Gestione popolare dei crediti incagliati
di ALBERTO MICALIZZI
Ecco un esempio concreto di cosa si può fare per evitare di offrire i circa 330 miliardi di crediti incagliati delle banche italiane in pasto agli speculatori della City di Londra e lasciare che vengano gestiti almeno in parte direttamente dalla popolazione.
Lo ha proposto l’on. Giovanni Paglia al quale va il mio apprezzamento per aver pensato e depositato presso la Commissione Finanze della Camera una proposta di legge che tutela le fasce deboli e produce l’effetto di trattenere una parte della ricchezza nazionale all’interno dell’economia del Paese, contribuendo alla ricostituzione della domanda interna attraverso la maggiore capacità di spesa delle famiglie (vedi articolo apparso su Il Fatto Quotidiano “Banche, alla Camera la proposta per agevolare i piccoli debitori…”).
Nel mio articolo “Si orchestra la svendita di 330 miliardi di crediti deteriorati: bad bank/good profit” ricordavo che pochi giorni fa un gruppo di personaggi che includono Padoan, il Presidente dell’unione bancaria europea Andrea Enria, i vertici di Banca d’Italia, la Commissione Europea, l’OCSE e persino l’agenzia di rating Fitch ha discusso la cessione ai privati di un primo pacchetto di 86,9 miliardi di Euro di sofferenze bancarie (fonte: IlSole24ore, dato al 31/12/2016) su un totale di circa 330 miliardi.
Secondo le mie stime, da questa operazione i privati, che sono soprattutto fondi speculativi esteri, ottengono un rendimento netto complessivo di circa il 16,5% sul valore nominare dei crediti, dato dalla differenza tra prezzo d’acquisto dalle banche a valore netto dei crediti recuperati. Perché lasciare questa ricchezza in mani private, quando poi è il settore pubblico che deve intervenire per i piani di “ricapitalizzazione preventiva” delle banche in difficoltà (vedi MPS, Veneto Banca etc..)? (Vedi mio articolo “Il MES ormai dietro l’angolo“).
C’è di più. Una parte di questi crediti sono “micro” crediti, ed hanno un valore nominale inferiore ai 1.000 euro. Il loro recupero è costoso, non conveniente ed è anche socialmente riprovevole dato che va a pesare su individui e famiglie che in taluni casi sono classificati al di sotto della fascia di povertà.
Di qui la proposta di legge dell’On. Paglia che offre ai debitori accertati in Centrale Rischi entro il 31 Dicembre 2016 la possibilità di acquistare ed estinguere il proprio credito deteriorato allo stesso prezzo al quale la banca è in grado di venderlo agli investitori professionisti. Sulla base di ciò si stima che i debitori possano estinguere il credito per un valore compreso nella fascia 10-20%, che è in linea con i dati da me forniti nell’articolo già ricordato.
Tale proposta è totalmente compatibile e va nella stessa direzione della mia proposta di costituire una bad bank pubblica, cioè una struttura a controllo Statale che raccolga le sofferenze bancarie, all’interno della quale il meccanismo proposto dall’On. Paglia troverebbe una naturale possibilità di gestione in maniera ordinata ed efficace.
Come centro studi IASSEM siamo pronti a prestare la nostra collaborazione in questa direzione. La bad bank pubblica, similmente ad altre proposte concettualmente similari quali l’impiego della Cassa Depositi e Prestiti come vera banca pubblica per difendere le partecipazioni strategiche rimaste e dare subito credito alle famiglie ed alle piccole e medie imprese (vedi mio articolo “Una banca Pubblica per rilanciare il Paese“), vanno nella direzione di ricostruire strumenti di politica economica e, quindi, di recupero di sovranità popolare e nazionale sull’economia del Paese.
La proposta di legge dell’On. Paglia è stata depositata il 6 Marzo scorso e si aspetta ora la discussione. C’è da scommettere che il progetto non piacerà agli investitori internazionali, e quindi la mia facile previsione è che il PD e la componente filo-governativa di FI si opporranno, accampando motivazioni fittizie quali, ad esempio, il ritardo nell’incasso della liquidità da parte delle banche che cedono il credito, rispetto alla formula della cessione in blocco a fondi esteri, una motivazione fittizia in quanto il vantaggio che la banca ricerca nel cedere crediti incagliati non è la raccolta di liquidità ma il miglioramento della capacità patrimoniale, che rappresentano due obiettivi totalmente diversi.
Dunque aspettiamoci i soliti tiri mancini da parte dei docili camerieri che saranno chiamati a servire l’ennesimo pasto caldo al tavolo dei burocrati di Bruxelles e dei banchieri della City di Londra.
fonte: https://albertomicalizzi1.wordpress.com/2017/04/03/gestione-popolare-dei-crediti-incagliati/
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