Inflazione: la propaganda liberale e l’inflazione in Svezia negli anni 1956-1980
La serie storica dell’inflazione su base annua in Svezia, negli anni 1956-1980 (i dati si trovano qua), è la seguente
1956: 4,97% 1957: 4,32% 1958, 4,40% 1959: 0,81% 1960: 4,14%
1961: 2,16% 1962: 4, 76% 1963: 2,87% 1964: 3,39% 1965: 5,00%
1966: 6,43% 1967: 4,29% 1968: 1,95% 1969: 2,69% 1970: 7,01%
1971: 7,41% 1972: 6,01% 1973: 6,71% 1974: 9,90% 1975: 9,79%
1976: 10,27% 1977: 11,41% 1978: 10,08% 1979: 7,19% 1980: 13,69%
La media dell’inflazione annua dal 1956 al 1973, ossia prima dello shock petrolifero, fu del 3,94%.
Questi dati, relativi ad un paese ricco, che negli anni considerati incrementeva continuamente lo stato sociale, creava mobilità sociale ed era stabile politicamente, dovrebbero bastare a convincere tutti coloro che si sono fatti stupidire dalla propaganda liberale che il 2% o il 3% non sono tassi “ottimali” di inflazione” e che il problema del “controllo dell’inflazione” è il problema di tenere sotto controllo il tasso di incremento, non il problema di fissare un livello ottimale (bassissimo, secondo la propaganda liberale).
Economisti liberali e giornalacci capitalisti (capitalista e liberale sono la stessa cosa) hanno ingannato il popolo italiano per decenni. E gli economisti pseudocritici, con pochissime benemerite eccezioni, su questo punto hanno sostanzialmente taciuto, accettando di anteporre il non problema del livello dell’inflazione al problema del livello dell’occupazione e quindi all’obiettivo dell’aumento dei redditi da lavoro, autonomo e subordinato.
L’Unione europea ha elevato a “norma costituzionale” (europea) la propaganda ingannatrice liberale.
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