Contro la sottrazione della dignità ai lavoratori: tornare uomini e riprenderci i diritti
di MARTINA CARLETTI (ARS Umbria)
Più volte, in questi giorni di rumore massmediatico provocati dalla demonizzazione dell‘assemblea sindacale dei lavoratori del Colosseo, mi sono soffermata a leggere di alcuni che, insinuando di avere meno diritti di altri (partite IVA contro dipendenti pubblici, dipendenti pubblici contro dipendenti privati, imprenditori contro il resto del mondo), invocavano a gran voce più occupazione per tutti ma, contemporaneamente, meno diritti.
Lo stesso, presunto, “leader dell’opposizione” Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, intervistato da un programma radiofonico dell’emittente Radio 24 (che fa capo a Confindustria), accusava gli stessi dipendenti dei Beni Culturali di «rovinare l’immagine dell’Italia all’estero», e quindi continuava, «per me possono essere licenziati domani mattina», colpevoli di creare disagi a causa della loro protesta contro il mancato pagamento degli straordinari dell’ultimo anno.
«I villeggianti sono confusi e spaesati», lamentava paternalmente buona parte della stampa, sostenendo peraltro l’esistenza di supposti “diritti dei turisti” ed ignorando dolosamente la prerogativa a svolgere assemblea sindacale con le rappresentanze.
La progressiva demonizzazione dei lavoratori, siano essi dipendenti o autonomi, peraltro in piena fase di deflazione salariale e recessione economica, ha l’obiettivo di creare finte categorie di privilegiati contro sfruttati, via via individuate a seconda dei casi particolari: è schizofrenia, suscitata ad arte dal sistema dei principali media, di una realtà virtuale completamente divergente da quella reale, nella quale sia l’imprenditore che il dipendente vengono vessati e messi l’uno contro l’altro per creare ulteriori divisioni sociali oltre a quella, già imperante e pericolosa, tra “straniero” e “autoctono”.
Gli ormai perduti diritti liberal-democratici, mantenuti in vita solo propagandisticamente, accentuano la competizione nella massa dei dominati.
L’assenza generalizzata di cultura politica e di militanza, di “ideologia” in accezione positiva, è il dato di partenza sul quale si basa il controllo dei leader europeisti via via imposti, con l’obiettivo di espropriare il popolo non solo dei diritti, ma della capacità oggettiva di analisi dei fatti, romanzando un’attualità priva di alternative. La logica del sistema neoliberista esige che il consenso sia frutto di un’opera di propaganda, e quindi superficiale, non conseguente a un impegno ideale e capace di suscitare potenti passioni: esecrare dunque il conflitto sindacale e creare categorie di lavoratori tra loro contrapposte fa parte della stessa dinamica di potere.
Occorre quindi rivelare il vero volto di questo sarcasmo e del disprezzo stimolati tra gli sfruttati stessi, che diligentemente accettano, inconsciamente o meno, di trovare nel prossimo loro, nel vicino di casa, il proprio nemico, quasi a ripiegare una rabbia atavica frutto di ingiustizie quotidiane.
Ebbene, cosa dire a chi si sente sfruttato?
Che non siamo né tutti vittime, né tutti carnefici, bensì cittadini che vivono un sistema di ingiustizie deliberate e volute, che hanno il solo scopo di dividerci.
Prima torniamo ad essere e riconoscerci uomini, prima possiamo lottare per riprenderci i nostri diritti di lavoratori.
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