il denaro – prima parte
di Andrea Mensa
Buongiorno a tutti Iniziando a scrivere su questo blog vorrei esprimere una nota metodologica alla quale mi attengo nei miei scritti. Dato che esprimo idee e concetti miei (appresi ovviamente o da esperienze dirette, o da informazioni o scritti provenienti da altri, o anche solo da miei ragionamenti o deduzioni) , non faccio mai riferimenti . Se un’idea l’ho fatta mia, provenga da dove vuole, la esprimo come mia e non cerco l’autorevolezza o l’appoggio che un titolo accademico o un premio nobel, possono dare. Purtroppo è vero che di titolati che hanno clamorosamente sbagliato diagnosi e prognosi ne è piena la storia economica, essendo una “scienza” in continua evoluzione e adattamento ai sempre nuovi mezzi che la moderna tecnologia mette a disposizione.
Per fare un esempio attuale basti pensare come i titoli del debito pubblico, soltanto 30 anni fa fossero considerati un investimento. Si compravano, si mettevano sotto al materasso, si staccavano e si incassavano le cedole ed allo scadere del titolo lo si incassava o lo si rinnovava. Oggi, con i collegamenti informatici e dei mercati sempre aperti, in tutte le parti del mondo, si può acquistare un titolo e rivenderlo anche dopo pochi minuti, e questo fatto ha cambiato la natura stessa del titolo. Quindi, la veridicità di quanto affermo dovrà venire solo e soltanto dalla logica, dall’aderenza a quanto la vita di tutti i giorni ci mostra, a quanto possiamo, con le nostre azioni, verificare del funzionamento del “sistema”. Cercherò, come d’altronde ho sempre fatto di esprimermi in modo semplice, comprensibile a chiunque, ricorrendo anche , se necessario a esempi o metafore. Vedrò anche di rispondere il più adeguatamente possibile a domande che sorgessero, a patto di non dover anticipare materie che tratterò in futuro. Potrò inserire scritti che ritenessi particolarmente interessanti , indicandone ovviamente la fonte, e terrò una linea di continuità nella trattazione a meno che accadano dei fatti importanti da illustrare e commentare, per cui darò ad essi la precedenza. Voglio iniziare questa collaborazione, quindi, partendo dall’elemento più banale della materia economica: il denaro. Il denaro è la cosa che più maneggiamo, una delle più desiderate, e, normalmente la meno conosciuta. E tanto per non creare fraintendimenti, quando parlo di denaro, non intendo banconote, le quali sono solo una delle forme che può assumere il denaro, ma di tutto ciò che, riconosciuto come “corso legale”, può essere speso immediatamente. Pertanto sarà denaro la banconota, la moneta, ma anche il conto corrente mediante il quale posso fare assegni o bonifici, e anche i conti postali, ecc…. Denaro è tutto ciò che posso usare come mezzo di pagamento che non sia esso stesso un bene di valore corrispondente, nel qual caso però si configurerà il baratto. A distinguere l’immediatezza d’uso, ai fini di un acquisto, si è diviso il denaro in aggregati monetari, M0, M1, ecc… M0 è l’insieme di tutte le banconote e le monete in circolazione. M1 è la somma di M0 e tutti i conti correnti e postali. Fate bene attenzione, che nella definizione di M0 vi è la dicitura “in circolazione” in quanto sono escluse tutte quelle banconote e monete che si trovano all’interno di una banca per effetto di un versamento. La ragione molto semplice di ciò sta nel fatto che se M1 deve rappresentare tutto il denaro disponibile complessivamente per acquistare beni e servizi, esso non può e non deve variare in funzione di un semplice deposito o prelievo di banconote. Infatti se deposito una certa cifra in banconote, quella cifra verrà sommata sul mio conto corrente, pertanto, se continuassi a contare ANCHE le banconote avrei raddoppiato tale importo nel conteggio di M1, essendo esso la somma delle banconote ( circolanti) e dei conti correnti. Pertanto nella banca entrano le banconote (che spariscono dal conteggio) e compare la cifra sul conto, con il prelievo avviene l’inverso ovvero cancello la cifra dal conto e ritornano le banconote. Se si ragionasse in termini di valore, si potrebbe dire che con un deposito, il valore delle banconote viene trasferito sul conto, che pertanto viene perso da tali banconote, che invece lo riacquisterebbero nel caso venissero date al cliente che preleva, col valore che viene trasferito dal conto (dal quale sottraggo l’importo ) alle banconote che vengono consegnate. Questo fatto, che ora sembra quasi insignificante, lo ritroveremo quando si parlerà di Banche. La differenza tra M0 e M1 quindi, consiste nel fatto che con quanto definito dal primo, lo scambio si limita alle due entità che si scambiano il bene (venditore e acquirente), nel caso di M1 invece, viene coinvolta la banca come operatore che esegue una istruzione dell’acquirente, sia