di LUCIANO BARRA CARACCIOLO
La dipendenza dalla domanda estera che si produce in questo percorso – di cui si pensa solo che debba essere accentuato fino alle sue estreme conseguenze politiche- rende l’economia dell’eurozona, oltretutto, vulnerabile agli shock esterni, posto che insistendo sugli “aggiustamenti” esclusivamente orientati alla svalutazione interna, ci si rifiuta sia di considerare praticabile l’intervento di sostegno fiscale dei singoli Stati, sia di realizzare strumenti fiscali federali di sostegno della domanda complessiva dell’eurozona stessa in funzione anticiclica: ciò, si dice, porterebbe una contribuzione più che proporzionale a carico dei paesi con maggior surplus dei conti con l’estero (quelli che, in tale situazione, crescono di più, divaricando i loro PIL in modo crescente dalle dinamiche dei paesi meno competitivi).
Il massimo che riesce a produrre la “progettualità” di riforma €uropea dell’eurozona è la cosmesi di un governo fiscale-federale che, però, produca condizionalità crescenti a carico dei paesi che devono intraprendere gli “aggiustamenti” di svalutazione interna, mediante la sostanziale istituzionalizzazione della trojka (
qui p.9: cioè sovranità fiscale “sostitutiva” di quella degli Stati attribuita direttamente a Commissione, BCE e ESM, trasformato in una sorta di FMI €urostyle; cioè iper-ordoliberista quanto alla tipologia dei programmi di aggiustamento a coercizione rafforzata che imporrà).
2. Dunque, dicevamo, il sistema così ostinatamente progettato, acuisce la vulnerabilità agli shock esterni dell’eurozona, la cui unica risposta a tali eventi è divenire un campo di sterminio dei diritti sociali (quelli effettivi e non quelli espressi nella neo-lingua dei diritti cosmetici) e del welfare.
Diviene perciò importante capire cosa si affacci all’orizzonte dell’
outer space rispetto all’UE-M. E dunque occorre capire, anzitutto,
quali siano le prospettive, in termini di bolle finanziarie in agguato dietro l’angolo del breve periodo, nella principale economia “interdipendente” con quella €uropea: quella americana.E qui la situazione non è certo rosea, mentre il suono dei tamburi di guerra, commerciale e valutaria, da oltreoceano, si fa sempre più vicino, via via che l’esplosivo delle bolle finanziarie si accumula nella Santa Barbara statunitense.
3. Daniel Lang, nell’articolo sopra linkato, svolgere questa premessa:
“Se si è prestata attenzione al processo di degenerazione dell’economia americana dall’ultima crisi finanziaria, si sarà probabilmente sbalorditi dal fatto che la nostra economia sia riuscita a tirare avanti finora senza implodere…Io stesso mi ritrovo a essere scontertato per ogni anno che trascorre senza che accadano incidenti”.
“Sfortunatamente, la “fiducia” non può mantenere in corsa per sempre un sistema insostenibile Nulla può riuscirci. E il nostro particolare sistema “trabocca” di bolle nell’economia che non riusciranno a rimanere gonfie ancora a lungo.
Molte recessioni sono connesse con l’esplosione di almeno un tipo di bolla, ma qui abbiamo una molteplicità di settori della nostra economia che possono “fare il botto” più o meno nello stesso momento nel prossimo futuro. Ad esempio:
- Eric Rosengren, presidente della Federal Reserve Bank di Boston, ha di recente fatto una tacita ammissione stupefacente. Potremmo trovarci nel pieno di un’ulteriore bolla immobiliare. Le più importanti istituzioni finanziarie di questo paese sono in possesso di oltre 14.000 miliardi di prestiti per l’acquisto di immobili residenziali. E ciò significa ben oltre 40.000 dollari per ciascun uomo, donna o bambino in America.
- I bassi tassi di interesse hanno alimentato una bolla dei subprime sui prestiti delle auto, e questa bolla appare in procinto di raggiungere il suo limite. Ci sono ora oltre un milione di prestiti sulle auto, ordinari e subprime, che risultano inadempienti (delinquent: v. grafico sotto), un numero che non era così altro dal 2009.
