di LUCIANO BARRA CARACCIOLO
1.1. Cosa resta, di fronte a un tale
discredito – auto-procurato nel più trito e scontato dei modi-, delle “
inderogabili” necessità “tecniche” sempre reclamate dalla Commissione come soluzioni ottimali (e quindi insindacabili) che,
come ben ci spiega Barroso, devono potersi imporre senza alcuna legittima resistenza degli stolidi parlamenti nazionali?
Se per la tutela ambientale e della salute questo risulta il
modus procedendi,
cosa è accaduto e cosa continua veramente ad accadere nei processi decisionali delle istituzioni UE sotto il ben più opinabile profilo politico-economico e fiscal-finanziario(rammentiamo infatti che Barroso parlò, come presidente della Commissione, del fiscal compact, in questi esatti termini;
sempre qui:
“non c’è miglior illustrazione, circa la INEVITABILITA’ del ruolo della Commissione dell’accordo intergovernativo chiamato Fiscal Treaty”).2. E’ arrivato, per “qualcuno” (e quel qualcuno non siamo certo noi) il momento di farsi delle domande ?
No, niente paura. O meglio, abbiatene ancora di più.
La critica alla “attendibilità” e alla trasparenza (eufemismo) dei processi decisionali tecnocratici delle istituzioni UE, pare obiettivamente corrispondere ad una ben prevedibilevalutazione di opportunità pre-elettorale.
3. Una plateale conferma di tutto ciò, l’abbiamo da
questa ulteriore notizia, che, se fosse compresa in tutta la sua portata, sarebbe una vera e propria bomba.
Dopo decenni di classifiche, neppure comprese in verità, sull’esercito dei dipendenti-pubblici-improduttivi (
consigliamo la rilettura di questo post del 2012), in Italia, e sull’esigenza di ridurne il numero, che si inserivano in questo quadretto:
…Questo il dettaglio OCSE sui numeri del 2011 (ripetiamo ulteriormente ristretti, con le politiche l€uropee seguite in Italia, dalle manovre degli anni successivi):
Dall’esame dei dati OCSE 2011, quindi dalla fonte sopra linkata, prendiamo queste osservazioni: “Contrariamente a quanto ritiene gran parte dell’opinione pubblica, i dipendenti pubblici in Italia non sono troppi: sono troppo pochi. Nel 2011 (dati OECD) in Italia c’erano 3.435.000 dipendenti pubblici (di cui 320.000 precari, tra collaboratori e partite IVA), contro i 6.217.000 della Francia e i 5.785.000 del Regno Unito, paesi con una popolazione molto simile a quella dell’Italia e un pil non troppo superiore. Anche in Spagna e negli Stati Uniti i dipendenti pubblici pro capite sono più numerosi che in Italia (rispettivamente 65.6 e 71.1 per mille abitanti, contro i 56.9 dell’Italia). Solo il dato tedesco è apparentemente simile a quello italiano (54.7 per mille abitanti), ma esso è influenzato verso il basso dal regime privatistico del personale sanitario.
Se consideriamo il solo personale amministrativo, per avere in Italia lo stesso numero di dipendenti pubblici pro capite che c’è in Germania bisognerebbe ricorrere a 417.000 nuove assunzioni, a fronte di uno stock attuale di 1.337.000: un incremento del 31%. E per avere lo stesso numero di impiegati amministrativi pro capite degli USA bisognerebbe assumerne addirittura 1.310.000.”
4. Or dunque, dopo tutto questo, oggi, alla vigilia della presentazione delle linee fondamentali della manovra di stabilità (moderatamente pro-ciclica…), se ne escono appunto con questo titolo:
“Il governo pensa al concorsone Mezzo milione di statali in uscita nei prossimi 4 anni. L’esecutivo punta ad anticipare le uscite e ad assumere giovani nella pubblica amministrazione”.
E allora, come si concilia coi precedenti slogan, diktat e pseudo-dati?
5. Ma, guarda un po’, prima delle elezioni, 500.000 persone, specialmente i ggiovani(anzi, quali potenziali aspiranti, molte di più), potrebbero venir convinte che, se riuscissero a uscire da disoccupazione e precarietà, allora vorrà dire che non c’è piùcastacriccacorruzione (eh sì, questi sono i sillogismi correnti nell’opinione di massa che si orienta sui principali partiti, di opposizione inclusi; anzi, specialmente).
E quindi, verrà da pensare a tutti costoro, qualcuno ce l’avrà questo merito…
E questi nuovi sillogisti con prospettiva di mega-bandi, una volta che sia scritto nella legge di stabilità che si faranno i concorsoni, (e per quanto, quindi, ben lungi dall’essere assunti), saranno una nutrita schiera riconoscente: ma anche disponibile a rivedere, per se stessa (soltanto), l’idea che gli impiegati pubblici siano dei fannulloni e che “c’ha proprioraggione Checco Zalone“.
Naturalmente, SE lo faranno, i bandi saranno soggetti alla clausola rebus sic stantibus, relativa alla stabilità finanziaria&fiscale: ne L€uropa funziona così. Dovrebbero averlo accettato tutti che siamo governati dallo “stato di eccezione”, versione istituzional-€uropea della shock-doctrine.
E così, purtroppissimo, dopo le elezioni, nell’arco di lunghi e tempestosi anni della futura legislatura, potrebbe scappar fuori una nuova “crisi del debito pubblico” che si cura, – si sa, anche se è controfattuale-, tagliando la spesapubblicabrutta per rassicurare “i mercati”.
5.1. E poi, poi, non scherziamo: se, al delimitato scopo di mantenere (non incrementare!‘Nziamai), il numero dei pubblici dipendenti, già “tagliato” da 25 anni di blocchi del turn over, nonché abbondamentemente sotto la media degli Stati comparativamente significativi, si desse il via libera a tante-tante assunzioni (di mera conservazione degli organici attuali e…salvo crisi sopravvenute), temo che si arriverà a dire che il jobs act si applichi integralmente a tutto il pubblico impiego.
La flessibilità, in cambio di una pseudo-misura espansiva (e a malapena capace, semplicemente, di non incrementare l’attuale insufficienza e disfunzionalità delgi organici), parrà un ragionevole prezzo da pagare…
Ma dopo le elezioni; rigorosamente.
Fonte: http://orizzonte48.blogspot.it/2017/09/insindacabili-contraddizioni-le.html
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