che si tratti di assegno (pagate a …. questo importo ….. prelevando l’equivalente dal mio c/c ) o di bonifico nel quale sono coinvolti conti e banche sia dell’acquirente che del venditore. Invito quindi a non fossilizzarsi sul concetto di banconota, ma pensare al denaro in modo un po’ più astratto, ma anche più esteso (M1). Il denaro lo si misura nell’unità della moneta a “corso legale”. Corso legale significa che lo stato, con la sua autorità sul popolo che vive sul suo territorio, impone di accettare il denaro come mezzo di pagamento. Già, perché un alieno che ci guardasse resterebbe magari stupito del fatto che viene data una mucca in cambio di un pacchetto di banconote, dato che queste non producono nulla e nemmeno si mangiano. Oppure che la mucca viene data in cambio di un numero che viene sottratto da una parte e sommato su un’altra all’interno di una banca. Ed allora la prima domanda che sorge è “da cosa deriva il valore del denaro “? Il valore del denaro deriva dalla fiducia nel fatto che se oggi io accetto del denaro in cambio di un bene reale e concreto, con tale denaro, domani o successivamente, potrò acquistare da qualcun altro i beni che desidero. È quindi solo la fiducia che dopo averlo accettato potrò a mia volta spenderlo, che dà al denaro il suo valore. Per cui la domanda immediatamente successiva sarà: “quanto vale il denaro” ? Dato che questo è uno degli argomenti più dibattuti, lo rimando alla prossima settimana, mentre ora vorrei fare alcune considerazioni in merito ai disagi che sta vivendo l’euro. Islanda, Grecia, Irlanda, per ora, Portogallo e forse Spagna e magari poi anche Italia. I primi tre sono già praticamente falliti, come paesi, dopo che hanno voluto trasferire allo stato l’insolvenza delle loro banche, ma si cerca di tenerli in vita con la respirazione artificiale di un credito internazionale (BCE, FMI) che sposti solo nel tempo la resa dei conti. Riducendo intanto sul lastrico le popolazioni, facendole retrocedere di 10 o 20 anni nel livello del loro benessere. Perché ? Basta guardare chi detiene i titoli di questo debito per capirlo. Banche inglesi, tedesche, francesi, che se quei paesi dovessero ristrutturare il debito ( un modo elegante per dire che su 100 di debito ne rimborsi solo una parte, magari 50 o 70 o forse solo 30) queste banche probabilmente fallirebbero a loro volta dovendo accollarsi tali perdite. Allora meglio costringere i paesi a manovre lacrime e sangue, appropriarsi di interessi quasi usurari, e scaglionare nel tempo…. Già, perché intanto gli interessi sui titoli volano perché dovrebbero scontare il rischio insolvenza. Ma se poi il rischio non c’è più perché ti costringo ad accettare nuovi prestiti, ed aumentare così il debito, perché dovrebbero pagare interessi così alti ? ma è semplice ! perché così pagano in anticipo quello che non pagheranno con le ristrutturazioni dei debiti. E le banche potranno , forse, salvarsi nonostante abbiano creato l’ambiente e le occasioni per questa crisi. Così ovviamente pagheranno i soliti popoli poveri. Ma c’è un’altra cosa che accade contemporaneamente e da questi eventi europei è coperta, nascosta. Il tesoro USA sta inondando il mercato di bonds del SUO debito, con la FED a fargli da spalla e ritirarne un po’ , tanto perché non ci si accorga troppo di quanto accade al dollaro e con esso a tutti i commerci mondiali che lo usano. A gongolare infine, una Germania che fa la voce grossa con i paesi deboli, dopo averli inondati di credito facile per dieci anni, e
dei suoi prodotti che avevano il vantaggio della stessa moneta, e che ora approfitta di una moneta resa più debole dalle traversie dei paesi più poveri ma che per l’export tedesco è una vera manna. Un sistema bancario che sta dissanguando le popolazioni, che attinge credito dalla BCE all’1% e lo concede con il contagocce al pubblico al 5-6%, ma al quale i governi si sottomettono supini, accettandone le imposizioni. L’unica cosa che c’è da domandarsi è “fino a quando” le popolazioni accetteranno tutto ciò, e cosa accadrà quando esploderà la reazione, sempre che ciò accada. Se ciò non accadrà, come ritengo probabile, ci avviamo verso un lungo periodo, molto simile al decennio perduto giapponese, fatto di pochissima crescita, di stasi del mercato immobiliare ed alta disoccupazione, con assoluta inadeguatezza dei governi di reperire risorse presso i suoi membri più ricchi da investire in un piano sostanzioso di sviluppo delle energie alternative e rinnovabili, ad esempio. Ma su un simile piano si scontrerebbero con le lobbies petrolifere, pertanto non si farà. Mi scuso per aver sintetizzato forse troppo un argomento che meriterebbe ben maggiore spazio, solo che richiederebbe da parte del pubblico conoscenze che non sono sicuro che già abbia.
