Il Ramadan di sangue invocato dallo Stato Islamico
di LOOKOUT NEWS (Rocco Bellantone)
Dopo Manchester, Filippine, Somalia, Indonesia ed Egitto. ISIS lancia l’appello alla «guerra totale» contro l’Europa e i miscredenti alla vigilia del mese sacro dei musulmani
Prima i 22 morti nell’attentato di Manchester, poi gli attacchi nelle Filippine, in Somalia, Indonesia ed Egitto. L’appello alla «guerra totale» contro l’Europa e contro i “miscredenti” lanciato dallo Stato Islamico alla vigilia del Ramadan, il mese sacro per i musulmani che quest’anno inizia il 27 maggio, ha già sortito le prime stragi.
Il messaggio audio veicolato attraverso i media e i canali social del network legato al Califfato Nashir Media Foundation ricalca il registro degli inviti al martirio pronunciati in questo stesso periodo nel 2015 e nel 2016 dall’ex portavoce di ISIS Abu Mohammad al-Adnani, ucciso in un raid aereo in Siria nell’agosto scorso.
In quelle occasioni Al Adnani aveva definito il Ramadan il mese della «conquista e del Jihad», invitando tutti i «soldati» del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi a prediligere attentati nei luoghi in cui si trovavano piuttosto che andare a combattere in Siria e Iraq. Allora come adesso il target privilegiato indicato da ISIS sono i «civili», «le loro case, i loro negozi, le loro strade, le loro piazza», poiché è questo il modo più efficace «per ottenere una grande ricompensa nel corso del Ramadan».
Durante e immediatamente dopo il mese di Ramadan del 2016 (6 giugno-5luglio), ISIS ha colpito a Orlando negli Stati Uniti (49 morti), a Nizza in Francia (86 morti), a Dacca in Bangladesh (22 morti), a Istanbul in Turchia (41 morti) e a Baghdad in Iraq (323 uccisi). Al termine di questa mattanza, ISIS attraverso la sua rivista settimana Al Naba ha rivendicato l’uccisione di più di 500 persone.
A un anno di distanza, il Califfato ha perso buona parte dei territori conquistati dall’estate del 2014 in Siria, Iraq e Nord Africa, ma continua a rappresentare una minaccia globale, forte di reti di affiliati operative e pronte a compiere attentati ovunque.
La sera del 22 maggio le persone uccise da un attentatore kamikaze all’esterno della Manchester Arena al termine di un concerto sono stati 22, per lo più adolescenti e bambini. Da allora, la violenza del Califfato non si è più fermata. Dal 23 maggio a Marawi, città situata nella provincia di Lanao del Sur, nell’isola meridionale di Mindanao a netta maggioranza musulmana, i gruppi islamisti affiliati a ISIS Abu Sayyaf e Maute tengono sotto scacco l’esercito. I morti negli scontri finora sono stati oltre 30, ma il bilancio è destinato a salire perché in jihadisti hanno in mano diversi ostaggi cristiani. Le tensioni nelle Filippine potrebbero non essere collegate direttamente all’inizio del Ramadan, essendo scoppiate a seguito del fallito tentativo di arresto di Isnilon Hapilon, un comandante di Abu Sayyaf. Ma dimostrano comunque la crescente attrattività di ISIS nel Sud-Est asiatico.
(Militari delle Filippine nelle strade della città di Marawi)
Un dato confermato dal doppio attentato del 23 maggio a Giacarta, capitale dell’Indonesia, dove tre agenti di polizia sono stati uccisi in una stazione di autobus nel quartiere orientale di Kampung Melayu. ISIS ha prontamente rivendicato l’attacco.
Il 24 maggio lo Stato Islamico ha battuto un colpo anche in Somalia colpendo in una delle sue roccaforti nella regione semi-autonoma nord-orientale del Puntland. Cinque i morti in un’offensiva contro un ceckpoint di militari a Bossasso, località portuale sul Golfo di Aden. In quest’area la figura di riferimento dello Stato Islamico è Abdulqadir Mumin, a capo di un’ala scissionista dei qaedisti di Al Shabaab, dall’agosto del 2016 inserito nella black list dei terroristi internazionali stilatadal Dipartimento di Stato americano.
Notizia delle ultime ore è invece l’ennesimo massacro di cristiani copti in Egitto. A Minya, nel sud del Paese, un commando di dieci uomini armati ha attaccato un bus a bordo del quale viaggiava un gruppo di fedeli cristiani diretto al monastero di San Samuele il Confessore, situato circa 250 km a sud rispetto al Cairo. Le vittime sono oltre 35. L’azione, ancora non rivendicata da ISIS, porta quasi certamente la firma di Wilayat Sinai (Provincia del Sinai), filiale dello Stato Islamico in Egitto nota fino al novembre del 2014 come Ansar Beyt al-Maqdis. Negli ultimi anni il gruppo ha compiuto diversi attentati contro la comunità egiziana dei copti, dieci milioni di fedeli su una popolazione totale di 90 milioni. Gli ultimi attacchi risalivano al 9 aprile scorso, la domenica delle Palme: due esplosioni distinte nella chiesa di Mar Girgis a Tanta (nord del Cairo, 27 morti) e nella cattedrale di San Marco ad Alessandria (18 morti) dove stava celebrando la messa il papa copto Tawadros II.
«Le ricompense nell’aldilà per gli attacchi compiuti durante il Ramadan sono viste (dai sostenitori del Califfato, ndr) come molto più grandi. Questo è il motivo che spiega l’aumento degli attentati durante questo mese», spiega Amarnath Amarasingam, ricercatore senior dell’Institute for Strategic Dialogue, think thank contro con base a Londra.
È inevitabile pertanto aspettarsi nuovi spargimenti di sangue e nuove rivendicazioni dello Stato Islamico nelle prossime settimane, almeno fino a quando non termineranno le celebrazioni per il mese del Ramadan.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/ramadan-isis-attentati/
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