Fake News, la libertà di internet sarà solo un triste ricordo
di OLTRE LA LINEA (di Jonthan Cook, Counterpunch – Traduzione a cura di Federico Bezzi)
Qualcuno ha dubbi sul fatto che l’accesso a un internet relativamente libero e aperto stia rapidamente finendo in Occidente? In Cina e altri regimi autocratici, i leader hanno piegato internet alla propria volontà, censurando contenuti che minacciano il loro operato. Ma nell’Occidente “democratico”, le cose funzionano diversamente: lo stato non interferisce direttamente, ma delega il lavoro sporco alle corporations.
Il mese prossimo, internet potrebbe diventare il giocattolo di queste grosse aziende, determinate a usarlo per spremere profitti. Nel frattempo, gli strumenti che ci servono per sviluppare un pensiero critico, il dissenso e la mobilitazione sociale ci vengono tolti, e la “net neutrality” diventerà un triste ricordo.
A dicembre la US Federal Communications Commission (FCC) progetterà di cancellare le già blande leggi che permettono di mantenere una facciata di “neutralità”. Il suo direttore, Ajit Pai, e le industrie che gestiscono i providers di internet vogliono cancellare queste leggi, proprio come il settore bancario si è liberato di quei regolamenti che gli impedivano di trasformare il sistema economico in un gigantesco schema di Ponzi.
I leader politici, e i grandi media, hanno aperto la strada a questa possibilità con la falsa emergenza delle “fake news”. Le fake news, sostengono, sono apparse solo online, non sui media tradizionali – gli stessi che ci hanno venduto il mito delle armi di distruzione di massa in Iraq. Il pubblico, a detta loro, deve essere protetto solo dai siti web e dai bloggers. I giganti dei social media hanno risposto subito all’appello. E’ sempre più evidente che Facebook sta interferendo con la diffusione di notizie a favore degli attivisti progressisti. Sta già chiudendo account e limitando la loro visibilità. Questi trend si accelereranno in futuro. Google ha cambiato il proprio algoritmo in modo che diventi sempre più difficile trovare fonti di informazione alternative.
Google sta conducendo un processo di “deranking”, colpendo RT e Sputnik, due siti di informazione russi che hanno fornito un importante contrappeso alla propaganda antirussa dei media occidentali.
RT è tutt’altro che una fonte di informazione perfetta -nessun media di stato o privato lo è- ma è una voce importante. In pochi anni è diventata il rifugio di coloro che cercavano una voce alternativa, e una critica sia alle politiche interne che estere dei paesi occidentali. Ha la sua agenda politica, ovviamente, ma, nonostante ciò, dà un’immagine del mondo più chiara rispetto ai media occidentali.
E questo per una buona ragione. I media privati occidentali reiterano i pregiudizi che sono stati inculcati nel pubblico occidentale da una vita – il primo dei quali è che l’Occidente agisca sempre bene, a prescindere-.
I media e la classe politica fanno leva su questi pregiudizi per persuaderci ad accettare acriticamente tutto ciò che l’Occidente fa per i suoi stessi interessi. Per fare un esempio: l’Iraq. Ci è stato detto che Saddam Hussein aveva legami con al-Qaeda (non li aveva, e non avrebbe potuto averli); che l’Iraq possedeva armi di distruzione di massa (non le aveva, e ce lo confermano gli ispettori dell’ONU); e che gli USA e l’Inghilterra volevano promuovere la democrazia in Iraq (non prima di avere preso un po’ di petrolio). RT e altri media non-occidentali offrono un punto di vista diverso attraverso il quale comprendere eventi e prospettive non contemplate nel mondo occidentale. Questi media stanno venendo gradualmente silenziati e oscurati, lasciandoci nelle mani dei media privati.
Se i cambiamenti promossi dalla FCC saranno approvati il mese prossimo, le corporation che ci permettono l’accesso a internet saranno in grado di decidere cosa potremo vedere e a quali siti potremo accedere. Si è discusso molto sull’impatto che questo avrà sul commercio online; per questo Amazon e siti porno come Pornhub sono contrari. Ma il punto più importante è la minaccia che costituisce per i siti di informazione alternativa.
Coloro che intendono cercare notizie vere saranno capaci di trovare metodi alternativi per accedere a queste informazioni, ma si tratta di una estrema minoranza. La grande maggioranza delle persone si accontenterà di quello che trova disponibile online. Se è difficile trovare un sito, si sposterà verso un altro sito più accessibile. Se una ricerca su Google mostra solo risultati “certificati”, si accontenterà di quelli. Se la loro timeline di Facebook non gli mostrerà contenuti “falsi”, non cercheranno oltre. E tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’informazione vivranno tempi molto più difficili.
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