di LUCIANO BARRA CARACCIOLO
(AdnKronos) – “Il Pd non è interessato a un governo con i 5 Stelle. Non è questione di antipatia o simpatia ma il M5S ha proposte incredibili” utili solo alla “campagna elettorale”. Lo ha detto Ettore Rosato a Porta Porta. Una chiusura sulla quale è intervenuto Alfredo D’Attorre di Leu: “Però così si spingono i 5 Stelle verso la Lega. Va aperto un confronto e sono convinto che il tema non potrà non interessare anche il Pd”.
“Nelle prossime ore si capirà cosa fare”, dice il suo staff che utilizza ancora la cautela, ma dall’altra parte non ha dubbi sul fatto che a loro dovrà essere dato l’incarico per formare il nuovo governo. In queste ore si sta ragionando sui vari scenari e quindi su quale strada far prendere a questo Movimento che, come lo definisce il candidato premier, è “rappresentativo dell’intera nazione. Questo risultato ci proietta inevitabilmente verso il governo dell’Italia”.
Ma con chi? Nessuna forza politica, neanche M5S da sola ha ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera o al Senato. Nelle stanze riservate allo stato maggiore grillino una tv è accesa su Matteo Salvini e un occhio è alle agenzie per capire cosa farà Matteo Renzi.
Quando trapela la notizia che il segretario del Pd ha lasciato la guida del partito, per M5S sembra fatta. “L’abbiamo biodegradato”, avrebbe detto infatti Beppe Grillo secondo l’Adnkronos.
Ed è ciò a cui ambisce Di Maio: a un Pd senza Renzi per discutere dei temi e formare il nuovo esecutivo. Poi però arriva la frenata dei dem. Le voci si intrecciano tra scenari e smentite, dunque anche M5S è di nuovo cauto: “Aspettiamo oggi pomeriggio. Luigi per adesso non parlerà più”, viene spiegato.
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Toni prudenti ben diversi da quelli che Alessandro Di Battista usa su Twitter…
I temi su cui punta M5s per trovare l’intesa non sono stati scelti a caso. Guardano soprattutto a sinistra, al Pd, ma non chiudono a destra: povertà, tagli agli sprechi, immigrazione e sicurezza, lavoro, tasse e sviluppo economico per le imprese.
“Abbiamo ascoltato cosa ha detto Salvini, e…”, aprono le braccia al comitato elettorale di Di Maio. Per adesso il segretario leghista ha sbarrato la porta a un’alleanza con M5S (“Non cambio squadra, voglio guidare un governo di centrodestra”), ma in fondo anche i grillini non ci pensano davvero, scalpitando invece per sapere cosa farà il Nazareno.
Con eleganza e strategia Di Maio non nomina il Pd, non lo attacca e non infierisce. Dice che è pronto al dialogo con tutti, ma dietro quel “tutti” ci sono soprattutto i dem. Guai a parlare di alleanze davanti ai microfoni ma solo di confronto sul programma. Perché oltre a una questione esterna, M5s ne ha una interna: calibrare il partito in un eventuale accordo con un’altra formazione politica…L’orizzonte è ora l’elezione dei presidenti delle due Camere.
…La soluzione più facile è un governo dei due vincitori: Di Maio e Salvini.
Ma sarebbe anche un suicidio: il grosso del gruppo parlamentare pentastellato viene dal Centro-Sud, difficilmente compatibile con gli sfasciacarrozze nordisti.
La soluzione più difficile, ma anche più auspicabile, è un governo 5Stelle-centrosinistra con la parte antirenziana del Pd e LeU (la stessa area culturale da cui provengono tutti gli aspiranti ministri annunciati da Di Maio).
Si dirà: ormai il Pd è il PdR, il Partito di Renzi. Ma siamo certi che, dopo questa scoppola, lo sia ancora per molto?
Di Maio ha in tasca una carta formidabile, se sa giocarsela bene: senza di lui non si fanno governi; Mattarella tutto vuole fuorché tornare alle urne con la stessa legge elettorale; in Parlamento chi ha appena arraffato una poltrona tutto desidera fuorché rimetterla in discussione tornando al voto, col rischio di perderla al prossimo giro; se si ripiomba nelle urne per il no di tutti partiti a Di Maio, i 5Stelle la prossima volta possono arrivare al 40%.
Forse nel Pd gli Orlando, i Cuperlo, gli Zingaretti e magari anche Letta e Prodi potrebbero comprendere la convenienza di ciò che Emiliano e Bersani propongono da tempi non sospetti: rottamare il sedicente Rottamatore e lavorare a un nuovo centrosinistra insieme a LeU sulle macerie lasciate da Renzi e intanto dare il via libera a un governo di scopo e di cambiamento su pochi punti: legge elettorale, riforme sociali – dal reddito di cittadinanza per chi cerca lavoro alle maggiori tutele per chi lavora alla riforma della Fornero per chi va in pensione -, lotta all’ evasione e alla corruzione, opere pubbliche utili ad alta occupazione al posto di quelle inutili, costose e a bassa occupazione.
Il risultato può essere multiplo (in molti sensi…). Ma sempre intorno ad un’unica variabile (ricorrente: cioè il conflitto sezionale può essere amplificato fino alla guerra civile; e tanto più profondo è il conflitto sezionale prescelto tatticamente, tanto maggiori sono i guadagni delle potenze estere che spingono verso tale scenario):
Fonte: http://orizzonte48.blogspot.it/2018/03/dove-la-vittoriaiddio-la-creo-non.html
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