Libia: prime prove di dialogo tra Haftar e Serraj
di LOOKOUT NEWS (Alfredo Mantici)
Al Cairo con la mediazione del presidente Al Sisi i primi attesi colloqui tra le delegazioni del Governo di Accordo Nazionale e della Cirenaica. In attesa di sviluppi, anche l’Italia si “accorge” dell’importanza di Haftar
Nella mattina di oggi, mercoledì 15 febbraio, il governo egiziano ha diffuso un comunicato nel quale viene annunciato il successo dei colloqui tenutisi ieri al Cairo tra il presidente del Governo di Accordo Nazionale (GNA) libico, Fayez Al Serraj, e il generale Khalifa Haftar, comandante della Libyan National Army di Tobruk.
Da oltre un anno, da quando il GNA si è insediato faticosamente a Tripoli sotto la spinta dell’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia Martin Kobler – prossimo a essere sostituito dal palestinese Salam Fayyad – la situazione nel Paese è rimasta in una fase di pericoloso stallo. Il premier Serraj non è riuscito a ottenere il riconoscimento formale né del parlamento di Tripoli (Congresso Generale Nazionale) e del premier del Governo di Salvezza Nazionale Khalifa Ghwell, né del parlamento di Tobruk (Camera dei Rappresentanti di Tobruk) controllato da Abdullah Al Thinni.
Nonostante gli sforzi di Kobler, per tutto il 2016 la situazione in Libia non ha registrato gli sviluppi sperati, con le milizie armate agli ordini dei tre esecutivi che hanno continuato a controllare le rispettive aree di influenza: Ghwell controlla diverse milizie nella Tripolitania e negli ultimi mesi si è dimostrato in grado di seminare il caso nella capitale; la Cirenaica e i giacimenti e terminal petroliferi del bacino della Sirte sono sotto il controllo politico e militare del governo di Tobruk e dell’esercito agli ordini di Haftar; Al Serraj ha ottenuto il sostegno temporaneo delle Brigate di Misurata ed è riuscito a conseguire un indubbio successo liberando la città di Sirte dalla presenza di ISIS.
Forte di questo successo, Al Serraj ha tentato di avviare un dialogo con i suoi oppositori e, in particolare, con l’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, nominato dal parlamento di Tobruk comandante del Libyan National Army e a capo delle forze dell’Operazione Dignità con cui è stato liberato l’est del Paese dalle milizie islamiste.
Come sono andati i primi negoziati
Serraj e Haftar non si sono mai amati. Quando il primo ha costituito il suo Governo di Accordo Nazionale, si è rifiutato di nominare Haftar ministro della Difesa sostenendo che se il generale voleva assumere un ruolo politico si sarebbe dovuto «togliere la divisa», rinunciando quindi al sostegno diretto delle sue milizie.
Mentre il governo di Al Serraj, pur con il sostegno dell’ONU e dell’Italia – il primo Paese occidentale ad aprire di nuovo la propria ambasciata a Tripoli – faticava ad accreditarsi presso i suoi interlocutori libici, il generale Haftar ha intessuto importanti relazioni con la Russia e con l’Egitto e, forte di questi sponsor, ha di fatto costretto Al Serraj a tentare di scendere a patti con lui e con il governo di Tobruk.
Questo percorso negoziale è sfociato nell’incontro di ieri al Cairo, fortemente voluto e organizzato dal presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. Serraj e Haftar sono arrivati nella capitale egiziana lunedì 13 febbraio. Ma il generale si è inizialmente rifiutato di incontrare la sua controparte per motivi che non sono stati resi pubblici ma che, verosimilmente, sarebbero riconducibili ad alcune precondizioni che aveva posto primi di sedersi al tavolo negoziale, a cominciare da un accordo sul ruolo che nel futuro assetto della Libia dovranno avere le potenti Brigate di Misurata che controllano la Libia occidentale.
Solo l’intervento diretto di Al Sisi e della diplomazia russa hanno salvato il vertice del Cairo dal fallimento e il 14 febbraio le due delegazioni sono così riuscite a incontrasi. La delegazione di Tobruk era composta dal generale Haftar e dal presidente della Camera dei Rappresentanti, Okila Saleh, mentre dall’altra parte del tavolo sedeva il presidente Al Serraj affiancato dal capo di stato maggiore dell’esercito egiziano, Mahmoud Hegazi e dal ministro degli Esteri del Cairo, Sameh Shoukry.
(Il presidente Al Sisi al centro dei primi negoziati tra Haftar e Serraj)
Stando a un comunicato ufficiale del governo egiziano diffuso alle prime ore di oggi, l’incontro tenuto «per accorciare le distanze tra le opposte fazioni in conflitto e risolvere la crisi libica […] è stato un successo». Il portavoce dell’esercito egiziano, Tamer Al Refaei, ha detto ai rappresentanti della stampa internazionale che «il meeting ha condotto a un accordo tra le parti in conflitto che prevede, in primo luogo, la convocazione di elezioni parlamentari e presidenziali entro il febbraio del 2018».
Inoltre, le parti hanno concordato sulla necessità di garantire l’unità del Paese e di avviare un percorso comune per un pacifico passaggio dei poteri verso una forma di democrazia parlamentare. L’accordo prevede la costituzione di un comitato di 15 membri, incaricato di studiare e proporre i successivi passi della transizione.
Anche l’Italia riconosce il ruolo di Haftar
Mentre gli sforzi egiziani per trovare una via di uscita realistica alla crisi libica stanno quindi producendo risultati concreti, anche la diplomazia italiana, seppur tardivamente, sembra essersi accorta del ruolo indispensabile del generale Haftar nella ricerca di una soluzione negoziata allo stato di conflitto permanente nel quale la Libia è precipitata dopo l’abbattimento del regime di Muhammar Gheddafi nel 2011.
(Palazzo Chigi, 2 febbraio 2017: Gentiloni e Serraj firmano una serie di accordi bilaterali)
In un’intervista rilasciata alle rete televisiva Libya’s Channel, l’ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, ha ribadito che il «comandante del Libyan National Army, Khalifa Hafar, deve essere parte integrante della soluzione della crisi libica» riconoscendo l’importanza del ruolo dell’LNA nella lotta al terrorismo e ha poi aggiunto che «l’Italia intende cooperare con tutti i libici che sono impegnati nella lotta al terrorismo e nel conseguimento dell’obiettivo di riportare la stabilità in Libia».
Parole chiare che segnano un indubbio e realistico viraggio della posizione della diplomazia italiana che finora era apparsa fin troppo vicina al governo di Al Serraj che, seppur forte dell’appoggio dell’ONU, per più di un anno si è dimostrato incapace di raggiungere gli obiettivi per i quali era stato costituito rifiutandosi, fino al 14 febbraio, di dialogare con le forze politiche di Tobruk e con il generale Haftar.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/libia-haftar-serraj-primo-incontro/
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