FSI presenta il documento sulle imprese pubbliche a Bologna
Domenica 22 ottobre si è svolta a Bologna una conferenza che ha avuto ad oggetto il documento “Le Imprese Pubbilche”, approvato lo scorso settembre in Roma, durante l’Assemblea Nazionale del Fronte Sovranista Italiano.
Presenti 18 persone tra cui i soci Luciano Del Vecchio, Antonio Gisoldi, Fiorella Fogli, Marco Galleri, Isotta Bassini, Angela Pedrini, Roberto Rusignuolo, Lorenzo Sambri e Mattia Mantovani, oltre me. Il resto erano simpatizzanti, dei quali almeno due ragazzi, che ci seguono da tempo, e che spero entrino presto in qualità di Soci in questa splendida avventura. L’incontro inizia con Luciano Del Vecchio che, a mo’ di presentazione del partito, legge la dichiarazione costitutiva inserita all’interno dell’atto costitutivo del FSI. Aprendo ampie parentesi per spiegare il significato di quanto scritto e approvato l’anno scorso, Luciano fa diventare la sua relazione non solo formativa per i soci, ma anche importantissima per esplicare meglio il termine sovranità/sovranismo, spiegando bene, tra l’altro, perché il territorio è imprescindibile per qualsiasi Stato. Spiega anche che oggi si sta assistendo ad una definizione del termine, da parte dell’informazione mainstream, del tutto errata, fuorviante e negativa, quando in realtà sovranità non è un termine negativo. Non è vero che significa “aver paura dei nostri vicini”, così come non è vero che chi oggi, all’interno del panorama politico attualmente conosciuto dalla massa, viene definito “sovranista” lo è, nemmeno di sfuggita e nemmeno a tratti. Sperando in un riscatto e nella giusta declinazione del termine per il futuro prossimo, arriviamo al mio intervento, di raccordo tra il più politico intervento di Luciano e il più tecnico intervento di Antonio. Parlo di scelte, di differenza tra PIL e sviluppo della società e di come bisogna tornare ad essere noi stessi, con la Costituzione che detta la strada. Parlo di come dobbiamo conoscere i nostri pregi e i nostri difetti, e di quanto questo serva per prendere di conseguenza le giuste decisioni politiche ed economiche. Non mi dilungo molto, anche perché il documento è ricco e lascio la parola ad Antonio per l’analisi dello stesso. E’ la prima volta che presentiamo il partito prima dell’analisi del documento, e credo che sia stata una scelta giusta, per poi non ritrovarsi con poco tempo come troppe volte è successo, così come credo che sia più fluido un discorso che parta dall’ideologia per poi finire su aspetti più tecnici, soprattutto per i simpatizzanti. Antonio, come suo solito, è stato splendido nell’illustrare il documento. La sua capacità di studio ed analisi nonché esplicativa, credo che abbia lasciato pochi lati oscuri nell’analisi del documento, così come raramente ho visto gli ascoltatori così pimpanti ed attivi dopo due ore e mezza di conferenza. Era un documento importante, che tocca tutti noi e il paradigma stesso del pensiero economico che si vuole avere per la propria nazione, ma fatto sta che il buon Gisoldi, tra stralci di articoli ripresi qua e là, la lettura del documento, e le spiegazioni per declinare lo stesso in chiave di politica economica, di certo ha reso gli ascoltatori più consci di quanto non lo erano ad ora di pranzo, in merito ai problemi che affliggono il nostro bel Paese. Per la prima volta, c’è stato anche un intermezzo conviviale, grazie a qualche quota rosa regionale, presente e non, che ha preparato torte salate e dolci. Bel momento, per scambiare due chiacchiere tra i soci e soprattutto con i nuovi simpatizzanti. Anche questo, come l’inizio incentrato sulla presentazione del partito (con forme diverse magari di volta in volta ma sempre focalizzate sull’ideologia di fondo), sicuramente da ripetere. Durante la pausa, uscendo per fumarmi una sigaretta, mi accorgo che è appena finito un incontro che si svolgeva in un’altra sala del Costarena, con la presenza di Civati. Prendo subito un manipolo di volantini e li distribuisco a chi si era attardato nell’uscire, mi pare di averne consegnati cinque, e comunque tanti quanti sono stati i tentativi, segno che sicuramente pensavano fossero volantini del loro gruppo politico. Magari li butteranno, ma magari sarò riuscito a mettere una pulce nell’orecchio nella testa di qualche progressista-internazionalista, che un giorno capirà che l’assenza di frontiere, soprattutto nella circolazione dei capitali ma senza tralasciare le altre, fa il gioco del suo peggior nemico, il capitale. Magari. Alle sette, in realtà siamo riusciti ad arrivare alle sette ed un quarto – ringrazio per questo i sempre meravigliosi tecnici del Costarena – dobbiamo terminare la conferenza, sapendo che tutti noi siamo cresciuti almeno un po’ da queste tre ore insieme. Il tempo dei saluti appena fuori dalla sala e poi ognuno per sé, dandosi appuntamento a sabato a Scandicci per chi ci sarà, ma soprattutto con i simpatizzanti ed i soci presenti, che ancora non hanno svolto alcuna azione, ai prossimi banchetti su Bologna, perché la macchina è stata messa in moto, ma ora serve il popolo italiano per farla correre come si deve, come servirebbe a questo gran, bel Paese.
Carmine Morciano
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