Cinque stelle, due logiche, una risposta
di ALBERTO BAGNAI
Si dice che un esempio valga più di mille parole. Se dovessi esemplificare a beneficio dei miei venti (mila) lettori la differenza fra logica deduttiva e logica induttiva, credo che il modo migliore per farlo sarebbe indicar loro questo mio post del 2012, e questo post del 2015 di Federico Dezzani, che colpevolmente non avevo ancora letto.
Io, qui, sarei il deduttivo. Il mio post era un sillogismo, con una premessa maggiore universale affermativa, una premessa minore particolare negativa, e una conclusione particolare negativa. Per gli amici, Camestres. Il ragionamento era questo: chiunque voglia veramente risolvere un problema aggredisce le vere cause, il cinque stelle non aggredisce le vere cause, il cinque stelle non vuole risolvere il problema. A distanza di cinque anni sto ancora aspettando che la premessa minore venga smentita. Purtroppo, non passa giorno senza che essa venga confermata (dalla vicenda dell’ALDE a quella della Le Pen).
Dezzani, invece, l’induttivo. Il suo resoconto molto minuzioso è una nuvola di puntini fattuali attraverso la quale si può tracciare una retta: la retta della regressione politica italiana. Al netto del fatto che alcuni di quei “puntini” mi erano stati adombrati o confermati da tanti di voi (e da tanti altri), non credo che nella sua ricostruzione ci siano enormi errori fattuali, altrimenti sarebbe stato querelato.
Io, che in economia sono induttivo (l’econometria, alla fine, è fare regressioni), in politica preferisco essere deduttivo, usando le leggi dell’economia per capire dove si andrà a parere. Il metodo induttivo mi pesa, in politica, perché sono nuovo del ramo, perché sono smemorato, perché non ho gli strumenti di indagine utili a raccogliere i puntini, ecc. Fatto sta che se una cosa è vera, che tu ci arrivi dall’altro o dal basso sempre quello trovi. Il cinque stelle è una forza di conservazione del potere, ed esegue il suo compito intercettando il dissenso. Punto.
Ora, siamo arrivati all’odioso momento della storia in cui il dissenso è incarnato da forze “reazionarie”. Che poi, dico io: perché mai chi “reagisce” dovrebbe essere etichettato come conservatore? Ricordo ancora il mio stupore quando mia madre, da bambino, mi spiegò il significato del termine “reazionario”. Sì, naturalmente: se da una parte qualcuno fa la rivoluzione, chi reagisce è conservatore. Ma le rivoluzioni non ci sono più, e quindi chi reagisce al sistema è, ahimè, rivoluzionario…
Lo sgambetto fatto alla Le Pen non credo servirà a molto, se non a consolidare il consenso crescente intorno a lei, consenso motivato da quanto esponemmo sul Manifesto nel lontano 2011 (e fu lì che molti di voi cominciarono a seguirmi). Il mio educated guess è che la Le Pen vincerà ugualmente (o comunque non saranno gli scandali a fermarla), e vincerà “male”, cioè in un tessuto imbarbarito dalla latitanza della sinistra. Per capire cosa intendo, vi offro questa chicca: “Alla festa dell’Unità si parla leghista“. Con grande sorpresa del compagno Formigli, uno dei tanti house organ piddini scopre l’acqua calda: immigrazione (e disoccupazione) sono un problema delle classi subalterne, non delle élite. Classi subalterne che però oggi non hanno strumenti culturali adeguati per inquadrare questi problemi nella giusta prospettiva “progressista”, e non ce li hanno per il semplice motivo che non se li possono permettere.
In compenso, però, hanno in casa una o più doppiette…
Non se li possono permettere… Certo, questo è un problema: la dialettica fra internazionalismo proletario (che presuppone l’esistenza delle nazioni) e cosmopolitismo borghese (che presuppone un adeguato conto in banca). Ma la questione non si esaurisce qui, va oltre e coinvolge le responsabilità del ceto intellettuale (cosmopolita per definizione). I tanti intellettuali di sinistra, fra i quali anche persone che frequento (o frequentavo) e stimo (o stimavo), che si sono rifiutati di recare nel dibattito un tema come quello dell’immigrazione “perché è un tema di Salvini”, portando alle estreme conseguenze il cancro dell’appartenenza, hanno commesso un irredimibile peccato di omissione, le cui conseguenze saranno devastanti. Il fatto è che ora il “loro” popolo, quello che secondo loro non capiva i problemi dell’euro (quando gliene parlavano loro), e per il quale secondo loro l’immigrazione non era un problema (perché loro non volevano parlargliene), si trova ad affrontare situazioni di disagio crescente, essendo privo di quegli strumenti di analisi e di razionalità che sarebbe stato dovere dei politici e degli intellettuali di sinistra portare nel dibattito, laddove essi fossero ciò che credono e dichiarano di essere.
