C’è un periodo centrale della storia contemporanea della Germania, dell’Europa e persino del mondo, a quasi un secolo dal suo inizio, che andrebbe riscoperto e approfondito, a mio avviso, ma ad avviso anche di molti altri commentatori politici attuali[1], al fine di trarne la giusta esperienza per il presente e per i tempi futuri o, più semplicemente, al fine di creare un quadro dell’epoca più veritiero ed oggettivo possibile. Cadere in una lettura incompleta della storia, infatti, è alquanto facile ed un approfondimento che vada oltre la lettura di un semplice articolo di giornale o del programma scolastico di storia è doveroso se si vogliono cogliere tutte le sfumature e non rimanere intrappolati nella “parzialità” cui spesso veniamo relegati in quanto ultimi attori dei processi politici e sociali.
Il periodo in oggetto è la Repubblica di Weimar, Germania dal 1918 al 1933, periodo repubblicano transitorio tra l’epilogo dell’Impero, in seguito alla sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, e l’avvento al potere di una delle dittatura più feroci della storia, quella nazista. Periodo in cui visse una fragile democrazia, con suffragio universale e una Costituzione “sociale”, molto simile a quella adottata poi, ad esempio, nel nostro Paese nel ‘48.
Questo breve periodo storico plasma la coscienza del popolo tedesco come nessun altro momento del Novecento. Per questo i segni che lascia sono profonde cicatrici sulla pelle di coloro che lo hanno vissuto direttamente, ma sono vive paure nella teste delle generazioni successive che ne hanno ascoltato i racconti. Lo stesso periodo forma, in maniera chiara inoltre, anche la coscienza europea e genera l’attuale assetto economico, politico e istituzionale dell’Unione, essendo la Germania tra i Paesi più influenti della stessa se non il Paese più forte dal punto di vista politico ed economico, nonché il più popoloso[2].
Il punto centrale è che Repubblica di Weimar e le sue vicende economiche e sociali “estreme” sono le maggiori indiziate per aver portato alla ribalta il nazismo e gli errori “politici” della Repubblica diventano per la Germania e l’Europa gli orrori da scongiurare ad ogni costo negli anni a venire.
Per la centralità della Germania nelle vicende storiche europee e non solo, dunque, sia in senso positivo che in senso negativo, si può parlare di “germanizzazione”[3]dell’Unione Europea. La Germania da cuore dei conflitti mondiali dei primi del Novecento, quindi da cuore del “problema Europa”, a Germania Paese guida, cuore della sua rinascita, del suo riscatto e dalla sua unione.
Ma i problemi rimangono. Soprattutto se gli errori politici di cui sopra non sono mai stati affrontati a dovere, ma sembrano esser rimasti ad un livello prettamente emotivo e irrazionale (paure) e i tabù “weimariani” del popolo tedesco sono oramai a pieno titolo diventati i tabù UE[4].
Tre sono le paure dell’odierna Europa tedesca.
- Paura della guerra. Che di per sé non può non esser giusta, ma in conseguenza della stessa si porta avanti un processo di unificazione politico mutilato, incompleto e quindi deleterio per alcuni dei Paesi membri della UE. Difatti, al momento che si solleva una qualsiasi obbiezione sulla qualità del processo di unificazione europea la risposta che viene data dalla maggioranza dell’opinione pubblica (almeno in Italia) ha pressoché lo stesso contenuto ed è sintetizzabile come segue: “sempre meglio la peggiore unificazione continentale che la migliore divisione”. In qualche modo in quella risposta c’è l’idea/certezza che un’Europa divisa sia un’Europa in guerra tra le Nazioni.
- Paura del nazionalsocialismo e delle forze politiche xenofobe di estrema destra. Comprensibile in pieno, ma senza ricordare che l’insorgere di tali forze e di tali tendenze non è che lo stadio finale di un processo sociale che si avvia in seguito a determinate condizioni e che la comparsa nei Parlamenti europei degli “xenofobi” non è altro che l’effetto di una concomitanza di cause sociali ed economiche, serve a ben poco[5].