mi è stato fatto notare come l'ultima frase potrebbe risultare anche offensiva, oltre che infelice dalpunto di vista comunicativo.
verissimo e me ne scuso, la scarsa esperienza nell'esprimermi con queste modalità mi ha giocato un brutto scherzo.
quanto volevo affermare era che, volendo trattare l'argomento in uno spazio relativamente ristretto, avrei dovuto dare per scontate delle conoscenze su questi avvenimenti , indispensabili per approfondire, ma molto specifiche nei dettagli tecnici.
vedrò in futuro di esser più preciso. per ora non posso che scusarmi.
Carissimi,
spero non ve ne abbiate, ma vorrei fare un paio di considerazioni.
1) il default del debito pubblico non è un fatto così raro: negli ultimi 500 anni diversi Stati Europei hanno fatto bancarotta (una volta si parlava si "consolidamento" del debito o "disconoscimento") e normalmente la cosa consegue all'avvicendamento di un "regime" di governo nuovo o, comunque a un grande rivolgimento sociale; solo l'impastoiamento culturale smemorato degli ultimi 40 anni ce ha fatto dimenticare e ci fa apparire il debito pubblico qualcosa di intoccabile;
2) il default non è necessariamente un male: l'esperienza argentina degli anni 2000 e seguenti dimostra che il default del debito può dare un rilevante beneficio all'economia di un paese. A oggi l'argentina viene fuori da 10 anno di crescita, è una delle economie più dinamiche del mondo e si indebita a tassi bassissimi (ah che memoria corta hanno i mercati!!!);
3) il default del debito è un grosso rischio: la pericolosità del default dipende fondamentalmente dall'identità dei creditori: dopo la crisi del '92 (per una finestra andata dal '97 al 2001) la stragrande maggioranza del debito italiano (naturalmente il ragionamento va bene per qualsiasi debito pubblico) era detenuto da banche straniere; è evidente che in quel frangente – e in ottica opportunistica – un default sarebbe stato oggettivamente conveniente, giacchè le perdite avrebbero picchiato su portafogli ricchi e non coinvolti nei consumi o negliu investimenti sul ns territorio. Oggi, ahimè, è vero l'esatto contrario e un default si tradurrebbe in una micidiale tassa patrimoniale applicata alle famiglie e in una bomba nucleare sul ns sistema bancario (e in una, conseguente ulteriore "mazzata" al portafoglio dei correntisti.
4) come si risolve allora il problema del debito pubblico oversize? Sul punto segnalo di essere assolutamente concorde con l'opinione dell'autore: l'incremento del debito genera una spirala depressiva nell'economia reale in quattro fasi:
1) il debito aumenta e aumentano i tassi di mercato per remunerare il rischio;
2) l'aumento dei tassi fa "ri-aumentare" il debito e "spiazza" gli investimenti privati che vengono indirizzati sul debito stesso in virtù dei rendimenti generosi;
3) per finanziare il debito si incrementa la pressione fiscale, la quale genera un ulteriore "spiazzamento" degli investimenti privati i quali spuntano rendimenti più ridotti;
4) la spesa pubblica cresce per mantenere alti i livelli occupazionali depressi dalla riduzione degli investimenti privati.
Insomma il debito cresce, cresce la tassazione, cresce la spesa e "aricresce" il debito; il tutto in barba al popolo lavoratore.
