Militanza e opinione pubblica
di SIMONE GARILLI (FSI Mantova, Lombardia)
L’opinione pubblica è una creazione del liberalismo, cioè ottocentesca. L’ideale del liberale è la società degli individui razionali che oltre a scambiarsi merci e servizi equivalenti scambiano tra loro anche idee e opinioni pacificamente. Il mercato liberale è molto di più che semplice economia, è antropologia e politica.
Ciò premesso, è facile dimostrare che il liberalismo non è democratico, perché dietro le sue equivalenze di mercato nasconde rapporti sociali asimmetrici. Se ciò è evidente nel mercato del lavoro, con il lavoratore che è obbligato per sopravvivere ad offrire la sua unica merce di scambio all’imprenditore (il lavoro, appunto), è molto meno visibile nel mercato delle idee. Qui chi non ha l’istruzione e i mezzi per dibattere liberalmente rimane escluso dal circuito dell’opinione pubblica, non potendo offrire nemmeno di essere sfruttato. Il mercato delle idee è quindi molto meno democratico del già poco democratico mercato del lavoro, perché nel primo il conflitto non è nemmeno concepibile.
D’altra parte il timore dei liberali per l’allargamento democratico delle istituzioni altro non è che timore per l’estensione della pubblica opinione alle classi popolari e lavoratrici. Su questo i liberali classici sono stati molto più franchi dei liberali successivi, riconoscendo a chiare lettere il pericolo della democrazia, cioè della possibilità per il popolo di far sentire la sua voce e di plasmare l’opinione pubblica (da Tocqueville in giù).
Se ne deve logicamente concludere che chi si limita a combattere il liberalismo nel recinto predisposto dai liberali (l’opinione pubblica, oggi i media e i quotidiani del capitale) non può considerarsi a pieno diritto un nemico del liberalismo e un militante. Per esserlo occorre uscire dal circuito mediatico, attrarre, organizzare e selezionare una rappresentanza popolare e portarla nelle istituzioni non disdegnando, a quel punto, nemmeno la lotta nel campo delle idee, che allora sarà tutto meno che pacifica. Si tratta in sostanza di rendere democratica l’opinione pubblica, sottraendola dal monopolio del liberalismo, che l’ha creata storicamente ma non ne è il depositario universale.
Il conflitto democratico nel campo delle idee, senza la militanza e i partiti popolari, è un non senso logico.
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