Proposte per una organica riforma tributaria*
1. LE PRE-CONDIZIONI NECESSARIE
Prima di affrontare i veri e propri temi della riforma tributaria è opportuno chiarire brevemente e senza scendere nello specifico, quale sistema e quali condizioni si debbano porre in essere a monte degli interventi di natura fiscale.
È infatti da evidenziare che nel corso del tempo che ci separa dal 1948, anno di entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana, molti ambiti delle istituzioni repubblicane sono stati riformati e il quadro che ne esce fuori è quello di un ordinamento giuridico completamente stravolto.
Di seguito si elencano le più importanti pre-condizioni di sistema da porre in essere affinché l’eventuale riforma tributaria, ispirata ai principi costituzionali, possa operare in maniera organica.
a. Recesso dalla Unione Europea.
Condizione principale è il recesso dalla Unione Europea, le cui norme contenute nei Trattati, in parte recepite dall’ordinamento italiano, si pongono in aperto contrasto con i principi costituzionali.
Recedere dall’Unione Europea significa, per la Repubblica Italiana, riconquistare la propria sovranità nazionale, che è innanzitutto politica.
b. Pieno recupero in capo al Governo della Repubblica Italiana della leva monetaria.
Per il buon governo dei conti pubblici la leva fiscale deve essere impugnata assieme a quella monetaria, ed è per questo motivo che dovrà essere inequivocabilmente abbandonata l’ideologia che vuole l’indipendenza della politica monetaria dall’esecutivo.
Il governo politico dovrà ritrovare la piena capacità di poter emettere moneta attraverso la Banca D’Italia e dovrà ripristinarsi lo strumento dello scoperto di c/c intestato al Ministero del Tesoro presso la banca centrale italiana.
c. Ripristino del sistema di repressione finanziaria.
Dovrà ripristinarsi il sistema di repressione finanziaria, per la cui definizione dei principi si rimanda alla lettura dell’omonimo documento approvato dall’Assemblea dell’ARS – Associazione Riconquistare la Sovranità nel giugno 2013.
d. Politiche di indirizzo del risparmio verso i titoli di Stato e ripristino e inasprimento dei vincoli alla circolazione di capitali.
Una politica fiscale volta alla redistribuzione della ricchezza e un mercato finanziario chiuso alle fughe di capitali e alle speculazioni, dovranno essere accolti da politiche di indirizzo del risparmio verso i titoli di Stato.
e. Abbandono dell’ideologia della “banca universale” e ritorno al sistema bancario nazionale e prevalentemente pubblico.
Un sistema bancario al servizio della collettività nazionale, che finanzi la crescita e lo sviluppo in maniera equilibrata, deve per forza di cose tornare ad essere prevalentemente pubblico ed operare solo in ambito nazionale.
Il progetto fallimentare della banca universale deve, per la seconda – e speriamo ultima – volta nella storia, essere abbandonato. L’esercizio del credito deve essere separato da tutte le altre attività finanziarie, che in un sistema di repressione della rendita finanziaria saranno ovviamente anche ridimensionate.
f. Ripristino di misure di difesa commerciale e politica dei dazi per un’economia chiusa alle invasioni commerciali e aperta agli scambi bilaterali.
Politica industriale, politica dei prezzi, prelievo fiscale, benessere sociale e lavorativo sono condizioni interconnesse fra di loro. È per questo motivo che dovrà essere recuperato lo strumento difensivo offerto dai dazi commerciali per tutelare i prodotti nazionali in concorrenza con i prodotti stranieri nei settori strategici nei quali apparirà necessario.
g. Ritorno al sistema industriale nazionale e alle partecipazioni statali.
Il circolo virtuoso della redistribuzione della ricchezza attraverso la creazione di ricchezza è un sistema aperto nella misura in cui permette alle esportazioni di beni e servizi, prodotti nel territorio nazionale, di finanziare le importazioni di beni e servizi necessari al ciclo produttivo nazionale.
Un sistema economico bilanciato e un sistema industriale nazionale sono fondamentali per un equo prelievo fiscale.
Gli squilibri industriali creati dalla globalizzazione hanno un effetto distorsivo che si ripercuote inevitabilmente sul prelievo fiscale, con la conseguenza che la ricchezza non viene distribuita e l’imposizione fiscale ricade sui consumi e, quindi, sulle fasce più deboli della popolazione.
Una riforma tributaria efficace dovrà essere quindi accompagnata da una lungimirante politica industriale a trazione prevalentemente pubblica e, quindi, da un ritorno al sistema delle partecipazioni statali.
2. GLI INTERVENTI “UNA TANTUM”
Gli interventi successivi alla riforma degli anni ’70 hanno prodotto, come si è visto nella parte prima del presente documento, un sistema tributario sempre più iniquo.
