza che lo si sottragga ai propri cittadini.
Pretendere che le istituzioni riprendano, ed esercitino a pieno regime, la loro funzione di garante dei nostri diritti civili e politici, nonché dei diritti economici, sociali e culturali è un nostro dovere e diritto senza farci abbindolare dalla farsa della raccolta fondi privata per cose che il pubblico ci deve, senza se e senza ma.
EMMA HOFMAN, Una maestra d’asilo a New Orleans, ha bisogno del tuo denaro. Negli ultimi due anni, ha creato sei campagne di raccolta fondi sul sito DonorsChoose.org. Il suo obiettivo non è quello di finanziare gite costose o magari un nuovo computer. Lei vuole solo ottenere dei libri, temperamatite e alcuni quaderni con cui far giocare i suoi alunni.
Scorrendo la tua bacheca di Facebook ogni santo giorno, sei certo che ti imbatterai in amici e colleghi che chiedono dei soldi. Se non lo fanno per un progetto creativo o per un nuovo aggeggio rivoluzionario, c’è qualcuno che ti supplica a sponsorizzare il suo viaggio da sogno. Ma qualcosa di completamente diverso accade quando sono gli insegnanti a ricorrere ad una colletta (crowdfunding) per poter finanziare la scuola di base.
I budget striminziti per l’educazione sono quelli che sono, e l’esplosione delle piattaforme digitali per collette stile Kickstarter (2)potrebbero quasi apparire come manna caduta dal cielo. Certamente questi servizi si sono rivelati utili per le persone come la Hofman, che ora è in grado di chiedere aiuto per rendere adeguata la sua classe. Ma il crowdfunding non è la risposta giusta. Di fatto, quando si tratta di sostenere il bene pubblico, il crowdfunding non farà altro che peggiorare le cose.
In un nuovo studio, Daren Brabham, un assistente professore e consulente di crowdsourcing alla Scuola Annenberg per la Comunicazione e il Giornalismo, presso la Università del Sud California, ha confrontato il linguaggio usato dalla stampa per descrivere il crowdfunding con la retorica dei politici che sostengono il taglio di finanziamenti ai programmi “superflui”, in settori come quelli delle Arti. Ha notato una quantità sconcertante di sovrapposizioni: entrambi erano pieni zeppi di parole d’ordine come responsabilizzazione, bootstrap (letteralmente ‘usare le proprie forze per venirne fuori senza aiuti esterni), ed efficienza. “Se vuoi tagliare i fondi a qualcosa”, dice Brabham, “Quale maniera migliore che non puntare ad una raccolta fondi tra gli utenti, tipoKickstarter, che la rende possibile e poi dire ‘Se la gente lo desidera veramente, pagherebbe per ottenerlo’?”
La Hofman lo sta già vedendo accadere. “Odio il fatto che devo usare DonorsChoose” dice “dà agli amministrazioni e ai politici una facile scorciatoia. Non devono più preoccuparsi di dare ai loro insegnanti quello di cui hanno bisogno, perché lo faranno altre persone.”
La tendenza appare estendersi oltre le scuole in bancarotta e se improvvisamente aumentano le piattaforme di finanziamento per le iniziative che una volta erano pubbliche, significa qualcosa. Su IOBY (4), una piattaforma focalizzata sulle infrastrutture pubbliche, gli organizzatori hanno finanziato impianti di riciclaggio e mostre d’arte pubbliche. Al sito di crowdfunding civico Citizinvestor (5), una gran parte delle proposte provengono da settori che recentemente hanno avuto tagli nei loro bilanci, come a Central Falls, in Rhode Island, che avevano bisogno di recuperare 10.000 dollari per ripulire un parco.
La portata di questi progetti può sembrare limitata per ora, ma non lo rimarrà per sempre. Una volta che cominciamo a privatizzare ciò che una volta era pienamente pubblico, tutti i governi saranno troppo impazienti di tentare di eliminare tali spese dai loro libri contabili. L’effetto valanga, e il crowdfunding diventa una giustificazione per lasciare sempre più servizi di base a carico della cittadinanza.
Questo non è quello per cui il crowdfunding è stato sviluppato. Dal momento che l’idea è decollata un lustro fa, i suoi più grandi successi hanno avuto una cosa in comune: Sono affascinanti! Una stampante 3-D casalinga. Una statua di Robocop a Detroit. Riavviare la serie TV Mystery Science Theater 3000 (7).
I bisogni pubblici, al contrario, non sono così affascinanti; essi sono essenziali. Strade, assistenza sanitaria, istruzione: queste non sono il genere di cose che diventano virali e recuperano 2 milioni di dollari in meno di una settimana. Ma se al crowdfunding per il bene pubblico fosse consentito di continuare in maniera incontrollata, non è difficile immaginare un futuro in cui tutti voterebbero per le opere pubbliche usando i loro soldi – distorcendo le priorità reali e dando più voce in capitolo a chi ha il portafoglio gonfio.
Brabham punta la sua attenzione a un fenomeno parallelo nel mondo accademico. Alcuni professori per coprire una parte dei loro costi di ricerca in questo momento sono incoraggiati a fare una colletta, (crowdfund) prima di poter accedere al beneficio di una sovvenzione paritaria. Quello che accade, ovviamente è di privilegiare proposte che sono sexy e appariscenti, quelli di persone che hanno più probabilità di contribuire, in altre parole. Tu e io siamo improvvisamente nella posizione di votare su quello che viene richiesto, anche se non abbiamo idea di cosa sia meglio per la società.
La stessa logica vale per lo sviluppo civico. Aiutare un insegnante a pagare le matite, o donare $ 10 in sostegno della costruzione di altri bidoni di compostaggio nei parchi pubblici nel Queens, sono la stessa cosa. Ma a lungo termine, tali azioni non sono del tutto innocue. Così sostiene Rodrigo Davies, che ha studiato crowdfunding Civico al MIT: “E ‘un po’ come aprire un vaso di Pandora”. E allora teniamolo chiuso.
fonte: http://economiapericittadini.it/news-flash/627-il-crowdfunding-per-il-bene-pubblico-e-il-male
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