Ma a questo essenziale dovere di mediazione culturale essi si sono sottratti.
Apprezzo anche la saggezza antica del mio collega violoncellista partenopeo, neoborbonico e ora anche leghista. A me che dicevo: “Certo che è assurdo: Salvini viene ai miei convegni, dice cose condivisibili, blasonati intellettuali ‘de sinistra’ e partenopei come te mi confessano turbati che ‘il problema di Salvini è che quando lo senti parlare di persona voteresti per lui’, poi va in televisione a fare delle sparate del cazzo che lo allontanano dai moderati…”. E lui, sornione come il gatto di casa e tagliente come una katana: “Ma quali moderati!? Hai capito che la gente non ne può più? Lui parla così perché lo votano se parla così…”.
Ecco… prima di vedere il simpatico servizio del compagno Formigli non lo avrei creduto. Pensavo di più all’esigenza di far sparate sopra le righe per compattare le fila dei camuni e degli insubri. Certo però che se anche in Piddinia laggente parlano in quel modo, forse il neoborbonico tutti i torti non li aveva, il che non è esattamente un viatico verso un clima più sereno. Speriamo che le cose prendano una piega diversa: ora che la base del PD fa discorsi violenti e razzisti, i vertici di altri partiti possono portare nel dibattito una voce di razionalità e di equilibrio. Io non sono un esperto di marketing, ma continuo ad auspicare che qualcuno cominci a dire le cose come stanno, lasciando agli altri il compito di caricare i toni. L’amena vicenda dei blocchi navali, che erano “de destra” se li chiedeva la Lega e sono diventati “de sinistra” non appena li ha chiesti l’anonima piddini, dimostra che si può costruire capitale politico senza sforzi retorici eccessivi e quindi controproducenti…
Comunque, tornando a bomba: mi sembra chiaro che dopo le prossime elezioni, quando nessuno potrà governare, e dopo una campagna elettorale passata a strappare voti agli avversari ostentando la propria indisponibilità al compromesso i partiti saranno costretti dall’aritmetica a stringere alleanze, il cinque stelle andrà con l’odiato PD. Altre alleanze temo che saranno nel frattempo diventate impossibili, per un motivo molto semplice: al di là della vicenda dei migranti, sulla quale ha tanto insistito (e sarebbe bastato molto meno), e sulla quale ora è preceduta dalla base e inseguita dai vertici del PD, la Lega ha accumulato un rilevante capitale politico criticando seriamente l’Europa. Il fatto è che da qui a febbraio, che sia valido il mio ragionamento deduttivo, o che sia valido quello induttivo di Dezzani, il cinque stelle ne farà di ogni per rendersi sempre meno credibile nella sua critica all’Europa. Alla fine, per partiti che da questa critica traggono una parte forse non prevalente, ma comunque consistente e convinta, di consensi, accostarsi a pagliacci (o dilettanti) simili significherebbe quindi dilapidare con leggerezza un capitale politico prezioso.
Ve lo dice, con grande amarezza, uno che ce l’ha messa tutta. Ma esiste anche la sunk-cost fallacy, come ho imparato dal socio Lignini. Ah, e non aspettatevi che laggente si rivoltino quando la strana alleanza verrà dichiarata! Ricordatevi: quella è una religione, una religione di odio contro lo Stato e il suo ruolo nell’economia, derubricato sempre e comunque a coruzzzzzzione e spesa “improduttiva” (?). Ora, le religioni sono fatte di misteri, e di gente che ci crede: l’alleanza col PD diventerà un mistero, gaudioso per alcuni, doloroso per altri, nell’interminabile rosario di scemenze che gli adepti si son fatti raccontare nel corso degli anni.
Del resto, tutte brave persone, persone onesteh.
E a noi piace ricordarle così…
fonte: http://goofynomics.blogspot.it/
Mha! francemente non sò come prendere questo commento, la Le Pen non ha vinto, i 5s hanno governato con la lega sino a che hanno potuto, poi si sono alleati col PD ma perché con i verdi tedeschi non è possibile farlo ed ora anche grazie al coronavirus i rapporti intraeuropei sono ad un passo dalla rottura per cui ripeto, non comprendo questo tuo commento di 2 anni fa se non che era sbagliato!