AI: e l’uomo si creò il proprio lucifero (il governo dei tecnici portato alle estreme conseguenze)
di ENZO PENNETTA
Il progetto di costruire una divinità elettronica prende forma nella Silicon Valley, ma nomi come Stephen Hawking ed Elon Musk mettono in guardia da tentativi del genere.
Anthony Levandowski, ex ingegnere di Google di cui si è parlato recentemente per le accuse di aver ceduto a Uber segreti industriali per la realizzazione di un’auto a guida automatica rubati a Mountain View, ha fondato un’organizzazione religiosa e sottolineiamo religiosa, la Way of The Future, il cui scopo è quello di:
“sviluppare e promuovere la realizzazione di una divinità basata sull’intelligenza artificiale e, tramite la comprensione e la venerazione della divinità, contribuire al miglioramento della società”.
Della cosa ne ho parlato con la brava Raffaella Frullone qualche giorno fa in una breve intervista a Radio in Blu il cui audio è qui disponibile:
http://www.enzopennetta.it/wp-content/uploads/2017/10/audioclip-1509184321000-457822.mp4?_=1
Ma se anche il migliore dei buoni governi avrà sempre dei difetti che non gli consentiranno di essere un governo perfetto, secondo personaggi del calibro del fisico Stephen Hawking e del geniale inventore-imprenditore Elon Musk, un governo di un’intelligenza artificiale non potrebbe che diventare un incubo, prefetto o quasi.
Lo ripete spesso Hawking facendo riferimento ad un racconto di fantascienza come riportato dall’agenzia agi in un articolo del 14 ottobre:
In “La risposta”, breve racconto fantascientifico scritto da Fredric Brown nel 1954, i computer di tutti i pianeti abitati dell’universo vengono connessi in un unico circuito che dà vita a un supercalcolatore racchiudente il sapere di ogni galassia. “C’è Dio?”, domanda lo scienziato che ha l’onore della prima domanda. “Sì, adesso un Dio c’è”, risponde la gigantesca macchina. Lo scienziato, in preda al terrore, si precipita verso la leva dello spegnimento ma viene incenerito da un fulmine che cala dal cielo e fonde la leva, inchiodandola per sempre al suo posto.
I riferimenti nella fantascienza sono in realtà più di uno, tra i più autorevoli troviamo la figura del computer HAL 9000 di Kubrick in ‘2001 Odissea nello spazio‘, ma anche la più popolare guerra dei computer contro l’umanità di ‘Terminator‘ per passare alla più recente serie televisiva ‘Persons of interest‘ che in modo molto più preciso coglie la possibilità di un computer onniscente messo a tutela della società e indicato dai protagonisti come una divinità. In quest’ultimo caso si avanza anche l’ipotesi di più computer analoghi che entrando in conflitto generano una guerra tra divinità, una specie di paganesimo elettronico 2.0.
Per una prevedibile eterogenesi dei fini la scelta del materialismo iniziata con i secolo dei Lumi ha cacciato dalla porta il concetto di divinità per farlo rientrare, non dalla finestra ma da una porta allargata, sotto la forma luminosa di una tecnologia raffinatissima che testimonia con la sua stessa esistenza il fallimento dell’uomo.
Il dio informatico è l’apoteosi del governo dei ‘tecnici’ su quello degli uomini, è anche l’espressione del trionfo del superomismo sui difetti, la sottomissione ad una divinità senz’anima che non ama gli uomini e che li sottomette alle proprie disposizioni, una divinità che dipendendo però dagli stessi uomini li vedrà come potenziali nemici da eliminare all’occorrenza.
Contro queste tentazioni di ‘perfezione’ ultra umana provenienti dalla Silicon Valley un buon antidoto è dato da qualche riga del buon vecchio Chesterton:
Il signor Shaw non riesce a capire che ciò che è prezioso e degno d’amore ai nostri occhi è l’uomo, il vecchio bevitore di birra, creatore di fedi, combattivo, fallace, sensuale e rispettabile. E le cose fondate su questa creatura restano in perpetuo; le cose fondate sulla fantasia del Superuomo sono morte con le civiltà morenti che sole le hanno partorite.
Da Eretici.
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