- Paura dell’inflazione, la quale se alta può comportare enormi disagi sociali, ma che non fu la vera causa dell’ascesa del partito di Hitler al Governo nel ’33[6]. Si pensi semplicemente all’andamento del consenso del partito nazionalsocialista in quegli anni che rimase su percentuali irrilevanti per tutti gli anni venti (gli anni martoriati dall’inflazione) per poi aumentare repentinamente dal 1929 al 1933 in seguito alla crisi economico-finanziaria internazionale e alle politiche di deflazione del Governo tedesco. Si pensi ancora al fatto che il colpo di Stato di Hitler (Putsch di Monaco[7]) nel novembre del ’23, quindi attuato alla fine di una delle più “massacranti” corse dei prezzi, fallì, mentre lo stesso Hitler salì al potere in seguito all’esito delle regolari elezioni svoltesi nel ’33[8].
Ma riprendiamo in mano la sequenza storica con i principali avvenimenti macro-economici.
Per far fronte alle spese di guerra e poi per far fronte ai debiti di guerra i governi tedeschi stamparono enormi quantità di banconote e per questo l’inflazione iniziò la sua spirale catastrofica a partire dal ’22. Il ’23 è l’anno in cui venne abbattuto ogni record in termini di perdita del valore del denaro in Germania. Se 1 kg di pane nel gennaio del ’23 costava 250 marchi, nel dicembre dello stesso anno sarebbe arrivato a costare la bellezza di 399 miliardi. Da qui le famose immagini di chi riscuoteva il proprio salario con carriole e sacchi[9].
L’adozione del Rentenmark, valuta temporanea senza valore legale, in sostituzione del completamente svalutato Papiermark, riuscì nell’intento per il quale fu creato, ovvero a fermare l’inflazione[10]. In seguito, al fine di permettere il pagamento delle riparazioni di guerra alla Germania, furono concordati prima il piano Dawes, nel 1924, e in seguito il piano Young, nel 1929.
- Il piano Dawes, inoltre, permise alla Germania di tornare al gold standard nel 1924, l’afflusso di capitali americani in Germania e di conseguenza in Europa e, come nel piano Marshall nel secondo dopoguerra, di “legare” l’economia tedesca a quella americana, anche per arginare possibili rivoluzioni di matrice comunista. Seguirono anni di evidente ripresa economica[11].
- Il piano Young, che sostituì il precedente per rendere più agevoli le condizioni al debitore Germania, ridusse le riparazioni del 20% e tramite un consorzio di banche investitrici americane, con a capo J. P. Morgan, una parte del debito venne posticipato con gli interessi sullo stesso[12].
Ma allo scoccare della crisi del ’29 le banche americane bloccarono i loro prestiti e la Germania piombò in una crisi peggiore della precedente. Seguì la “democrazia autoritaria”[13] del cancellierato di Heinrich Bruning, finanziere, al governo dal 1930 al 1932. Durante il suo mandato, Bruning, al fine principale di ridurre il peso del debito e delle riparazioni, attuò una politica deflattiva basata su aumento del tasso di sconto, forti riduzioni delle spese dello Stato, aumento dei dazi doganali, riduzione dei salari e dei sussidi di disoccupazione. Quindi aumentò la disoccupazione (6,1 milioni di persone[14]), aumentarono le imposte e i contemporanei tagli al welfare resero la politica economica di Bruning insopportabile per i ceti più poveri e i disoccupati[15].
In più la decisione (non sappiamo quanto indotta dagli alleati) di rimanere nel gold standard (regime di cambio fisso tra monete[16]) non permise ampi margini di manovra in politica economica. Nel 1931 il Regno Unito lasciò il gold standard insieme ad altri 30 paesi (il blocco della sterlina) facendo in modo che i propri beni costassero il 20% in meno rispetto a quelli della Germania, mentre al contrario Bruning spinse l’economia nel senso di una forte svalutazione interna riducendo prezzi, salari e redditi del 20%[17].
“Un ragionevole tentativo di liberare la Germania dalla stretta dei pagamenti delle riparazioni, non fu altro che commettere un suicidio a causa della paura della morte. La politica deflattiva causò più danni che il pagamento delle riparazioni in 20 anni… Combattere contro Hitler è combattere contro la deflazione, l’enorme distruzione dei fattori produttivi” affermò Anton Erkelenz, un tempo capo del partito democratico tedesco[18].
Ulteriori, conclusivi per questo scritto, due validi spunti di riflessione sul periodo Weimar possono esser dati da Dylan Grice e dall’economista e premio Nobel americano Paul Krugman.
