FSI partecipa all’assemblea nazionale dei comitati per il NO a Milano
Ho avviato i contatti con Pierpaolo Pecchiari, responsabile per Milano dei Comitati per il NO, durante la campagna referendaria, ad ottobre. Ci siamo incontrati a metà febbraio e dopo un gradevole confronto durato un intero pomeriggio mi ha invitato a partecipare all’Assemblea Nazionale del 18 marzo, basata sull’impulso dato da Paolo Maddalena, ex Vice Presidente della Corte Costituzionale, e intitolata “Attuare la Costituzione: dovere inderogabile”. Mi ha invitato a preparare una domanda da porre ai tavoli dei relatori per ognuna delle sessioni previste dal programma, che gli ho trasferito nei giorni successivi.
Il giorno dell’Assemblea abbiamo partecipato in quattro: Luca Manzoni da Milano, Rossano Ferrazzano da Varese, Vincenzo Delillo e Marcello Vezzoli da Brescia, e ci siamo organizzati per coprire almeno in due ognuna delle sessioni.
Il tavolo del LAVORO: – Restituire dignità e valore al lavoro: aspetti giuridici – Vittorio Angiolini (Docente di Diritto Costituzionale, Università degli Studi di Milano) – Sviluppo e Lavoro – Roberto Romano (Ricercatore politiche industriali, contrattazione e bilancio pubblico) – Strumenti di contrasto alla povertà e di integrazione al reddito: reddito minimo di cittadinanza e reddito minimo garantito – Andrea Fumagalli (Docente Associato in Economia Politica, Università di Pavia) – La creazione di lavoro in un contesto di crisi: la sostenibilità finanziaria dei programmi di impiego pubblico di ultima istanza – Lorenzo Esposito (Banca D’Italia) – La carta dei diritti universali del lavoro: diritto al lavoro, diritti dei lavoratori – Elena Lattuada (Segretario Generale CGIL Lombardia).
La trattazione dei temi del lavoro da parte di questi relatori ha suscitato malumori, crescente rumoroso dissenso e plateali scene di protesta, fino all’abbandono dell’Assemblea da parte di alcuni intervenuti. La totale accettazione implicita dello status quo e l’esposizione di elaborate teorie volte al più a tamponare passivamente i danni dell’attuale impianto liberista e globalista della società è giunto fino al paradosso di Fumagalli, che intervenendo al tavolo del Lavoro di un’Assemblea intitolata all’attuazione della Costituzione concludeva l’intervento proponendo la modifica dell’articolo 1 da “fondata sul lavoro” a “fondata sul diritto alla scelta del lavoro” e simili atrocità assortite. Interessanti invece le osservazioni di Lorenzo Esposito, che ha espresso esplicito favore per il ritorno alla sovranità monetaria, dandomi l’impressione che possa essere più che una mera posizione personale, e che a Via Nazionale più d’uno sia stanco di fare il passacarte e di sentirsi vaso di coccio fra i vasi di ferro. Il fatto che in un tavolo composto da una maggioranza di esponenti legati o vicini alla CIGL le opinioni più concrete per analisi e vicine agli interessi popolari per posizione politica siano venute da un funzionario della Banca Centrale è stato emblematico di cosa sia oggi la sinistra in senso lato. Fra il pubblico in prima fila presente Susanna Camusso, sfinge immobile, andata via alla fine della sessione senza soffermarsi con alcuno dei presenti. Si apre il dibattito e vengono chiamate tre domande nella parte anteriore della platea vicina ai posti riservati della prima fila, che cincischiano su temi secondari. Per le tre domande successive si dà la parola a chi la chiede con più vigore dalle file posteriori, e parte il fuoco di fila delle domande sull’euro e gli altri Trattati UE. Sembra di essere tornati sul pianeta terra, scrosciano gli applausi dal pubblico, fioccano le resistenze bocconiane dal tavolo, partono i fischi e gli improperi dalle ultime file. L’unico che dice cose sensate è sempre Esposito. Si alzano nuove domande dal pubblico, in un crescendo di atti d’accusa sempre più accalorati e ficcanti contro l’UE, io che avevo preparato un intervento sul NAWRU e alzo la mano dal primo secondo finisco finalmente per mettere le mani sul microfono, avendo maturato nel frattempo un intervento a braccio sulla classe dirigente incapace di rappresentare le istanze popolari, ma pecco di urbanità e anziché partire senz’altro con l’intervento come ormai facevano tutti chiedo “posso fare una domanda?” e il moderatore approfitta del varco per negarmela e dichiarare chiusa la sessione. Palo numero 1.
