di LUCIANO BARRA CARACCIOLO
1. Oggi cercheremo di dare il nostro contributo a questo convegno (
già annunciato
più volte ).
La difficoltà di rendere, nel tempo delimitato a disposizione, l’intera problematica della “attualità della Costituzione nella crisi della globalizzazione”, è evidente (forse, “solo”) per i lettori del blog. Si tratta infatti di bilanciare e rendere cosciente un disegno di restaurazione che si è accumulato in decenni e decenni di condizionamento mediatico, accademico e culturale.
Ma il punto che mi pare forse più rilevante riguarda il nostro futuro “a breve termine” e lo ripropongo in quanto (purtroppo) tenderà a divenire sempre più rilevante e ineludibile dopo il 5 marzo e, in modo del tutto prevedibile, nel corso dei mesi successivi (
pp. 2-3):
…il paradosso di questi 70 anni sarà, per tutti i cittadini italiani che abbiano ancora la cultura e la sensibilità per farlo, l’esigenza di doversi accingere, proprio adesso, ad una strenua difesa finale – della democrazia sostanziale, della democrazia necessitata del lavoro-, in contrapposizione con astratte “commemorazioni” che, ignorandone ostentamente il vero significato, moltiplicheranno le pressioni per un suo superamento, riprendendo il cammino delle devastanti proposte intese a distruggerne il senso più profondo.
Il paradosso, dunque, nascerà dal fatto che, adottandosi
una tattica comunicativa che tenderà, questa volta, a presentare la disattivazione della Costituzione entro una facciata nominalistica di fede nei suoi valori, (valori che ci si sta già preoccupando, da lungo tempo, di rivisitare e “adattare”), si troverà il modo cosmetico per celebrare in sordina “
le esequie frettolose di una Costituzione ancora viva” e, consentitemi di dirlo, che più che mai “lotta insieme a noi”.
Dunque, il fondato timore è che
proprio la ricorrenza dei 70 anni dalla nascita della Costituzione, sarà la più ovvia delle occasioni per
riattivare il processo di formalizzazione testuale del suo tanto invocato, da decenni, superamento, chiamato “riforma”, ma che è in realtà
l’abrogazione (dichiaratamente liberale) dei suoi principi non revisionabili in modo provocarne, come
diceva Calamandrei, l’automatica distruzione.
Un processo che è già in
avanzato stato di compimento, in
molteplici e illimitate forme de facto, e che
attende solo che trascorra un minimo di tempo dal referendum (cioè dall’ultimo, in ordine di tempo, dei fallimenti nella “formalizzazione testuale” dello
status quo abrogativo) per coagulare le sue diverse tematiche e istanze particolaristiche, tutte convergenti sulla
saldatura in nome dell’€uropa (
qui, p.3), di
forze politiche variamente propugnatrici o in ogni modo rassegnate alla irreversibilità del vincolo esterno.
2. Questa facile profezia si unisce (o almeno dovrebbe unirsi) alla consapevolezza che il “processo decostituente” troverà la sua fase di accelerazione nella simultanea riaccensione a pieno regime del motore delle riforme dei trattati europei, oggi
imperniato su una sola monotematica idea: che è poi
quella dell’ital-tacchino da spennare. Probabilmente ciò si compirà come momento di
raggiungimento dello scopo sociale dell’Unione europea, preparatorio di una sua tormentata fase di liquidazione; laddove i risparmi e il patrimonio del popolo italiano recitano il ruolo degli assets di un attivo espropriato dai liquidatori.
2.1. Un motore riacceso comunque, ben al di là delle apparenti difficoltà della formazione di un governo Merkel in Germania, e della alterne fortune delle iniziative riformatrici di Macron: l’accordo fondamentale tra le elites che guidano da sempre il processo, è sempre agevolmente raggiungibile, come già accadde nel periodo post recessione 2008-2009, in cui incredibilmente (dal punto di vista di qualsiasi proposizione scientifico-economica relativa alla esigenza di adottare misure anticicliche), si pervenne all’approvazione del six-packs e, al suo interno, del fiscal compact (cioè del rafforzamento imperativo del sistema di aggiustamento, a carico del lavoro, degli squilibri dei conti con l’estero causati dalla intenzionale fisiologia dell’euro):
3. Ovviamente ne riparleremo.
E la “governabilità” (ex parte principis) è la caratteristica intrinseca del sistema.
Comunque voi pensiate di poter esprimere le vostre preferenze elettorali.
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