Le nuove forze di Al Qaida in Siria
di CONFLITTI E STRATEGIE (R. Vivaldelli – Gianni Petrosillo)
Una notizia che cambia la geografia della guerra in Siria e forse anche un certo tipo di narrazione. Dopo la sconfitta di Aleppo, alcune importanti fazioni jihadiste ribelli hanno deciso di convogliare in un’unica entità. A tirare le fila è naturalmente Al-Nusra, la diramazione siriana di Al-Qaeda, che qualche mese fa aveva deciso di ribattezzarsi Jabhat Fateh al-Sham per rendersi più “presentabile” agli occhi del mondo.
Come riporta un comunicato ufficiale reso noto da Al Masdar News, le milizie ribelli anti-Assad avrebbero raggiunto un accordo e sarebbero confluite in un nuovo soggetto chiamato Hayat Tahrir al-Sham (“Organizzazione per la liberazione del Levante”).
I gruppi ribelli confluiscono nella nuova alleanza di al-Nusra
A sottoscrivere la nascita di questa inedita “federazione” islamista – che, di fatto, rappresenterà il braccio armato di Al-Qaeda in Siria – diverse milizie attive nel nord del Paese: Jabhat Fateh al-Sham, il movimento Nour al-Din al-Zenki , il fronte Jabhat Ansar al-Dine Liwa al-Haqq. Dopo l’annuncio del 28 gennaio, altre fazioni jihadiste e salafite hanno deciso di confluire nell’organizzazione, compresi diversi miliziani del movimento Ahrar al-Sham (il più importante gruppo che costituisce il Fronte Islamico). Si tratta di islamisti che, secondo Amnesty International, sarebbero responsabili di torture e uccisioni sommarie nella regione. Terroristi e tagliagole pronti a tutto pur di rovesciare Bashar al-Assad.
I ribelli fedeli ad Al-Qaeda hanno deciso di dare origine a questa nuova alleanza per contrastare, in modo più efficace e serrato, l’avanzata dell’esercito arabo siriano e delle forze lealiste nel nord-ovest della Siria. Questa strategia dovrebbe aiutare a centralizzare il processo decisionale degli islamisti e ad ottenere un maggior coordinamento, prima molto complesso e difficoltoso, a causa delle tensioni interne che si sono susseguite, anche con degli scontri a fuoco, tra le varie e innumerevoli fazioni ribelli salafite in questi ultimi mesi.
Abu Jaber è il nuovo leader
Il leader scelto dall’organizzazione, secondo quanto si legge nel comunicato, è l’emiro Abu Jaber Hashem al-Sheikh, già a capo del gruppo ribelle Ahrar al-Sham, mentre parrebbe che il fondatore di Al-Qaeda in Siria, Abu Mohammad al-Julani, per il momento abbia deciso di rimanere nelle retrovie. Tahrir Al-Sham ora è di gran lunga la più importante formazione jihadista presente nella regione di Idlib, capace di contare su decine di migliaia di combattenti.
La presenza di gruppi come Nour al-Din al-Zenki in questa nuova alleanza guidata da Al-Qaeda dà ragione alla Federazione Russa e al Ministro degli Esteri Sergej Lavrov quando, lo scorso ottobre, accusò gli Stati Uniti di non essere in grado di separare i “moderati” dai terroristi.
La Russia aveva ragione: non esistono “moderati”
Lo stesso Ministro degli Esteri aveva al tempo definito “tagliagole” i membri della milizia di Nour al-Din al-Zenki, denunciando la stretta vicinanza di questa banda ribelle con i terroristi di al-Nusra :”Washington include due formazioni ribelli alleate di Daesh e almeno otto di al-Nusra nella lista dei partecipanti alla tregua – dichiarò Lavrov – Inoltre, la decisione di includere Ahrar ash-Sham e i tagliagole di Nour al-Din al-Zenki in questo elenco, è inaccettabile. Gli Usa non hanno adempito alla loro promessa fatta mesi fa di separare al-Nusra dall’opposizione moderata”. Un’accusa che, alla luce dei fatti, si è rivelata corretta.
Il declino del Free Syrian Army
Questo ulteriore dato, naturalmente, può giocare a favore della Russia presso i colloqui di pace di Astana. Se la narrazione dei “ribelli moderati” imposta dagli Usa e alleati è stata più volte messa in crisi, gli ultimi fatti certificano, ancora una volta, quanto fosse debole. A tutto questo si aggiunge l’inesorabile declino dell’ambiguo Free Syrian Army.
Come riporta Al Masdar News, da inizio 2017 l’FSA controlla un territorio molto contenuto in Siria e deve fare i conti con un numero, sempre più esiguo, di sostenitori e seguaci, confluiti nelle compagini jihadiste e in al-Nusra. L’ultimo vero ostacolo verso la vittoria di Assad è dunque rappresentato dall’ultima reincarnazione di Al-Qaeda?
Fonte:http://www.conflittiestrategie.it/le-nuove-forze-di-al-qaida-in-siria-di-r-vivaldelli
Articolo non preciso, almeno per due ragioni connesse tra loro.
La prima è che sembra credere che in una guerra civile si possa mai combattere e si sia mai combattuto “moderatamente”. Né le milizie salafite, né quelle della fatellanza, né le cosiddette forze democratiche siriane, né l’esercito siriano, né le milizie iraniane (di varia provenienza nazionale ma iraniane), né l’esercito siriano, né l’esercito turco, né l’aviazione russa, né l’aviazione statunitense combattono o possono combattere più moderatamente di altre: tutti i partecipanti alla guerra non possono che essere feroci. La moderazione, tra le milizie islamiste, non può riguardare il modo di combattere ma soltanto l’applicazione della shari’a che conseguirebbe ad una eventuale vittoria del fronte islamista sunnita. Nei filmati di Nour al-Din al-Zenki ci sono molti guerriglieri che fumano sigarette, sicché non è possibile dubitare che essi siano effettvamente più “moderati” di Jabhat Fateh al-Sham.
Infatti ad Astana Ahrar al-Sham ha partecipato, o meglio aveva dichiarato di partecipare, salvo poi non essere presente e dichiarare che i risultati dei negoziati sarebbero stati accettati soltanto se fossero stati “nell’interesse della nazione”. Ebbene Ahrar al-Sham vorrebbe una applicazione della shari’a molto rigida, non dissimile da quella voluta da Jabhat Fateh al-Sham. Quindi la Russia aveva accettato di avere al tavolo delle trattative formazioni che essa considera “terroriste” (l’articolo invece non ne dà conto e sorvola sul punto).
In verità, i due blocchi che si vanno formando sono costituiti l’uno da milizie o alleanze che hanno esclusivi o maggiori rapporti con la Turchia, moderate o meno per quanto riguarda l’applicazione della shari’a, l’altro da milizie o alleanze che hanno esclusivi o maggiori rapporti con l’Arabia Saudita, moderate o meno per quanto riguarda l’applicazione della shari’a. La scelta di Jabhat Fateh al-Sham di conferire il comando a un ex membro di Ahrar al-Sham potrebbe o meglio dovrebbe avere per fine quello di ampliare la spaccatura già in atto in Ahrar al-Sham (molti guerriglieri di questa formazione non hanno condiviso la scelta iniziale di partecipare ai negziati di Astana).
Dal punto di vista strategico il blocco egemonizzato da Jabhat Fateh al-Sham (anche se il capo non appartiene a quest’ultima fazione) crede che prima di sedersi ad un tavolo di negoziati sia necessario riportare altre vittorie, mentre l’altro bocco ha dimostrato una certa, anche se astratta, disponibilità a trattative immediate.