ZH – Al via le guerre commerciali europee: il consigliere al commercio di Trump accusa la Germania di sfruttare un euro “esageratamente svalutato”
di TYLER DURDEN
In un’intervista al Financial Times, Peter Navarro, presidente del nuovo Consiglio Nazionale del Commercio di Trump e suo più importante consigliere sul commercio, lancia un durissimo attacco alla Germania, accusata di approfittarsi di un euro definito un “marco implicito” esageratamente svalutato. L’amministrazione Trump spara così il primo colpo sulla Germania della Merkel, già inserita dagli Stati Uniti nella lista dai paesi da controllare per manipolazione della valuta, parte di una più ampia strategia che secondo Navarro è finalizzata a riportare sul suolo americano una robusta catena nazionale di approvvigionamento che stimoli il lavoro e la crescita dei salari. Via ZeroHedge.
Con l’accusa alla Germania di sfruttare un euro “esageratamente svalutato” per “approfittarsi degli Stati Uniti e dei suoi partner europei” da parte di Peter Navarro, il più importante consigliere al commercio di Trump, riportata dal Financial Times, l’amministrazione Trump ha appena sparato il primo colpo nella guerra valutaria, e quindi commerciale, tra Stati Uniti e Europa. Il FT nota che probabilmente queste dichiarazioni “provocheranno allarme nella più grande economia europea“. La notizia del comunicato ha fatto impennare il cambio EUR-USD e crollare il dollaro ai minimi degli ultimi 2 mesi.
Navarro, il presidente del nuovo Consiglio Nazionale del Commercio di Trump, ha detto al Financial Times che l’euro è un “marco tedesco implicito” il cui basso valore ha dato alla Germania un vantaggio sui suoi principali partner. Anche se queste accuse non risultano nuove – la Germania è stata spesso accusata di trarre il massimo vantaggio dall’euro debole, a scapito della periferia europea – le sue opinioni, secondo il FT, suggeriscono che l’approccio aggressivo sugli scambi commerciali della nuova amministrazione si sta concentrando sulle valute. Inoltre, praticamente garantendosi un deterioramento nelle relazione USA-Germania, e lasciandosi alle spalle le precedenti politiche degli Stati Uniti, Navarro ha anche identificato nella Germania uno dei principali ostacoli per un accordo commerciale tra Stati Uniti e UE, e ha dichiarato che i colloqui con il blocco europeo sul TTIP sono morti e defunti.
“La Germania è un un grosso ostacolo alla possibilità di vedere il TTIP come un accordo bilaterale, perché continua a sfruttare gli altri paesi dell’Unione europea, così come gli Stati Uniti, con un ‘implicito marco tedesco’ che è esageratamente svalutato”, ha detto Navarro. “Lo squilibrio strutturale tedesco negli scambi con il resto dell’Ue e degli Stati Uniti sottolinea l’eterogeneità [diversità] economica all’interno dell’UE – ergo, questo è un accordo multilaterale sotto forma di accordo bilaterale.”
I commenti evidenziano una crescente volontà da parte dell’amministrazione Trump di contrapporsi ai leader europei e in particolare ad Angela Merkel, il Cancelliere tedesco. Oltre a sostenere pubblicamente il governo della signora May nei suoi negoziati con l’UE sui termini della sua uscita, il signor Trump ha definito l’UE un veicolo della Germania e la NATO un’alleanza obsoleta.
L’intervento di Navarro fa seguito alla visita a Washington di Theresa May della scorsa settimana, durante la quale il Primo Ministro britannico e Trump hanno discusso le modalità di avvio dei negoziati per un accordo commerciale USA-UK.”
“La Brexit ha ucciso il TTIP su entrambe le sponde dell’Atlantico, anche prima delle elezioni di Donald Trump. Io personalmente considero il TTIP come un accordo multilaterale con molti paesi sotto un unico ‘tetto’“, ha scritto Navarro in una risposta per e-mail alle domande del FT. Trump la settimana scorsa si è anche ritirato da un accordo negoziato da Obama con 12 paesi della cintura del Pacifico.
Come ulteriore cattiva notizia per i globalisti, Navarro ha anche detto che una delle priorità dell’amministrazione sul commercio è “sciogliere e rimpatriare la catena internazionale di approvvigionamenti su cui si basano molte aziende multinazionali statunitensi, prendendo di mira uno dei pilastri della moderna economia globale“.
“Tenere solo le grandi fabbriche-scatola dove assembliamo i prodotti ‘americani’ composti principalmente da componenti straniere non rende l’economia americana sostenibile sul lungo termine”, ha detto. “Abbiamo bisogno di produrre quelle componenti in una robusta catena nazionale di approvvigionamento, che stimolerà il lavoro e la crescita dei salari“.
Come nota inoltre il FT, Navarro ha efficacemente sostenuto un piano di tasse sulle importazioni portato avanti dai leader repubblicani alla Camera dei Rappresentanti, piano che ha diviso la comunità imprenditoriale statunitense. La proposta eliminerebbe la capacità delle imprese di dedurre i costi di importazione dai loro redditi imponibili, mentre renderebbe esentasse qualsiasi reddito sulle esportazioni. La proposta ha attirato l’attenzione la scorsa settimana, quando la Casa Bianca l’ha indicata come un modo per pagare i costi del muro sul confine messicano. Navarro ha respinto la tesi secondo cui i consumatori americani finirebbero per pagare il costo di tale variazione fiscale. E’ “un argomento vecchio e stanco portato avanti per anni dall’ala globalista della lobby delle delocalizzazioni per togliere lavoro agli americani e deprimere i salari portando all’estero i nostri posti di lavoro“.
La proposta ha suscitato reazioni contrastanti nella comunità imprenditoriale degli Stati Uniti. Esportatori come General Electric hanno accolto favorevolmente il passaggio a un sistema a “confine regolabile” poiché li mette in condizioni di parità con i concorrenti internazionali che possono richiedere il rimborso dell’imposta sul valore aggiunto sulle loro esportazioni. Tuttavia rivenditori come Wal-Mart e altre imprese che dipendono dalle importazioni affermano che una tassa che arriverebbe al 20 per cento sulle importazioni aumenterebbe i prezzi al consumo e danneggerebbe le loro attività.
Una più grave conseguenza di una tassa di confine sarebbe però un potenziale rialzo del dollaro. Come abbiamo già riportato in molte occasioni, gli analisti sostengono che gli effetti sui consumatori dovrebbero essere assorbiti almeno in parte da un apprezzamento una tantum del dollaro, che potrebbe spingere il cambio al rialzo del 15%. Questo a sua volta potrebbe anche avere un impatto sulla competitività delle esportazioni degli Stati Uniti e portare ad un ampliamento del suo deficit commerciale con il mondo, che l’amministrazione Trump ha promesso di ridurre. Navarro, tuttavia, ha detto di non essere preoccupato dalla possibilità di un dollaro più forte e dal suo impatto sulle esportazioni degli Stati Uniti.
“Mi preoccupo dell’impatto reale che il deficit commerciale degli Stati Uniti sta avendo sui nostri tassi di crescita dell’economia e del reddito.”
Non è immediatamente chiaro come la facile presa di posizione di Navarro su un dollaro più forte a causa della tassa di confine si concili con le sue accuse sull’euro tenuto artificialmente debole, il che implica se non altro che l’amministrazione Trump dovrebbe mirare a politiche che indeboliscono il dollaro. Finora non è riuscita a conciliare questo fondamentale dilemma cambio/commercio.
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