Demiurgorgon
di Gabriele Toma
Sono un transumanista semplice:
attendo ingenuamente
di ibridarmi con le macchine.
Ero piccolo, amavo goku
e avevo tutti i robottoni.
Sognavo di attivare il mio potere
soltanto per pura volizione,
incazzandomi d’imperio o al più
premendo fatalmente dei bottoni.
Ora che sono grande e grosso
perseguo ricerche dubbie e turpi
solo perché posso.
Il potere
si sa
è per definizione illimitato.
Però,
mancando il GPS
di cui parlava Kant,
ho bisogno a tutti i costi
di guardare in faccia il mostro.
Me ne frego
dell’utilità sociale,
calpesto
chi i mostri li conosce,
preso dalla smania
di sostituirmi a Dio,
che mai una volta ho percepito.
Sono antipolitico
perché la cosa pubblica
è poca cosa
in confronto alla mia cosa.
Sono contrario
ad ogni ideologia
perché ignoro il nichilismo
che soggiace alla mia.
Sono servo al capitale
se questo mi permette
laboratori nuovi
e nuove cavie.
D’altro canto io prometto
profitti enormi e meno sforzo,
sensi più potenti
e vita immortale.
Voglio giocare con leggi
che ancora non conosco
al solo scopo di salvarmi –
per censo o per miracolo –
e confermare a tutti
che sono il Superuomo.
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