Tale situazione, unitamente all’apertura da parte del legislatore al credito al consumo e il facile ricorso da parte delle piccole e medie imprese al credito bancario – indotto dalla libera circolazione dei capitali (una delle 4 libertà a fondamento della Unione Europea), amplificata a dismisura dagli effetti del “cambio fisso” introdotto con l’Euro – sono stati determinanti nel creare una situazione di indebitamento privato diffuso.
Larghi strati della popolazione italiana, in qualità di cittadini o di imprese, sono fortemente indebitati principalmente nei confronti di due categorie di soggetti: il sistema bancario e il fisco.
Posto che non è questo il luogo ove svolgere analisi e proposte in merito alle soluzioni da adottare per rimediare al problema del patologico indebitamento nei confronti del sistema bancario, in questa sede potrà invece certamente trovare spazio una proposta per risolvere il problema dell’indebitamento nei confronti dell’erario.
Tale proposta viene articolata nei tre punti che seguono.
a. Il “condono riconciliativo” per tutti i debiti verso il fisco.
Dovrà essere adottato da parte dello Stato, come misura prevista una tantum e quale riconoscimento delle misure di iniquità fiscale sino ad oggi adottate, un condono tombale con rinuncia all’arretrato dei crediti vantati nei confronti dei contribuenti per qualsiasi titolo o ragione.
b. Il credito d’imposta per i contribuenti diligenti.
Dovrà essere inoltre istituito un credito di imposta, temporaneo e ben determinato nella misura, a favore di tutti i contribuenti che, nonostante l’iniquità del sistema tributario, abbiano onorato diligentemente e con grande sacrificio tutti gli impegni fiscali.
Tale misura appare doverosa nella misura in cui, nel condonare somme a chi è debitore nei confronti del fisco, non si voglia fare un torto a chi debitore, per suo merito e sacrificio, non lo è diventato.
c. L’emissione straordinaria di titoli del debito pubblico denominati “Risorgimento italiano” a copertura delle spese correnti durante il periodo del credito d’imposta.
Il finanziamento delle spese pubbliche correnti durante il periodo del credito di imposta, potrà essere generato ricorrendo ad un’emissione straordinaria di titoli del debito pubblico.
Per la fase storica in cui si collocheranno e per i motivi alla base della loro emissione potranno senz’altro essere denominati “Risorgimento Italiano” e, in quest’ottica, potranno sicuramente essere in parte sottoscritti da coloro che riceveranno i benefici derivanti dal suddetto credito d’imposta.
3. LA RIFORMA TRIBUTARIA
a. Le basi del sistema: equità e progressività.
Un sistema tributario moderno e ispirato ai principi costituzionali di equità e redistribuzione della ricchezza, dovrà essere fondato su un sistema di imposte dirette, personali e progressive.
Dovrà quindi mettere in primo piano, fra le sue caratteristiche, la capacità contributiva e la progressività.
La progressività, è bene ribadirlo, è lo strumento attraverso il quale con il prelievo fiscale si opera la redistribuzione della ricchezza all’interno della comunità-Stato. E deve essere questo l’unico principio guida che il futuro legislatore tributario dovrà seguire nel delineare il nuovo quadro normativo in materia fiscale.
b. Centralizzazione di tutte le imposte in capo allo Stato come Ente Impositore Esclusivo.
Il sistema tributario, al fine di evitare pericolose sovrapposizioni impositive e per un prelievo fiscale più efficace, dovrà tornare ad essere centralizzato a livello statale in via esclusiva.
Agli Enti Locali, nel rispetto delle autonomie costituzionalmente garantite, verrà revocata la capacità impositiva.
La revoca della capacità impositiva non influirà negativamente sulle entrate degli Enti Locali, in quanto verranno potenziati e migliorati i trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali per garantirne il corretto e funzionale esercizio.
c. Le imposte dirette.
Le imposte dirette, come detto, dovranno rappresentare il fulcro del sistema tributario e saranno di due tipi: quelle sulle persone fisiche e quelle sulle imprese.
– Imposte sulle persone fisiche.
L’imposta sulle persone fisiche dovrà ricalcare l’imposta delineata dalla riforma del 1971 che si è caratterizzata per una forte progressività dovuta ai 32 scaglioni di reddito e per aliquote molto basse riferite a redditi minimi (10%) e molto alte riferite a redditi considerevoli (72%).
– Imposte sulle imprese.
L’imposta sulle imprese, a differenza della riforma del 1971 che la vedeva come imposta proporzionale, dovrà essere anch’essa improntata a criteri di progressività.
