Immigrazione e salafiti: i problemi di Angela Merkel a pochi mesi dal voto
di LOOKOUT NEWS (Stefano Piazza)
Aumento dei reati commessi da rifugiati e dei giovani reclutati per compiere attentati. I numeri contenuti nell’ultimo rapporto presentato dal ministero dell’Interno tedesco
La Germania che sia avvia alle elezioni politiche del 23 settembre è alle prese con i problemi legati alla sua sicurezza interna. Nel Paese non cessano infatti gli episodi di violenza che vedono protagonisti i rifugiati accolti. Lo confermano gli ultimi dati preoccupanti diffusi dalla Polizia federale. Il totale del numero dei reati registrati in Germania è aumentato nel 2016 dello 0,7%, mentre i crimini violenti – come le aggressioni o le violenze sessuali – sono cresciuti del 6,7%.
Sull’argomento è intervenuto recentemente il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière. Dalla sua relazione, ripresa dal giornale domenicale tedesco Welt am Sonntag, emerge che nel 2016 gli stranieri che hanno commesso reati sono aumentati del 52,7% rispetto all’anno precedente, arrivando alla cifra record di 174.438. Il ministro ha sottolineato che la maggior parte dei crimini perpetrati dagli stranieri sono i classici borseggi, furti in appartamento, lesioni fisiche e violenze sessuali. Il ministro ha inoltre specificato che molte delle vittime di questi reati sono a loro volta immigrati. Dal rapporto emerge che i più “inclini” ai reati violenti sono gli algerini, i marocchini e i tunisini. Molti di meno sono invece i casi che riguardano profughi siriani e iracheni. Il dossier mette in risalto come quasi un terzo degli immigrati arrivati in Germania sia recidivo. Il 5% di loro ha infatti commesso almeno sei reati di varia natura.
(Il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière)
Il reclutamento di attentatori
Questi numeri vanno di pari passo con un altro fenomeno che preoccupa molto le autorità tedesche, ovvero la crescita capillare del radicalismo di matrice salafita e il continuo reclutamento di giovani e giovanissimi da formare come futuri shahīd (martiri).
L’ultimo a essere reclutato è stato un giovane immigrato irregolare siriano, arrivato in Germania nel 2015 e arrestato il 30 maggio poco prima di farsi saltare in aria nel centro di Berlino. Il giovane aveva ottenuto lo status di rifugiato e viveva in un centro di accoglienza a Gerswalde (Brandeburgo), dove si sarebbe radicalizzato. Non si sa ancora come il ragazzo sia stato avvicinato da esponenti degli ambienti estremisti islamisti, se attraverso il web o da un imam in una moschea.
(Un blitz della polizia tedesca in un appartamento in cui risiedevano reclutatori affiliati a ISIS)
In Germania di vicende simili a quella di questo giovane siriano ve ne sono state almeno altre sette negli ultimi due anni. Si tratta di giovani “adescati” sui social network, sapientemente indottrinati e fatti diventare delle “bombe umane” pronte a colpire come è accaduto con Salman Ramadan Abedi a Manchester lo scorso 22 maggio.
Per fermare i reclutamenti, le autorità tedesche stanno spostando i riflettori anche su quell’estessima cerchia di associazioni che ricevono sostanziosi finanziamenti dall’estero. I risultati finora ottenuti, però, non sono stati soddisfacenti. Recentemente è tornata a far parlare di sé soprattutto la controversa associazione islamica turca DITIB Türkisch-Islamische Union der Anstalt für Religion (Unione Islamica Turca per gli Affari Religiosi, in turco Diyanet Isleri Türk İslam Birligi), che in Germania controlla 900 moschee e conta 800.000 membri.
Germania-Turchia: l’asse che collega gli estremisti
Nonostante la gravissima vicenda di spionaggio che ha visto coinvolti 20 suoi imam, rientrati in Turchia per sfuggire all’arresto in quanto accusati di passare informazioni al governo di Ankara, l’associazione continua a incassare le sovvenzioni elargite dallo Stato federale. Agli inizi di maggio dal Ministero della Famiglia tedesco è arrivato sul conto del DITIB circa un milione di euro per un progetto finalizzato a «combattere la violenza e gli estremismi» e a incentivare l’ingresso nel mondo del lavoro dei migranti che frequentano l’associazone. Considerati gli episodi di intolleranza e antisemitismo registrati nelle moschee e sui canali social del DITIB, è però lecito avere dei dubbi sulla fine che faranno questi soldi. La vicenda degli “imam spioni” aveva temporaneamente bloccato l’erogazione di questi fondi, ma non essendovi le basi legali per fermare il progetto a livello federale il DITIB ne ha potuto avere accesso.
(Il predicatore di origine palestinese Ibrahim Abou Nagie)
Il ministro Thomas de Maizière negli scorsi giorni ha parlato anche dei divieti posti all’organizzazione salafita “Die Ware Religion” e al progetto a essa collegato “LIES!”, cui è a capo il predicatore tedesco di origine palestinese Ibrahim Abou Nagie. Nonostante sia stata messa al bando da circa sei mesi, l’organizzazione continua a portare avanti imperterrita le proprie attività di proselitismo. Ma non solo. “Die Wahre Religion” ha infatti raddoppiato gli sforzi attraverso la creazione di filiali del gruppo “We Love Muhammad” ad Amburgo, Brema, Berlino, Monaco di Baviera, Colonia, Francoforte, Norimberga, Dusseldorf, Wuppertal e Bielefeld, oltre che in Svizzera dove l’unico Cantone che ha assunto contromisure adeguate finora è stato quello di Zurigo.
A gestire “We Love Muhammad” sono Bilal Gümüs e Pierre Vogel, vecchi allievi di Nagie e oggi autentici protagonisti della scena salafita tedesca. I due sfruttano questo “momento di successo” organizzando tour religiosi per neoconvertiti all’Islam, con pellegrinaggi alla Mecca e a Medina.
Al momento le accuse più pesanti mosse dalle autorità tedesche sono quelle contro Bilal Gümüs. Secondo il ministero dell’Interno tedesco l’uomo ha infatti favorito la partenza di cinque jihadisti in Siria e in Iraq ai tempi della sua militanza in “LIES!” del quale era diventato responsabile regionale. Secondo uno studio dei servizi segreti e della Polizia federale tedesca del 2015, su circa 380 tedeschi partiti per la Siria e l’Iraq, un quinto sarebbe stato indottrinato dai uomini fidati di Ibraim Abou Nagie, tra cui proprio lo stesso Gümüs.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/germania-isis-reclutatori/
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