Tutto ciò considerato le altre possibili soluzioni sono:
1) un repentino e grave inasprimento fiscale (la chiamerei Prodi's way) che inneschi un processo virtuoso di riduzione del debito; come sappiamo tutti funziona solo nel caso in cui non ci siano recessioni (segnalo che dal 92 al 2008 il debito, grazie a nuove tasse, si era ridotto dal 120% del pil al 105%; è bastato un anno di crisi per riportarlo esattamente dov'era lasciandoci solo la pressione fiscale);
2) una politica monetaria iperinflattiva: la banca centrale finanzia i debiti pubblici stampando moneta a più non posso sperando che i tassi di mercato non crescano proporzionalmente (lo fanno gli USA grazie al fatto che hanno l'esercito più forte e cattivo del mondo);
3) un taglio drastico e lineare di tutti i capitoli di spesa del bilancio pubblico e una parallela – e non proporzionale – riduzione delle tasse (il 30% almeno, in italia), sperando che l'inevitabile impatto sui consumi sia bilanciato dalla crescita determinata dal ritorno di rendimenti decenti sugli investimenti privati;
4) una bella guerra: non sto a spiegare di più perchè dovrebbe essere intuitivo quello che voglio dire.
io preferisco la numero 3, ma scommetto che l'europa adotterà la numero 2 e forse finiremo tutti per ricorrere alla 4.
L'autore cosa ne pensa??
saluti
lucio
@ lucio
trovo molto appropriato e ben espresso questo intervento, soprattutto per cosa riguarda il default del debito sovrano. il grosso inconveniente e la differenza tra secoli addietro e oggi è nella globalizzazione della finanza. chiarisco. quando la finanza era estremamente parcellizzata un default poteva colpire un gruppo di finanzieri o uno stato, ma poi ci si poteva rivolgere ad un altro. oggi vengono coinvolti un po' tutti, ed è proprio solo dall'analisi di "chi colpirà" che si può decidere se è buono o cattivo, ovvero in base alle conseguenze che da esso ne possono derivare.
dei 4 punti che proponi come soluzione, il #2 è inapplicabile quando, come per l'Italia attuale la politica monetaria è delegata ad un ente sovranazionale, la BCE in questo caso, mentre del #1 dimentichi che c'è modo e modo di tassare.
Quando nel 92 Amato fece il prelievo forzoso sui conti correnti dello 0,7% se non erro, questo fu in conseguenza di una indagine di banchitalia che scoprì più di 10.000 conti PERSONALI, ovvero di persone fisiche, non società, con più di un miliardo delle vecchie lire. ora sul conto tieni in genere i denari per le "spese correnti" non certo i risparmi che si investono anche solo in BOT. Recentemente sentii la lamentela di una persona che dompo aver girato un'infinità di porti, porticcioli, ecc… finalmente riuscì a posteggiare la sua barca. quindi pienone di barche con bandiere arlecchino, ma italianissimi proprietari.
la mia idea è che, uno stato in difficoltà dovrebbe avere il coraggio di tassare non solo i redditi, e con aliquote marginali ben sopra il 44% almeno per redditi sopra i 200.000 euro/anno, ma anche capitali e proprietà. orrore penserai, ma una bella patrimoniale, che non incida sul primo milione di euro(ad esempio) io non la vedrei affatto male, colpendo, al contrario di ciò che è stato fatto fino ad oggi, tutti i beni visibili e facilmente accertabili.
insomma, una azione di redistribuzione della ricchezza, non la vedrei male.
grazie comunque per il bell'intervento.
scusa il refuso
non "….il #2 è inapplicabile quando…." ma il #2 NON è applicabile quando …."
accidenti,si vede che ho sonno …. va beh scusate il refuso del refuso…. non so come correggere o cancellare.
Sinceramente non capisco perchè si debba auspicare un taglio della spesa pubblica (sanità, scuola, trasporti pubblici e così via). Non vi pare che abbiano già tagliato abbastanza? Volete davvero ulteriori tagli da una parte e detassazione dall'altra?
Io sono molto favorevole al contrario: tassazione più elevata (ma per cortesia non mungiamo la stessa esausta mucca del dipendente a basso reddito), patrimoniale come correttamente suggerito da Andrea, ed AUMENTO dei finanziamenti pubblici.
Ci serve una migliore sanità ed una migliore istruzione, senza turni massacranti di chi rimane (turnover bloccato) . Ci serve un potenziamento dei trasporti pubblici tale da disincentivare il trasporto privato (meno macchine in città, meno camion in autostrada) e così via.
Invece quello che succede è che tagliano i servizi (a volte anche essenziali) per premiare quattro amministratori delegati, con costi alla fine superiori.
Leggete qui se ne avete voglia:
http://www.lavoce.info/articoli/-categoria48/pagina1002005.html
"La debolezza delle relazioni riscontrate tra il livello dei costi dei Cda e alcune performance aziendali, può quindi permettere di affermare, almeno per le società del campione, che il costo di questi organi è largamente immotivato e determinato da fattori endogeni."
Pensavo di postarlo questo significativo articolo, ma non so come fare a immettere i grafici.
