Sostiene Katainen
di L’INTELLETTUALE DISSIDENTE (Antonio Martino)
Al tempo dell’Unione europea il destino d’Italia dipende dalle letterine di un burocrate finlandese.
Nel giorno della morte di Totò Riina sarebbe molto facile scrivere un articoletto sulla sempreverde questione mafiosa: tanti bei discorsi, molta retorica, poca sostanza e si porta il pezzo in macchina. Se proprio si vuole esagerare, si cerca una citazione a effetto di qualche povero martire morto ammazzato e il gioco è fatto. Ancora, qualche intellò più sofisticato potrebbe baloccarsi scomodando Sciascia e tutto l’altrettanto sofistico apparato della mafia dell’antimafia. Insomma, il materiale è tanto e tale che senza remore ogni testata- e ogni profilo social- dovrà dire la sua senza in realtà affermare nulla di nuovo. A babbo morto e a Cosa nostra agonizzante, è proprio il caso di dirlo, indossare i panni dell’antimafia in servizio permanente risulta molto semplice, specie se si abita nei confortevoli quartieri bene di Milano o dell’Urbe e la realtà dei sottoproletari meridionali s’è vista su Gomorra.
Appare invece più faticoso- e però tanto più gustoso- evidenziare le ultime meraviglie del magico circo barnum dell’Unione europea, propensa sempre più a trattare noi poveri mediterranei, terroni del Vecchio Continente, con il bon ton di Zu’ Binnu e Don Totò. In attesa di vedere un burocrate in tre pezzi riempire di benzina qualche sede dell’INPS per farla pagare cara a chi ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità, il meritorio apparato di Bruxelles ha inviato un bel pizzino al governo della Repubblica accompagnato da una sibillina dichiarazione di Jyrki “settebellezze” Katainen:
La situazione in Italia non sta migliorando, la sola cosa che posso dire è che tutti gli italiani sanno qual è la situazione, quanto alle nostre decisioni ne saprete di più la prossima settimana.
Dal ridente comune di Siilinjärvi di strada Jyrki ne ha fatta, tanto che è riuscito ad apprendere la sottile arte del dire e non dire, levantina prerogativa di noi scalcinati eredi di Machiavelli e Guicciardini. I famosi compiti a casa della premiata ditta Gentiloni-Padoan tardano a raggiungere la sufficienza, e se tanto ci dà tanto la pazienza beata di Bruxelles sta per esaurirsi. Sempre le solite cose: aggiustamento del deficit, riforme strutturali, diminuzione del debito, bla bla bla. In sostanza, a primavera invece del bello deve venire una nuova manovra lacrime e sangue (con probabile e folle aumento dell’IVA al 24%) perché non abbiamo ancora fatto abbastanza. Viste le vecchie ideuzze di Jyrki, potremmo pure prepararci a ipotecare il Colosseo o il Duomo di Milano: l’Europa del Nord è piena di generosi Decio Cavallo pronti a monetizzare… Come quando si paga il pizzo, una volta che un Paese s’affida all’UE non ne esce più, in un continuo gioco al rialzo che in termini reali significa miseria, disoccupazione strutturale, morte civile per milioni di giovani. Gli effetti della letterina recapitata nel 2011 ci hanno portato un bel golpe, Mario Monti, una seconda e devastante recessione, la distruzione del tessuto produttivo e Matteo Renzi. Immaginiamo dunque le strabilianti golosità dell’ultima fatica epistolare della ridente tecnocrazia continentale.
Tutto questo Jyrki nostro lo sa, così come ben conosce cosa significa a passata recapitata per posta sia Piercarlo che Paolino, nonostante lo squallido teatro messo in scena per l’ennesima volta. Perché una Repubblica di sessantuno milioni di cittadini, seconda potenza manifatturiera d’Europa, capace un tempo di realizzare performance di crescita da podio mondiale, debba dipendere dagli umori e dalle corrispondenze di un figlio del paese di Babbo Natale risulta uno dei meravigliosi nonsense dell’età infelice in cui viviamo. Che, parimenti, nessuno o quasi contesti tale follia e anzi la reputi normale dialettica tra servo (noi) e padrone (€ssi) mentre un’altra banca salta per aria (grazie alle normative di Super Mario Draghi), el Papadetta la linea al Parlamento e le forze d’opposizione fanno a gara per accreditarsi a Washington e a Berlinoappare il degno pendant di uno Stato ridotto al rango di colonia.
E come protettorato da spolpare, infatti, ci avviamo ad appuntamenti decisivi per il futuro prossimo senza uno straccio di classe dirigente che sappia opporsi ai diktat di gauleiter stranieri usciti fuori da chissà dove, buoni solo a saccheggiare la ricchezza e il benessere costruito dal sacrificio di generazioni d’italiani di ieri e di oggi. Poco male, in fondo. A quelli di domani potremo raccontare che val più una testata che la Sovranità di una nazione.
Fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/lettera-italia-europa-katainen/
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