Il testo della domanda che aveva preparato Luca Manzoni per questa sessione: Il quadro normativo e giuridico europeo in tema di lavoro appare distonico rispetto alla nostra Costituzione. I trattati europei sono infatti incentrati sui due principi fondanti della concorrenza e della stabilità dei prezzi. Per le politiche del lavoro ha particolare rilievo la stabilità dei prezzi, non solo perché è l’unico mandato della BCE, svincolata da obiettivi occupazionali, ma perché informa di se l’intero ordinamento normativo europeo, ponendo così un’esplicita correlazione positiva fra la stabilità dei prezzi e l’alta disoccupazione strutturale. È il caso dell’indice NAWRU (Non Accelerating Wage Rate of Unemployment, tasso di disoccupazione che non determina aumento dei salari), che teorizza l’esistenza di un livello di “disoccupazione naturale” al di sotto del quale si genera inflazione: le politiche di piena occupazione divengono così incompatibili con il dettato della stabilità dei prezzi e viene sanzionata con irrigidimenti sul deficit. La Costituzione al contrario vincola a perseguire politiche di piena occupazione (art. 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini, il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.”) con una retribuzione proporzionata al lavoro svolto e comunque dignitosa (art. 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.”), il che vuole certamente dire generazione di inflazione. Ritenete dunque che le politiche del lavoro prescritte dalla nostra Costituzione siano compatibili con la permanenza nella UE, o ritenete che possa essere possibile risolvere questa incompatibilità?
Il tavolo delle POLITICHE ECONOMICHE – Perché l’Europa sta morendo – Giuseppe Palma – Dal Fiscal Compact al MES per arrivare all’uscita dall’euro? Ragioni e urgenze per il presente e per il prossimo futuro – Giorgio La Malfa – Come uscire dall’austerità senza uscire dall’eurozona. I certificati di credito fiscale – Marco Cattaneo – Le basi economiche di un new deal italiano – Stefano Sylos Labini.
Altro passo per i relatori del tavolo delle Politiche Economiche. Giuseppe Palma, avvocato milanese esponente di punta di Riscossa Italia, espone i temi sovranisti che conosciamo bene con efficacia e coerenza. Giorgio La Malfa espone critiche indecise al sistema europeo senza in realtà riuscire a vederne una possibile uscita, e si prende i rimbrotti del pubblico, che arriva anche a rinfacciargli i tanti voti europeisti, di cui si prende onorevolmente carico esponendosi al giudizio pubblico e storico senza cercare troppe scusanti. Stefano Sylos Labini espone progetti di rilancio della spesa pubblica toccando punti importanti ma la sensazione è che non preveda prioritariamente una reale ed urgente frattura del sistema europeo, e forse nemmeno a lungo termine. Dopo il disordine del primo tavolo gli interventi dal pubblico vengono esposti dal leggio a fianco al palco. Il mio intervento è il secondo di quattro, e per fare fronte alle pressanti richieste di stare nei tempi leggo un intervento che era stato calibrato immaginando un ambiente meno caldo e toni più accademici, mentre forse sarebbe stato più efficace un intervento a braccio più esplicito: “noi vogliamo ri-nazionalizzare tutte le cose, chiaro?”. La sensazione è che non se ne colga appieno la valenza politica e contro-rivoluzionaria. Lezione importante per il futuro.
