E’ invece, proprio l’euro in sé che si conferma lo strumento “vincente” e coattivo (pp.4-6), attraverso cui i “mercati” possono giungere a dichiarare lo “stato di eccezione” della crisi del debito pubblico, imponendo un’austerità fiscale che, indicata come rimedio (al debito pubblico, ma, in realtà agli squilibri finanziari e commerciali inevitabilmente creatisi all’internodell’eurozona: e l’unico a non volerlo capire pare che sia rimasto solo Monti), ha portato all’effetto opposto: aumento del rapporto debito/PIL e connessa recessione con insostenibili restrizioni del credito (credit crunch) e le insolvenze che tutto ciò ha innescato.
Una gross violation di norma fondamentale dell’ordinamento italiano sui diritti della persona, – perfettamente riconoscibile sia dalle autorità italiane che da quelle dei partners UEM.
Questa violazione dell’art.47 (che involge prerogative “personalistiche” umane, come il favor per la casa di abitazione e la possibilità di espletamento di un’attività economica espressione della specificità tutelata di talune di esse, in connessione all’art.2 Cost.), si aggiunge alle ancor più vaste e imponenti gross violations, determinate dall’austerità stessa e dai connessi più drastici limiti al deficit dello Stato, che riguardano i più importanti diritti fondamentali della persona umana: diritto al lavoro (artt.1, 4 e 35 Cost.), diritto alla salute (art.32 Cost.), diritto alla pubblica istruzione (art.33 Cost.) e diritto ad un adeguato sistema previdenziale (art.38 Cost.).
Questi punti dovrebbero essere chiari; se non lo fossero, sarebbe grave, a questo punto della crisi italiana.
Ci si rimbocca le maniche, si studia e si cerca di capire a fondo, (ciò che in tutta €uropa è ormai evidente): e si agisce di conseguenza, assumendosene la responsabilità. E questo significa RIPRISTINANDO LA LEGALITA’ COSTITUZIONALE, che è la prima è la più importante di tutte.
Ecco il “chiarimento” fornito dal direttore della vigilanza in sede parlamentare, che, alla luce delle considerazioni che precedono, dovrebbe risultare più chiaro (proprio per consentire il raccordo ho inserito il neretto):
Bankitalia ammette: la separazione bancaria e l’UE non sono compatibili – Ildirettore della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, ha ricordato che l’Italia dovette abbandonare il sistema di separazione bancaria, vigente dal 1936, per obbedire a una direttiva europea. Parlando di fronte alle Commissioni Finanze riunite di Camera e Senato il 17 gennaio, Barbagallo ha risposto a una domanda del deputato pentastellato Alessio Villarosa, il quale gli ha chiesto se non sia il caso che la crisi bancaria italiana mostra il fallimento del modello di banca universale e se non fosse meglio tornare al vecchio sistema.
“È molto interessante quanto ha detto sulla legge bancaria del ’36”, ha risposto Barbagallo, ricordando che essa “fu modificata [dalla legge Draghi-Amato, ndr.] per recepire una direttiva comunitaria. Separatezza tra banca e industria, breve e lungo termine, banca d’interesse pubblico non sono concetti dell’Europa. Già a meta degli anni Ottanta non erano concetti dell’Europa. Se l’Italia sta in Europa” deve obbedire alle leggi europee, ha affermato, aggiungendo: “Si può avere un parere personale diverso ma questo è un dato di fatto”.Ripetendo che sarebbe interessante discutere se la separazione bancaria avrebbe preservato le banche dalla crisi, Barbagallo ha però osservato che “il problema oggi è legato soprattutto ai crediti deteriorati perché (…) posto che 18% dei crediti sono deteriorati”, si tratta di “un problema della banca commerciale, non della banca universale”.Se l’economia va male, vanno male sia le banche universali sia quelle commerciali. “È naturalmente un tema aperto su cui si possono avere opinioni…. Poi le farò avere privatamente una risposta”, ha concluso Barbagallo.Barbagallo ha ragione quando afferma che la crisi delle banche italiane, a parte qualche eccezione, è una crisi dei crediti commerciali; tuttavia, le sofferenze sono il prodotto della politica di austerità imposta dall’UE dopo i salvataggi delle banche universali nel 2008.Se in quella congiuntura i Paesi dell’UE avessero reintrodotto la separazione bancaria, i governi non si sarebbero sobbarcati quell’enorme passività e i fondamentalisti di bilancio non avrebbero avuto il pretesto per imporre l’austerità.Inoltre, la crisi che minaccia il contagio europeo, quella di MPS, è dovuta principalmente alla folle acquisizione di Antonveneta nel 2008, un atto che, fosse MPS rimasta banca commerciale, non avrebbe potuto verificarsi sotto la vecchia legge. Barbagallo dovrebbe saperlo bene, dato che fu proprio il suo ufficio, allora presieduto da Anna Maria Tarantola, a scoraggiare l’acquisizione nel 2007.
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