@ Tonguessy
grazie per l'appoggio perchè penso di questo si tratti , visto che mi sono espresso chiaramente per un aumento di tassazioni ma NON per i soliti tartassati.
d'altronde se c'è un debito ci sono anche dei creditori, che questo debito finanziano, e smettiamo di riversare tutto sulle anonime banche.
se le banche acquistano titoli, lo fanno con i mezzi propri, e quindi con soldi che sono di proprietà della banca e quindi dei suoi azionisti, che di nuovo, anche se attraverso tanti altri filtri societari, sono persone fisiche.
altra nota , che qui non ho ancora espresso ma sarà opportuno cominciare a imprimere nella testa della gente, è la richiesta di riservare quei pochi fondi che potessero esser resi disponibili allo sviluppo delle energie alternative, ma non come fatto con l'eolico, finito in un pozzo nero di tangenti, però finalizzando gli sforzi in questa direzione. altro che sovvenzione di 200 e passa mila euro alle scuole private!!
abbiamo già ottime industrie all'avanguardia nella produzione dei pannelli solari, e noi, paese del sole, siamo distanziati, in ritardo, rispetto a una germania che il sole lo vede da lontano.
ma è possibile una simile stupidità nazionale ??
c'è una strana abitudine, quando si entra in clima di austerità di parlare di "popoli" di stati ecc… quando si parla di austerità , guarda caso gli occhi dei media si volgono all'unisono verso la scuola, la sanità e soprattutto le pensioni.
poco prima dello scoppio della "questione greca" su un settimanale apparve la storia del magnate greco che si compera le isole per farsene paradisi personali.
allora, forse, non sono proprio tutti solo dei pensionatoi o disoccupati o sottooccupati, i poveri greci, e se andiamo a guardare, chissà ch enon ne troviamo anch equalche esemplare irlandese.
in Italia non c'è da fare alcuno sforzo, perchè ce ne sono talmente tanti e manifesti, che basta guardar fuori dalla finestra.
solo due chiose:
1) il punto due è tanto applicabile che già lo stanno applicando. mi spiego meglio di quanto non abbia già fatto (perdonatemi ma ho scritto il temino nei 5 minuti liberi della giornata e sono stato troppo sintetico): naturalmente è vero che la politica monetaria è competenza della BCE. questo fatto tuttavia non fa che amplificare il fenomeno della politica monetaria iperinflattiva, giacchè la BCE sta GIA' finanziando i debiti pubblici (plurale) nazionali attraverso:
il fantastico fondo approvato ai tempi della crisi greca
dicevo (scusate ma ho spedito per sbaglio il commento prima di firnirlo!!) la BCE sta già facendo una politica inflattiva attraverso:
– il fantastico fondo istituito ai tempi della crisi greca;
– l'espansione del rifinanziamento delle banche private attraverso l'accettazione in garanzia di titoli che cinque anni fa non se li pigliavano manco alla bocciofila;
– la norma che consente alle banche di non far transitare da conto econimco le minusvalenze su titoli di stao area euro (altro che berlusconi col falso in bilancio per comprarsi un calciatore!!!)
indi ragion per cui, dicevo, la soluzione 2 E' UN FATTO non un'ipotesi.
quanto all'incremento della tassazione francamente preferisco la proprieta pubblica dei fattori di produzione e una spesa pubblica pari al 100% del pil a una finta economia di mercato nella quale lavoro come un negro per pagare le zoccole (e se li spendessero solo così potrei pure capire….) degli amici e degli amici degli amici.
vado a lavorare ciao!!!
@ lucio
nel post precedente il riferimento agli USA mi ha indotto in errore.
manovre simili , alla BCE sono vietate, salvo che possa ricorrere a trucchi , come acquistare assets nonnegoziabili, oppure titoli del debito pubblico del SINGOLO STATO dopo approvazione delboard dei rappresentanti delle banche centrali ( i quali danno il consenso se il loro governo lo permette)..
sarà una finzione contabile, ma non rientra in una manovra pro euro, ma salvataggio dello stato in difficoltà, dopo aver ovviamente negoziato gli interventi strutturali.
a differenza della FED che può decidere autonomamente un QE2.
per il resto sono d'accordo.
@ lucio
dimenticavo un particolare. martedì prossimo proseguirò la trattazione del discorso "valore del denaro" e la settimana dopo tratterò poi l'argomento inflazione.
penso ti interesserà conoscere il mio pensiero, ch esidiscosta dalle attuali "scuole" per aderire maggiormente alla realtà attuale.
arrivederci.