Lavorare gratis per il settore pubblico?
di CARLO CLERICETTI
Professionisti in rivolta per una sentenza del Consiglio di Stato, che ha dato ragione al Comune di Catanzaro che ha emesso un bando per una consulenza. Si tratta di redigere il piano strutturale del Comune e il relativo regolamento urbanistico. Piccolo particolare: non è previsto compenso, ma solo un rimborso spese (da documentare) per un massimo di 250 euro.
Lavorare gratis? “Sentenza criminogena”, ha protestato un rappresentante dell’ordine degli ingegneri. Altri l’hanno definita incostituzionale, ricordando che l’art. 36 afferma che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”.
Chi ha ragione? Come spesso accade, la bilancia non pende da una parte sola. Il lavoro gratuito – quando è proprio lavoro e non volontariato che si faccia per motivi etici – è una pessima tendenza che si è particolarmente diffusa negli ultimi anni. Ne sanno qualcosa i giovani, che tra stage e “vieni pure ma ti pagherò quando avrai imparato” passano mesi e a volte anni lavorando senza vedere un soldo, o se va bene 3-400 euro. E’ uno sfruttamento vergognoso, ma a quanto pare è una forca caudina sotto la quale devono passare quasi tutti quelli che cercano un’occupazione.
Il settore pubblico, che dovrebbe essere un esempio di correttezza e rispetto delle regole, invece è sempre stato all’avanguardia nell’eluderle, fino ad arrivare a situazioni grottesche come quella emersa poco tempo addietro degli “scontrinisti” della Biblioteca nazionale di Roma. Lo Stato ha sempre fatto grande uso di precari, e il resto del settore della pubblica amministrazione in senso ampio non è certo da meno. Ma se ora si passa dal precariato al gratuito, si fa un ulteriore gradino verso il peggio.
E però il discorso non può finire qui. C’è un’altra domanda da farsi, di un certo rilievo. Catanzaro non è un piccolo Comune: ha oltre 90.000 abitanti ( 200.000 con l’area di Lamezia Terme) ed è addirittura capoluogo di Regione. Per redigere il piano urbanistico deve affidarsi a competenze esterne? L’urbanistica non è un compito episodico per un ente del genere, potremmo anzi dire che è il suo “core business”. Non c’è nessuno all’interno che se ne intende? Evidentemente no, e la cosa è davvero preoccupante.
E però non è un caso isolato. Le pubbliche amministrazioni spendono in consulenze un paio di miliardi l’anno, nonostante una serie di leggi e disposizioni varie che da anni tentano di frenare questa emorragia. Una parte di questa spesa è limpidamente clientelare, cioè serve per dare un po’ di soldi a persone che lavorano per i politici (e infatti sono molto numerosi gli importi bassi, certo insufficienti per remunerare prestazioni professionali di livello). Ma il resto serve a comprare prestazioni che, nella maggior parte dei casi, i dipendenti dei ministeri dovrebbero essere in grado di svolgere. A volte viene da chiedersi che cosa facciano i dirigenti pubblici, che peraltro sono pagati piuttosto bene. Ma l’impressione è che spesso vengano affidati all’esterno anche compiti che potrebbero essere svolti benissimo (e magari anche meglio) all’interno delle amministrazioni o perché in quel modo il risultato può essere più facilmente orientato, oppure per altri motivi anche meno commendevoli.
Il problema vero, dunque, non è tanto quello che il Comune di Catanzaro emetta un bando per offrire un lavoro gratis, ma che appalti all’esterno quello che dovrebbe rientrare nel suo lavoro politico-amministrativo, e non solo al momento di elaborare il piano.
Ciò detto, di lavorare gratis il settore pubblico può anche chiederlo: dipende a che livello e per fare cosa. Se lo chiede per portare i libri della biblioteca su e giù dal magazzino, offrendo in cambio una misera retribuzione mascherata da rimborso spese, sta andando oltre il limite della decenza e persino della legalità. Se invece c’è bisogno di una consulenza occasionale su una questione molto specifica che richieda competenze particolari, allora è diverso, perché si rivolge a una platea ristretta e qualificata che di certo non fatica ad arrivare a fine mese, e quindi può ben offrire un servizio alla comunità.
Un’ultima osservazione. I rappresentanti degli ordini che si sono inalberati, che certo non sono freschi di laurea e si suppone che siano ben avviati nella loro professione, non avranno per caso nei loro studi qualche giovane che – siccome “sta imparando” – lavora gratis o quasi?
fonte: http://clericetti.blogautore.repubblica.it/2017/10/11/lavorare-gratis-per-il-settore-pubblico/
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