Lo Stato sfruttatore
di CARLO CLERICETTI
La vicenda degli “scontrinisti” della Biblioteca nazionale era appena esplosa quando al Forum della PA sono stati diffusi i dati sui dipendenti pubblici, da cui è risultato che sono diminuiti di 237.000 unità negli ultimi dieci anni. Sembra tanto, ma non è tutto.
Quando furono pubblicati i dati del censimento 2011 ci fu chi si prese la briga di fare un confronto con i dati del censimento precedente, quello del 2001. Riportiamo un brano da quell’articolo di Attilio Pasetto.
“Il cambiamento più rilevante è la crescita del Terzo settore a scapito della pubblica amministrazione. Le istituzioni pubbliche sono infatti diminuite in dieci anni del 21,8% in termini di unità e dell’11,5% come addetti, a fronte di aumenti, rispettivamente, del 28% e del 39,3% delle istituzioni non profit. (…) I due fenomeni speculari – arretramento della PA e crescita del non profit – si colgono in maniera evidente nel sistema di welfare. Nel settore dell’istruzione le istituzioni non profit contano nel 2011 per il 13,1% in termini di addetti, con un aumento del 76,3% rispetto al 2001. Il ruolo della PA rimane preponderante, con l’81,5%, ma in calo del 10,3% sul 2001. Nella sanità e assistenza sociale il non profit ha un peso molto alto, pari al 24%, con una crescita in dieci anni del 47,2%, a fronte di un peso della PA sceso al 43,5% per effetto di un calo dell’8,6%. Occorre aggiungere che in entrambi i settori cresce anche il ruolo delle imprese private, con incrementi dal 2001 al 2011 del 21,9% nell’istruzione e del 40% nella sanità. In quest’ultimo comparto il peso delle imprese private raggiunge ora il 32,5%”.
Proviamo a collegare questa tendenza con la vicenda degli “scontrinisti”. Ricordiamo chi sono. Sono giovani (e non più giovani) che da anni (diciassette!) prestano servizio non presso un centro sociale autogestito di Tor Bella Monaca, ma presso la Biblioteca nazionale centrale a Castro Pretorio a Roma. Cioè a dire, presso una importante istituzione dello Stato. Sono considerati “volontari”, perché, come ha ricordato il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini in seguito a una interrogazione a risposta immediata di Stefano Fassina , esiste una legge che consente alle strutture pubbliche di utilizzare volontari. Naturalmente i volontari non si pagano, ma possono avere un rimborso spese. Non direttamente dalla Biblioteca, che versa un rimborso forfetario all’associazione a cui sono iscritti (la Avaca), che a sua volta “rimborsa” loro, fino a un massimo di 400 euro mensili, dietro presentazione di scontrini (da cui il nome dei poveretti). Scontrini che dovrebbero testimoniare le spese sostenute, ma che i “volontari” raccattano dove capita, quelli lasciati sui banconi dei bar o anche per terra.
Tralasciamo gli aspetti legalmente dubbi della questione e facciamo come se da quel punto di vista fosse tutto regolare. Rimane che un’istituzione pubblica, la Biblioteca nazionale, per funzionare ha bisogno di 22 “volontari”. Per funzionare poco e malissimo: chiude alle 19 (e alle 13,30 il sabato, nel periodo delle Festività natalizie, nella settimana che precede la Pasqua e dal 15 luglio al 31 agosto). La distribuzione prevede vari casi a seconda di cosa si chiede, ma al massimo finisce alle 14,30; gli addetti vanno a prendere i materiali ogni mezz’ora, così se non sei fortunato perdi un sacco di tempo; per il prestito l’orario limite per la richiesta sono le 12,30. Che la biblioteca più importante del paese funzioni così è già uno scandalo. Che per farlo abbia bisogno di finti volontari è oltre ogni vergogna.
L’associazione di quei “volontari” è una di quelle che hanno ingrossato il numero delle istituzioni non profit come risulta dal confronto tra i due censimenti. Quindi lo Stato riduce i suoi dipendenti, che però sono da tempo troppo pochi; e per poter svolgere – anche se poco e male – i propri compiti fa ricorso ai precari, alle convenzioni con le cooperative, e persino ai finti volontari.
Si dirà: per forza, lo Stato deve risparmiare. Ora, a parte il fatto che un’istituzione pubblica non può (non dovrebbe) ricorrere ad espedienti la cui correttezza è fuori discussione (nel senso che non c’è da discutere: sono scorretti e basta), è per lo meno assai dubbio che questi risparmi ci siano. Tempo fa in un’inchiesta di Report si era visto che i precari della sanità laziale costavano di più che se fossero stati assunti regolarmente. E il presidente dell’associazione Avoca, intervistato da Repubblica, dice: “Qui ci sono associazioni grosse che fanno i miliardi. Altre associazioni sono miliardarie”.
E allora, tutto si tiene. L’ideologia dominante ci ha indottrinato per anni sul fatto che tutto ciò che è pubblico è inefficiente e ciò che è privato efficiente; che lo Stato costa troppo ed è ottusamente burocratico e che quindi si deve affidare ai privati tutto il possibile. Poi ci si è aggiunto un colpo d’ingegno per sfruttare quel che rimane delle subculture cattolica e di sinistra, trasformando le cooperative e le associazioni non profit, nate per nobili scopi, negli strumenti più subdoli e indegni di sfruttamento di chi ha bisogno di un lavoro purchessia, con profitti le cui destinazioni sarebbero tutte da indagare.
Non tutte le cooperative e le non profit, naturalmente, si comportano in questo modo disonesto. Ce ne sono non poche che fanno lavori lodevoli spesso col sacrificio dei loro membri. Ma questo mondo è pesantemente inquinato, e soprattutto è diventato uno degli strumenti principali di privatizzazione dei servizi pubblici. Con vantaggi che certo non vanno alla collettività. Per di più, i servizi pubblici funzionano sempre peggio, dando buon gioco a chi ne spinge la privatizzazione per specularci sopra. E’ un vecchio gioco: impedisci a qualcosa di funzionare e poi grida che non funziona e quindi va eliminato. Non sembra che siano in molti a preoccuparsene.
PS: sulla home page del sito della Biblioteca Nazionale, a tutt’oggi 26 maggio compare questo annuncio:
fonte: http://clericetti.blogautore.repubblica.it/2017/05/26/lo-stato-sfruttatore/
Commenti recenti