Dovranno essere previste esenzioni per le riserve destinate ad investimenti, che saranno regolamentate con i dovuti accorgimenti al fine di evitare elusioni di imposta.
Componenti della base imponibile saranno gli utili di esercizio. Verrà quindi abolita l’IRAP la cui determinazione esula dall’effettivo conto economico.
– Abolizione del sistema degli acconti.
Dovrà essere abolito l’assurdo sistema degli acconti sulle imposte. Uno Stato con piena capacità di sovranità monetaria non ha bisogno di ricorrere al vessatorio sistema degli acconti sulle imposte future per far fronte ai propri impegni di spesa o ai flussi di cassa.
– Abolizione degli “Studi di Settore”.
Dovrà altresì essere abolito l’odioso sistema degli “Studi di Settore”. Per recuperare il rapporto fiduciario con il contribuente, il fisco dovrà abbandonare misure di accertamento forfettario o puramente statistico, indirizzandosi invece verso strumenti tecnologici analitici per il riscontro delle informazioni rese dal contribuente.
d. Le imposte indirette.
Le imposte indirette, le quali per loro natura colpiscono iniquamente i contribuenti, dovranno avere una parte estremamente marginale, quasi inesistente, nel futuro sistema tributario ispirato ai principi costituzionali.
A tal proposito dovranno essere abolite l’I.V.A. e tutte le tasse su beni di consumo come ad esempio la benzina.
Dovranno altresì essere abolite le accise sulla produzione in quanto la tassa non dovrà rappresentarsi come un costo.
Dovrà invece essere riconosciuto alle imposte indirette il ruolo di strumento di disincentivazione di specifici consumi quali ad esempio tabacco e alcool (già presenti nel nostro ordinamento), o qualsiasi altro bene o servizio che il legislatore riterrà opportuno.
In questa ottica andrà rivisto anche il cosiddetto “Bollo auto”, che potrà essere usato come disincentivo all’uso di veicoli di trasporto privati in luogo dell’utilizzo di mezzi pubblici. Ovviamente tale disincentivazione troverà ragion d’essere solo quando i servizi di trasporto pubblici offriranno un servizio all’altezza delle aspettative di un paese moderno ed efficiente.
e. Imposte sul patrimonio.
– L’imposta immobiliare dovrà essere riformulata in termini progressivi e dovrà prevedere l’esenzione totale sugli immobili presso cui sarà adibita la residenza del proprietario (abolizione IMU su prima casa).
– Dovranno essere esentati dal pagamento di imposte gli interessi sui titoli di Stato Italiani e gli interessi sui conti correnti bancari o postali. Tale indirizzo trova spiegazione nel criterio che un sistema incentrato sulla piena occupazione produrrà un certo livello di inflazione, gradito ed accettato, il quale determinerà di fatto una tassazione indotta sui patrimoni mobiliari, che quindi non andranno nuovamente soggetti ad imposta.
f. Abolizione tributi per servizi.
Un’altra tendenza che dovrà essere invertita sarà quella di istituire o aumentare le tasse sull’erogazione di servizi pubblici.
In quest’ottica andranno aboliti le seguenti imposte e tributi:
- ticket sanitario (erogazione servizi sanitari);
- contributo unificato (erogazione servizi di giustizia);
- TASI – TARI;
- imposta di bollo;
- imposta di registro;
- imposta ipotecaria;
- imposta catastale;
- imposta provinciale di trascrizione.
g. Riforma del sistema di riscossione.
Nell’ottica di una razionalizzazione del sistema tributario deve anche trovare spazio la riforma del sistema di riscossione delle imposte.
Si rende necessaria a tal proposito la liquidazione del gruppo di Società per Azioni “Equitalia”, con l’accorpamento delle funzioni di riscossione in capo all’Ente Impositore.
4. CONCLUSIONI
Le proposte di riforma formulate rispecchiano la semplicità del dettato costituzionale, che con una formula contenuta in due righe detta le regole per un fisco equo, moderno e giusto, strumento indispensabile per una società civile basata sul progresso umano e sociale.
* E’ la seconda parte del documento programmatico del FSI “La riforma tributaria”, redatto da Andrea Franceschelli del FSI di Pescara, approvato dall’assemblea nazionale dell’ARS del giugno 2015 e richiamato dall’atto costitutivo del FSI. L’analisi storica della lenta ma progressiva attuazione della disciplina costituzionale fino al 1982 e del progressivo allontanamento dai principi costituzionali a cominciare dal 1983 si legge nella prima parte del documento, al seguente link: http://www.riconquistarelasovranita.it/uncategorized/la-riforma-tributaria-dellars-documento-approvato-dallassemblea-nazionale-dellars-7-giugno-2015
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