- Nel primo caso Grice nota la correlazione tra disoccupazione in Germania e ascesa del partito nazista. Di conseguenza mette a paragone l’andamento della disoccupazione in Germania e nel Regno Unito e si domanda come sarebbe andata se anche l’economia tedesca fosse stata re-inflazionata come avvenne con quella del Regno Unito (che abbandonando il gold standard dal ’31 al ’33 e svalutando la propria moneta, ottenne il calo della sua disoccupazione di circa 1/3). Grice realizza una simulazione nella quale applica la politica economia del Regno Unito alla situazione tedesca dell’epoca e ottiene che la disoccupazione sarebbe stata del 17% anziché del 33%, ipotizzando che l’ascesa del partito nazista si sarebbe in qualche modo arrestata o comunque non avrebbe trovato il 46% di consensi nelle elezioni svolte nel ’33[19].
- Nel suo blog invece Krugman prima sottolinea che “Gli enormi risarcimenti post-bellici costituivano una pretesa così irresponsabile e irragionevole perché l’economia tedesca, dopo la Prima Guerra Mondiale, era in condizioni terribili e di miseria”. Da qui traccia il parallelo con l’economia della Grecia attuale e dimostra come gli anni della Germania tra il 1913 e il 1920 possono esser comparati con gli anni in Grecia che vanno dal 2007 al 2014 in quanto la perdita del PIL pro-capite è la stessa. Ciò che ha fatto la Prima Guerra Mondiale in Germania l’ha fatto la crisi economica in Grecia in sostanza. Krugman, nei suoi vari contributi, sovrappone più volte le vicende degli anni ’30 a quelle della storia odierna sostenendo che con la Grecia (e con i Paesi deboli dell’UE) stiamo ripercorrendo gli stessi errori di valutazione della Repubblica di Weimar mentre l’esempio da seguire, al contrario, sarebbe quello del Regno Unito dell’epoca, abbandono del cambio fisso (gold standard) e conseguente svalutazione della moneta per “salvare” l’occupazione. In entrambi i casi c’è la stessa idea sbagliata di fondo, pretendere che un economia in ginocchio possa in qualche modo triplicare il proprio avanzo primario attraverso un ulteriore periodo di rigore economico e finanziario.[20]
Di iperinflazione si soffre, ma di austerità e deflazione si muore, si potrebbe affermare[21]. E più che di guerra e partiti di estrema di destra dovremmo esser paura di politiche che generano miseria e disoccupazione.
[1] https://krugman.blogs.nytimes.com/2015/02/15/weimar-and-greece-continued/
http://vocidallestero.it/2015/07/17/krugman-le-lezioni-della-storia-agli-euro-debitori/
[2] http://temi.repubblica.it/micromega-online/lanima-neoliberista-dellunione-europea/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/26/brexit-uscire-da-ue-e-euro-non-e-sufficiente-il-problema-e-il-neoliberismo/2857543/
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-12-20/la-ue-e-rischi-germanizzazione-163513.shtml?uuid=AC3oY6wB
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Germanizzazione
[4] https://keynesblog.com/2014/12/19/la-germanizzazione-delleurozona/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2016/05/22/la-germanizzazione-delleuropa/
[5] http://www.senso-comune.it/samuele-mazzolini/lestrema-destra-piu-politica-meno-morale/
[6] http://goofynomics.blogspot.it/2015/05/qed-48-gli-stati-uniti-e-leuro.html
http://europeanreform.org/files/ND-Magazine04-preview%28low-res%29.pdf
[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Putsch_di_Monaco
[8] http://www.viaggio-in-germania.de/hitler.html
[9] http://www.viaggio-in-germania.de/inflazione-1923.html
[10] https://it.wikipedia.org/wiki/Rentenmark
[11] https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Dawes
[12] https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Young
[13] https://it.wikipedia.org/wiki/Heinrich_Br%C3%BCning
[14] http://www.viaggio-in-germania.de/inflazione-1923.html
[15] https://it.wikipedia.org/wiki/Heinrich_Br%C3%BCning
[16] https://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_aureo
[17] https://en.wikipedia.org/wiki/Weimar_Republic#Decline_.281930.E2.80.931933.29
[18] https://en.wikipedia.org/wiki/Weimar_Republic#Decline_.281930.E2.80.931933.29
[19] http://www.businessinsider.com/unemployment-vs-nazi-party-vote-2011-11?IR=T
[20] https://krugman.blogs.nytimes.com/2015/02/15/weimar-and-greece-continued/
http://vocidallestero.it/2015/07/17/krugman-le-lezioni-della-storia-agli-euro-debitori/
[21]http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-03-06/i-sei-motivi-temere-inflazione-troppo-bassa–113610.shtml?uuid=ABAGfB1
Commenti recenti