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- Ci sono ora oltre 1000 miliardi di prestiti agli studenti in questo paese; gran parte di essi contratti da famiglie a basso reddito. E c’è poca speranza che questi studenti vedano mai un ritorno al loro investimento. Perciò almeno il 27% degli student loans sono in default. Mentre adesso sono in default più di un quarto degli studenti, tale numero era di un nono dieci anni fa, (alla vigilia dello scoppio della crisi precedente). E se le tendenze attuali proseguiranno, potrebbero essererci 3.300 miliardi di dollari di prestiti per lo studio alla fine del prossimo decennio. Chiaramente, il fenomeno non potrà andare avanti ancora a lungo.
- E chi potrebbe dimenticare il mercato azionario? Nonostante si sia registrata una bassa crescita del GDP growth per ciascun ano successivo all’ultima recessione,every year since the last recession, il mercato azionario continua a correre verso nuovi record. Molte delle società quotate (specialmente le “tech companies”, v. sottostante grafico di comparazione con lo scoppio della bolla “dot-com”), presentano un market cap che è tra le 20 e le 100 volte l’ammontare delle loro vendite o dei loro livelli di profitto. Alcuni denotano rapporti ancora più alti, nonostante registrino una lenta crescita, o persino l’assenza totale di profitti.
La nostra economia è inondata da cheap money e bolle finanziarie che minacciano di spazzar via decine di migliaia di miliardi di dollari, di risparmi, investimenti e assets.
Ognuno potrebbe chiudere gli occhi e canticchiare mentre spera che tutto andrà per il meglio…
Se ognuno sapesse quanto sia insostenibile la nostra economia, verrebbe tutto giù contemporaneamente. Ma lo si scoprirà in un modo o nell’altro, quando verrà giù tutto comunque. But they’re going to find out one way or another when it comes crashing down anyway. La speranza e la “fiducia” possono solo fare da appoggio temporaneo per un’economia che cavalca le bolle così a lungo.”
Più difficile è comprendere qui in €uropa, – dove in verità si comprende ben poco di qualsiasi argomento che non sia la “competitività” ovvero i diritti cosmetici-, come, rispetto a questo genere di problemi, Trump si sta rivelando, com’era del tutto ovvio, una non-risposta: e ciò, sebbene quelle famiglie impoverite, – che non riescono a pagare i ratei dell’auto ed i cui figli devono contrarre un debito per studiare, senza speranza di riuscire a restituirlo per via del mercato del lavoro e della struttura produttiva che ne consegue-, siano state parte fondamentale del malcontento che il voto ha calamitato intorno allo stesso Trump.
Per questo è incredibile come una posizione puramente ideologica, sebbene
in apparenzapropria di un’ideologia diversa rispetto a quella dei primi anni ’40, porti degli esponenti politici riconducibili alla sfera di influenza €uro-tedesca, ad assumere posizioni di questo genere:
6. Al punto da suscitare una
puntuale risposta dell’ambasciatore prescelto (peraltro con tanto di
opposizione minacciata dall’UE) dall’attuale Amministrazione USA presso l’UE,
Ted Malloch: una risposta di un tenore che
non ha precedenti, nella sua durezza e nella sua pubblica ostensione,
nei rapporti con i paesi europei “occidentali” a partire dalla fine della seconda guerra mondiale!
“Le recenti affermazioni di Jean-Claude Juncker, presidente della commissione europea, devono essere decisamente condannate. Al congresso dei popolari europei a Malta, egli ha dichiarato che il supporto del Presidente Trump alla Brexit poteva dare fondamento a un appello alla indipendenza dell’Ohio e al Texas affinché lasciasse gli Stati Uniti.