Qui il video del mio intervento:
Qui il testo:
La pressione esercitata dalle istituzioni europee perché gli Stati attuino radicali liberalizzazioni e privatizzazioni è uno dei tratti salienti delle politiche dell’Unione Europea. Tali politiche discendono direttamente dall’imperativo della concorrenza scritto come valore fondante dell’Unione Europea, in tutti i suoi trattati fondativi. Dall’altra parte il dettato costituzionale con l’articolo 36 sancisce il diritto ad un’esistenza libera e dignitosa attraverso la proporzionata retribuzione del lavoro. Quello che il Fronte Sovranista Italiano si chiede è se sia possibile perseguire politiche di tutela del potere di acquisto delle famiglie senza prevedere un robusto ritorno dell’intervento dello Stato nell’economia, in via diretta (garantendo i livelli salari) e indiretta (controllando le tariffe pubbliche e imponendo un calmiere ai prezzi di mercato). Ci chiediamo cioè se esista una reale possibilità di rimediare ai danni strutturali delle privatizzazioni, che rendono impossibile l’attuazione della Costituzione economica, senza impugnare gli strumenti propri dello statalismo, in particolare il comma 3 dell’articolo 42 (“La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.”). In seconda battuta, quali accorgimenti bisognerebbe adottare a livello nazionale per raccordare un’economia italiana che tornasse ad avere un orientamento statalista, in un contesto internazionale che fosse ancora in buona parte orientato alla logica dei liberi flussi di merci, servizi e capitali e non ultimo dei flussi migratori di massa?
Tavolo QUALE SOVRANITA’ POPOLARE? Democrazia rappresentativa e democrazia diretta. A chi spetta attuare la Costituzione? Modera: Maria Agostina Cabiddu (Docente di Diritto Pubblico – Politecnico di Milano) – Che cosa significa “esercitare” come “popolo” la “sovranità”? Come si attua il secondo comma dell’articolo 1 della Costituzione? Lidia Menapace (Partigiana, Insegnante, Saggista, Politica) – Da sudditi a cittadini: democrazia rappresentativa e legge elettorale Domenico Gallo (Magistrato – Politico – Comitato per il No) – A chi spetta attuare la Costituzione Paolo Maddalena (Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale).
Il tavolo per la sovranità popolare ha un’alta valenza culturale, con richiami meno stringenti ai temi normativi ed economici dell’attuale sistema, ma con frequenti spunti di grande profondità emotiva e umana. E’ stato il caso di alcune testimonianze storiche di Lidia Menapace, e soprattutto di alcuni passaggi analitici di Paolo Maddalena, che ha ricordato che i confini nascono quando l’essere umano si emancipa dalla condizione animale per diventare uomo civile, sottintendendo che abbattere i confini significa riportare gli esseri umani alla condizione di bestialità ferina, e quando ha ricordato che il termine “popolo” viene dal latino “populus”, riferendosi al fatto che un popolo è simile ai filari dei pioppi, alti ritti e ordinati come soldati armati di lancia. Emozionante. Sapendo che non mi sarebbe stata concessa una seconda occasione di intervenire, affido il testo dell’intervento preparato per questo tavolo a Marcello Vezzoli, fresco socio di Brescia e appena arrivato all’Assemblea, che infatti riesce a inserirsi nella coda delle domande al leggio. Purtroppo dopo i primi due interventi i successivi sono chiamati a discrezione dalla moderatrice, che pesca persone conosciute dal pubblico, e quando si ritorna alla coda del leggio è tardi, si leggono un altro paio di interventi ma si chiude proprio quando tocca a Marcello. Palo numero 2.
Giornata che ha fruttato numerosi contatti con le varie associazioni attive sulla scena di Milano, oltre a consolidare i rapporti con i Comitati per il NO e rivedere i fuoriusciti dell’ARS Milano, nel frattempo riuniti ad altri cittadini milanesi sotto la sigla CPP – UPUC (Collettivo Popolare Populista – Un Pezzo Un Culo), con cui si è discusso a lungo dei vari temi, con reciproco rispetto, si sono aperti nuovi contatti con alcune persone (spesso attente al raffronto FSI- Riscossa Italia) e con diverse associazioni presenti a Milano. Fra queste un gentilissimo e competente signore dei CARC, che Giampiero Marano ha sottolineato essere movimento a cui fare attenzione, un giovane collaboratore di Lidia Menapace del Comitato per il NO di Bolzano che mi ha segnalato una citazione del FSI sul Corriere dell’Alto Adige che recupererò a breve salvo non sia già stata censita dalla nostra rassegna stampa, Mauro Scardovelli e la sua Aleph, che ha una collaboratrice di Borgomanero che lavora spesso a Gallarate, con cui ci rivedremo presto, lo stesso Giuseppe Palma di Riscossa Italia con cui mi sono confrontato brevemente e con cui certo capiterà di incrociare spesso le strade sviluppando l’attività su Milano, come è in programma.
Rossano Ferrazzano
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