La pagliuzza MPS e la trave DB
di ‘CHARLIE BROWN’ (l’articolo è stato inizialmente attribuito ad Alberto Bagnai, la Redazione se ne scusa in primo luogo con l’autore dell’eccellente articolo e in secondo luogo con Alberto Bagnai)
Il recente giro di poltrone a MPS dà il senso di un tram vicino al capolinea.
Non si esce da una situazione patrimoniale e reddituale così compromessa in assenza di un intervento pubblico.
MPS è un microbo rispetto al gigante malato Deutsche Bank, passibile di una meritatissima multa Made in USA di 14 miliardi a fronte di una capitalizzazione di soli 18. Ma è meglio per MuttiMerkel e per il suo mentore Clinton-Bama puntare il faro mediatico sulla pagliuzza senese facendo così passare inosservata la trave DB.
Ormai però il faro è stato acceso (anche grazie ad una vigilanza europea del tutto asimmetrica) ed agli italiani tocca metterci una pezza. Altrimenti, data l’interdipendenza percepita tra banche, ci sarà sempre qualche solone eurista pronto a pontificare su come il povero gigante di Francoforte non sia “picchiato” per problemi di salute suoi propri, ma per un brutto virus contratto a Siena.
Occorre quindi Salvare il Soldato MPS. E per far ciò aggirando l’insuperabile scoglio della “no-bail-out-doctrine” (le bugie della Vestager non bastano più) diversi chef finanziari stellati propongono alla cricca regnante ricette di alta gastronomia derivata. Ma a ben vedere più che di stelle Michelin si dovrebbe parlare di gioco delle tre campanelle.
I vari “piani” infatti hanno due componenti di base:
1) uno smembramento della banca in due parti, la prima della quale ripartirebbe miracolata da una nuova verginità, mentre per la parte malata “si vedrà”;
2) un trasferimento al mercato, pezzettino per pezzettino, dei rischi collegati ai crediti marci e marcescenti della banca tramite la cosiddetta “finanza derivata”.
“Dottò, dov’è la perdita? Dov’è? Qui no, là neanche…”
Ora la componente (1) equivale ad una bancarotta legalizzata [ndc: mannò, che dici! È una bedbenk…] mentre la componente (2) equivale ad una operazione di mimetismo per vendere “a’ sola” a una vasta platea di soggetti ignari tramite l’industria del cosiddetto wealth management.
Obiettivamente è il meglio che si possa fare, visto che in finanza vige la legge dell’additività del valore. Puoi tagliare un’impresa in tutti i pezzi che vuoi e venderli in tutti i modi che vuoi, ma il valore totale non cambia. Se è negativo resta negativo.
Due cose andrebbero capite, e capite bene:
1) I soldi persi dalle banche italiane sono persi per sempre.
2) Quei soldi sono stati persi per sempre dalle imprese affidate principalmente poiché la nostra economia è stata azzoppata da una crisi importata dagli USA e dalla Germania (per mezzo del sullodato wealth management) e non ha i mezzi di politica economica e monetaria per risanarsi (grazie al beneamato euro e a tutto ciò che ci va dietro).
Finché saremo nell’euro e soggetti ai vari diktat “lato offerta” l’economia italiana non ripartirà, e si perderanno altri soldi. Nessuno quindi investirà a valori equi in imprese bancarie prive di prospettive. Si potrà svendere ma non risanare il nostro sistema creditizio. E poiché un paese industriale non può crescere senza un sistema creditizio sano, la “cura” sarà di fermare tutto e spremere il malato come un limone: il salasso di antica memoria (oggi “Troika”). Si riparte poi, dopo molto tempo e molte lacrime, in gran parte in mani straniere: i frutti dei sacrifici fatti si accumulano largamente altrove.
Son cure queste che si applicano a paesi falliti i quali non hanno la dimensione economica e le risorse umane e tecniche dell’Italia. Cure che quindi da noi rappresenterebbero un non-senso politico, economico, ed etico, a meno che non si persegua la distruzione della nostra sovranità economica e politica. Cure che, se si vogliono davvero evitare, si evitano solo reintroducendo nell’equazione lo Stato, in tutte le sue dimensioni e nella sua piena libertà monetaria.
Fantasie?
Assolutamente no.
Sul piano meramente bancario si pensi all’efficace salvataggio pubblico inglese di Barclays e RoyalBank of Scoltand (i cui manager non erano di certo meglio dei nostri). Si pensi poi ai costosissimi salvataggi teutonici delle varie Landeschifezzen, feudi dei politicanti locali: salvataggi fatti alla spiccia e senza tante storie (come lo sarà probabilmente quello della comatosa Deutsche Bank).
Mai come ora questa opzione per la sovranità economica e monetaria è attraente per l’Italia, essendo maturate la condizioni globali politiche e finanziarie per un distacco soft dall’area Euro e della sue (per noi) insane leggi.
Occorre solo guardare in faccia la realtà. E agire!
fonte: http://goofynomics.blogspot.it/2016/09/la-pagliuzza-mps-e-la-trave-db.html
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