Mentre
il Texas e l’Ohio sono stati legati agli Stati Uniti sotto il vincolo della Costituzione, il Regno Unito è uno Stato-nazione indipendente e sovrano, con una membership in un’organizzazione intergovernativa (l’Unione europea) da cui vuole recedere. David Cameron ha scelto di rimettere tale decisione a un referendum, e
il risultato è ormai stabilito. E’ un “fatto compiuto” [ndr: metodo di affermazione della volontà politica che l’UE dovrebbe conoscere molto bene, sia come fondamento della propria pretesa
ad accentrare de facto, (v. qui, p.5), la sovranità,
sia rispetto al problema dell’immigrazione].
Non ci sono più sponde pro e anti-brexit, poichè la questione non è più in discussione.
La secessione è un tema estremamente delicato negli Stati Uniti. 620.000 soldati sono caduti su entrambi i fronti, unionista e confederato. La Guerra Civile rimane il conflitto più sanguinoso della storia americana. Mr Juncker non può permettersi di alludere a tale tragedia con questa leggerezza. Dovrebbe saperlo molto bene.”
7. Ma non si creda che la posizione di Malloch sia isolata o “estrema” nel suo puntualizzare concetti che si contrappongono alla leggerezza con cui, ormai, in UE, si dà per scontata la prevalenza di una visione ideologico-economica che si crede ancora destinata a dominare il mondo e a umiliare gli Stati nazionali in nome della neo-sovranità dei mercati.
“Juncker, già primo ministro del suo Lussemburgo dal 1995 al 2013, rappresenta il tipo di Euro-jackass ricco e snob che gli Americani detestano. In effetti, le persone come Juncker spiegano il motivo per cui milioni di Europei lasciarono il continente in cerca di una vita migliore potendo liberarsi dai pesanti tentacoli delle dinastie emofiliache della feccia monarchica che voleva controllare la vita dei nostri antenati.
I discendenti di questi malvagi Eurotrash villains del passato sono vivi e prosperano sul continente oggi.
Per persone come Juncker, la donna o l’uomo medio e lavoratore, in Europa e in Nord America, non sono nient’altro che servi della gleba da usare e poi gettare come rifiuti.
La mentalità EU è vecchia come il tempo; brandire il potere come un’arma, controllare le masse, incorporare la ricchezza e distruggere chiunque si frapponga sulla loro strada.
EU-crati corrotti dettano ogni aspetto della vita della persona comune, dal tipo di lampadina utilizzabile, agli asciugacapelli, agli smart phones, alle teiere, fino al desiderato divieto di fare il barbecue.
Per le nazioni minori che hanno osato pronunciare la parola ‘EXIT’, l’UE e Juncker sono ben propensi a emettere avvertimenti sull’uso della forza militare ove necessario.
E ora, Juncker sta minacciando la più grande nazione sulla Terra e il suo Presidente regolarmente eletto…
Mentre una minaccia da un clown come Juncker appare quasi risibile, è ciò che egli rappresenta che risulta tutto tranne che umoristico. Juncker, Merkel, Hollande, Cameron, Blair e il resto del Coro globalista dell’UE combattono per un unico scopo: la prosecuzione, a tutti i costi, delle politiche globaliste che “tosano” il cittadino lavoratore medio, creano instabilità con le open borders e perseguono trattati economici che imbottiscono le tasche dell’elite.
8. Forse, queste dure parole, non rispecchiano ancora il sentire comune dell’intero popolo americano, ma di certo sono una vena, non più “carsica”, di quello che le politiche e “l’immagine”, offerte ormai da decenni dall’UE, suscitano nella percezione di crescenti componenti delle masse in Occidente.
Ed è un effetto su cui non si può non riflettere: questa considerazione di condanna inappellabile di un’elite spietata e arrogante, di fronte alla totale rigidità mostrata nelle stesse prospettive di riforma dell’eurozona, rischia di dilagare in coincidenza con una possibile crisi recessiva mondiale che, nell’attuale ostinata prospettiva ordoliberista, verrebbe ancora affrontata con l’arma, socialmente devastante, dell’austerità espansiva…
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